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22 Dicembre 2015 - 17:51
SCHIRRIPA Rocco
"Io non ne ho parlato più con nessuno". La frase, intercettata dagli investigatori, è stata pronunciata da Rocco Schirripa, arrestato per l'omicidio del procuratore Bruno Caccia, in una conversazione con il cognato di Domenico Belfiore, Placido Barresi, che fu assolto dall'accusa.
Di fronte alla preoccupazione di Schirripa per le lettere anonime inviate dalla Squadra mobile di Torino, Barresi ha detto: "Ti sei fatto 30 anni tranquillo, fattene altri 30 tranquillo".
Le intercettazioni sono state effettuate nei mesi scorsi, scrive il gip, "ricorrendo alle più recenti ed innovative tecnologie di intercettazione ambientale tramite inoculazione di virus negli smartphone". Sistemi che consentono di attivare da distanza i microfoni degli smartphone intercettati, trasformandoli quindi in registratori in grado di captare, immagazzinare e trasmettere conversazioni anche all'aria aperta, in luoghi, come il balcone di casa, ritenuti al riparo dalle microspie. Nel settembre 2015 gli agenti della Squadra mobile di Torino hanno inviato a Belfiore, Barresi e ad altre persone la lettere con l'articolo del quotidiano 'La Stampa' e la frase 'Omicidio Caccia: se parlo andate tutti alle Vallette (il carcere di Torino ndr) Esecutori: Domenico Belfiore Rocco Barca Schirripa Mandanti: Placido Barresi, Giuseppe Belfiore, Sasà Belfiore'. E da allora hanno raccolto "elementi di prova" convergenti sulla figura di Schirripa, soprannominato 'Barca'. "Sono passati 34 (...) un reato non si prescrive ma, toccando le palle, in caso di qualsiasi cosa con le generiche non ti possono dare l'ergastolo e quindi è prescritto", spiega Barresi a Schirripa, rassicurando l'uomo, che in passato non è mai stato accusato dell'omicidio del procuratore. Poi afferma, ridendo: "Ti sei fatto 30 anni tranquillo, fattene altri 30 tranquillo".
E Schirripa risponde: "Sì, ma infatti io non ne ho parlato più con nessuno". Mentre in un'altra conversazione, Barresi spiega a Schirripa che "è a protezione tua che ci stiamo preoccupando" dopo le lettere anonime inviate come 'esca' dagli investigatori.
Tra l'altro, lo scorso 21 ottobre Schirripa fu coinvolto in un'operazione antidroga a Torino ma il gip rigettò la richiesta di custodia cautelare. Un episodio accolto con sospetto da Domenico Belfiore, che ipotizzò che il 'mancato arresto' per droga del presunto killer fosse stato "volontario" per consentire di proseguire le indagini sul delitto del procuratore. "Pensare male è peccato ma ogni tanto ci si azzecca, diceva Andreotti", afferma Placido Barresi in una conversazione con Belfiore intercettata dagli agenti.
Nell'ordinanza di 108 pagine, il gip sottolinea inoltre che Schirripa "non ha manifestato alcuna resipiscenza, alcun rimorso per un omicidio così efferato, ed anzi tali stati d'animo sembrano estranei". E contesta "l'elevato, concreto ed attuale pericolo di reiterazione del reato" da parte dell'uomo "dall'elevatissima capacità criminale", che definisce "esponente di spicco della 'ndrangheta calabrese", in passato ai vertici della locale di Moncalieri (Torino). Secondo il giudice, il pericolo di reiterazione del reato emergerebbe anche da una conversazione tra Schirripa e Placido Barresi, intercettata dagli investigatori lo scorso 12 novembre, nella quale quest'ultimo alcune settimane dopo aver ricevuto la lettera anonima - utilizzata dagli inquirenti per sondare le loro reazioni - "manifesta preoccupazione per la presenza di persone a cui Schirripa ha confidato di aver partecipato all'omicidio Caccia e ipotizza l'opportunità di eliminare tali fonti di pericolo". "Se io lo individuo è una cosa che mi sbrigo io (...) e me lo tolgo dai piedi", afferma Barresi. E Schirripa risponde: "Ma tu vedi di individuarlo che poi (...) non ti preoccupare".
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