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22 Dicembre 2015 - 09:44
L'inchiesta 'Aemilia' regge al vaglio dell'udienza preliminare. Il Gup Francesca Zavaglia ha infatti disposto il rinvio a giudizio per 147 imputati, pronunciando sentenza di non luogo a procedere solo per due posizioni minori. E' una prima conferma processuale per la Dda di Bologna che con i Pm Marco Mescolini e Beatrice Ronchi ha coordinato la più grande indagine di 'Ndrangheta nella storia dell'Emilia-Romagna, con 117 arresti scattati a fine gennaio, 54 persone accusate di associazione a delinquere di tipo mafioso e 239 richieste di rinvio a giudizio, arrivate in estate.
L'inizio del dibattimento, che vedrà imputato tra gli altri anche l'ex calciatore della Nazionale e della Juventus Vincenzo Iaquinta, in una posizione non principale, è stato fissato per il 23 marzo in tribunale a Reggio Emilia, dove ancora deve essere allestita una struttura idonea a contenere il numero di imputati e a garantire misure di sicurezza. Ma il 'grosso' della partita contro l'organizzazione 'ndranghetistica che, nell'ipotesi della Procura, seppur legata alla famiglia Grande Aracri di Cutro, agiva in Emilia con una propria forza autonoma e localizzata, si giocherà ancora una volta nell'aula speciale realizzata in un padiglione della Fiera di Bologna, a partire dall'11 gennaio: tra i 71 imputati che hanno chiesto il rito abbreviato - che prevede il giudizio allo stato degli atti, con la riduzione di un terzo dell'eventuale pena - ci sono infatti quasi tutti i capi del sodalizio, come Nicolino Sarcone o Alfonso Diletto, al 41bis, c'è Nicolino Grande Aracri, ritenuto il leader della Cosca, che nel procedimento emiliano non risponde però del reato associativo.
Ci saranno inoltre i politici accusati di essere concorrenti esterni, come il reggiano Giuseppe Pagliani, il parmigiano Giovanni Paolo Bernini, o la consulente fiscale bolognese Roberta Tattini. Sempre il Gup si pronuncerà inoltre su 19 accordi di patteggiamenti attorno ai due anni.
Tra chi ha scelto di farsi giudicare con il rito ordinario, c'è Iaquinta, appunto, che risponde in concorso col padre Giuseppe di aver violato le leggi sulle armi, con l'aggravante di averlo fatto per agevolare l'associazione di tipo mafioso.
Tra i 'promotori' del sodalizio mandati a processo c'è il solo Michele Bolognino, mentre tra i rinviati ci sono imprenditori come Augusto Bianchini, Gino Gibertini, Palmo e Giuseppe Vertinelli; e 'organizzatori' dell'associazione, come Gaetano Blasco e Antonio Valerio, intercettati mentre al telefono ridevano delle scosse del Sisma del 2012.
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