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29 Gennaio 2016 - 10:25
Con la nomina dei tre 'saggi' entra nel vivo la corsa alla prossima presidenza di Confindustria, con la sua fase più delicata: l'ultima calibratura degli equilibri ed il vaglio delle candidature. Le diplomazie sono intensamente al lavoro dietro le quinte. In pubblico, invece, le bocche restano cucite: ci si appella al regolamento che avrebbe dovuto frenare i primi e forse prematuri annunci. Intanto è dall'Emilia Romagna che è in fermento dopo la mossa pubblica del bolognese Alberto Vacchi, ed è spaccata tra più ipotesi di contro-candidature, che potrebbe partire il tentativo di mettere in gioco un nome che possa ricompattare il consenso: i riflettori sono puntati su Gaetano Maccaferri.
Sono estremamente cauti i big, a partire dal past president Luca Cordero di Montezemolo e dal presidente di Assolombarda Gianfelice Rocca, entrambi 'collocati' da rumors e indiscrezioni dietro le quinte della candidatura di Alberto Vacchi.
Montezemolo ne parla per la prima volta pubblicamente, e dice che non è così: "Da questa partita resto 5 metri indietro"; poi scherza: "Sto pensando di ricandidarmi io".
Rocca invece dice: "Come Assolombarda abbiamo espresso che" il prossimo presidente "venga dal manifatturiero. Quando vedremo i nomi prenderemo una decisione".
Appare invece confermata in Lombardia la disponibilità a scendere in campo dell'industriale bresciano Marco Bonometti come 'contromossa' dopo la candidatura di Vacchi che ha diviso gli industriali lombardi. Bonometti (che non avrebbe accettato di deporre le armi in cambio di una vicepresidenza, raccontano i rumors) non conferma e non smentisce: "Al momento non parlo.
Rispetto le regole, non posso esprimermi prima di martedì" quando Confindustria Lombardia si esprimerà ufficialmente.
In Lombardia è ancora guerra fredda come in Emilia Romagna dove, dopo Vacchi, si attende che sciolga la sua riserva Fabio Storchi (spinto a candidarsi da Federmeccanica) e ricorrono i nomi di Lisa Ferrarini e Guido Ottolenghi; Clima che potrebbe spianare la strada a Gaetano Maccaferri, che al momento resta a guardare ma - scommettono in tanti - scaldando i motori.
La prossima settimana sarà anche la componente della Piccola Industria a esprimere una sua candidatura. E restano attese le mosse di Aurelio Regina e Vincenzo Boccia.
Con la nomina dei tre saggi si entra nel vivo. Il marchigiano Adolfo Guzzini, il piemontese Giorgio Marsiaj ed il campano Luca Moschini avranno il delicato compito di ricevere le candidature e di accertarne i requisiti di compatibilità con i valori associativi, di far emergere "possibili alternative autorevoli" dalle consultazioni, quindi di selezionare i candidati verificando il sostegno su cui possono contare.
Solo chi dalla verifica dei saggi risulterà avere almeno il 20% del consenso del sistema di rappresentanza degli industriali (pari a circa 290 dei voti in assemblea) potrà andare al voto per la designazione. Il 17 marzo un consiglio generale straordinario degli industriali ascolterà il programma dei candidati che avranno superato la scrematura, poi si riunirà ancora entro la fine dello stesso mese per designare il futuro presidente. Anche a quel punto la corsa non sarà chiusa: il presidente designato presenterà programma e squadra il 28 aprile e andrà poi, il 25 maggio, al voto finale della riunione privata dell'assemblea di Confindustria.
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