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ROMA. Eutanasia. Militante radicale va a morire in Svizzera. E' di nuovo polemica

ROMA. Eutanasia. Militante radicale va a morire in Svizzera. E' di nuovo polemica
Nove anni dopo la morte di Piergiorgio Welby, gravemente malato e che ottenne il distacco del respiratore che lo teneva in vita, la storia si ripete, ma con un copione diverso: Dominique Velati, militante radicale e malata terminale, ha smesso di vivere, per sua volontà, lo scorso 16 dicembre. Lo ha fatto a Berna, in Svizzera, grazie ad un suicidio assistito e ad aiutarla a realizzare il proprio progetto, fornendole anche un supporto economico per le spese di viaggio, anche in questo caso sono stati i radicali. L'esponente Radicale Marco Cappato si è autodenunciato ai Carabinieri per questo atto di ''disobbedienza civile'.
Un atto così commentato dal ministro della Salute, Beatrice Lorenzin: ''Io penso che, e questo lo dico non tanto come ministro ma come persona, bisognerebbe aiutare queste persone a vivere e aiutarle a trovare nella vita, anche nella malattia, la propria dignità, la speranza. Spesso parliamo di persone abbandonate, sole, e questo forse è uno degli aspetti più tragici della malattia". Per i Radicali, invece, il suicidio assistito, laddove vi siano i requisiti, è un diritto dei cittadini. Da qui l'atto di disobbedienza civile. Secondo gli articoli 579 e 580 del Codice penale, infatti, chi agevola l'esecuzione di un suicidio, in ''qualsiasi modo'', è punibile in Italia con la reclusione fino a 12 anni. L'obiettivo, ha spiegato Cappato in una conferenza stampa, ''è richiamare il Parlamento ad assumersi le proprie responsabilità, mettendo in discussione la proposta di legge pro eutanasia da noi depositata già nel 2013''. In attesa che ciò avvenga, Cappato ha annunciato la costituzione dell'associazione 'Sos eutanasia', con apposito conto presso una sede bancaria, che raccoglierà pubblicamente fondi ed aiuterà economicamente per le spese di viaggio i malati terminali che lo vorranno al fine di ottenere l'eutanasia in Svizzera. Un atto simbolico - dal momento che il costo per l'intero iter è di oltre 12mila euro - che si configura come reato: ''Andremo avanti, aiutando quanti lo chiederanno, fino a quando non ci fermeranno o il Parlamento affronterà la questione del fine-vita'', ha assicurato Cappato. La prima a ricevere questo tipo di assistenza è stata appunto Dominique che, in un video realizzato poco prima della sua partenza il 14 dicembre, spiega così la sua decisione: ''Ho scelto di andare in Svizzera perchè in Italia non c'è una legge sull'eutanasia. il più grande freno sono gli stessi cittadini, che si autolimitano nell'affermare un proprio diritto. Non temo le critiche, ma se il mio gesto farà ragionare e pensare, ciò sarà positivo. Per questo ho reso pubblica la mia decisione''. E proprio per volontà di Dominique, la notizia della sua morte è stata resa nota solo oggi. Nel video compare anche Emma Bonino che saluta Dominique: ''La tua scelta libera e consapevole - le dice - è per noi un rinnovato impegno affinchè la possibilità di morire in dignità possa diventare un diritto per tutti gli italiani''.
Parlano di ''diritto'' anche la segretaria dell'Associazione Luca Coscioni, Filomena Gallo, e Mina Welby: ''Mio marito Piergiorgio - ha detto - voleva morire a casa sua, senza dover espatriare. Questa sua volontà e testimonianza è quella che intendo portare avanti''. I Radicali si dicono dunque decisi a rompere il muro si di inerzia che 'avvolge' il tema eutanasia, anche con azioni politiche: ''Presenteremo un'interrogazione parlamentare - ha annunciato la segretaria dei Radicali Rita Bernardini - per chiedere spiegazioni pure sul comportamento e la mancata azione delle forze dell'ordine''.   In Svizzera 200 italiani l'anno per 'dolce morte' Sono oltre 200, secondo ultime stime, gli italiani che ogni anno 'emigrano' in Svizzera per ottenere la 'dolce morte', ovvero il suicidio assistito, anche se sul fenomeno non esistono statistiche ufficiali. Il trend però, come rilevano i Radicali - che oggi si sono autodenunciati per aver aiutato l'italiana Dominique Velati ad ottenere l'eutanasia a Berna - è in crescita. Un diritto negato, afferma l'esponente Radicale Marco Cappato, che vede ''il silenzio colpevole delle Istituzioni: giace infatti in Parlamento dal settembre 2013 la proposta di legge di iniziativa popolare da noi depositata e che chiede appunto la legalizzazione dell'eutanasia per i malati terminali che vogliano farvi ricorso''. Una proposta di legge, ha sottolineato, ''corredata da 67.000 firme, ma le adesioni sono arrivate oggi ad oltre 105.000 e sono 220 i parlamentari favorevoli''. Dal 2013, però, nulla è accaduto: ''La nostra proposta di legge - chiarisce Cappato - chiede l'eutanasia legale per casi precisi, ovvero in caso di malattia incurabile con una aspettativa di vita minore di 18 mesi. Il Parlamento deve almeno discuterne''. E che la questione del fine-vita sia molto sentita in Italia, rilevano i Radicali, è dimostrato anche dal fatto che sarebbero almeno 20mila i casi di eutanasia cosiddetta 'clandestina' negli ospedali, mentre circa mille sarebbero i suicidi in Italia ogni anno tra i malati terminali.
Solo nelle ultime settimane, ha affermato Cappato, ''sono almeno 90 le richieste che abbiamo ricevuto da parte di cittadini che vogliono ottenere il suicidio assistito in Svizzera''. La richiesta di eutanasia deve però rispondere a precisi requisiti e c'è una selezione molto attenta, nel rispetto della legge Svizzera, dei malati. Peraltro, sempre secondo stime delle associazioni pro eutanasia, circa il 40% di coloro che arrivano ai colloqui con gli specialisti poi ci ripensa e solo un terzo di chi ha avuto l'ok arriva fino in fondo. Una scelta difficile ma, sottolineano i Radicali, è giusto avere la possibilità di scegliere.
''Mi auguro - conclude Cappato - che sia il Parlamento a interrompere la nostra azione di supporto ai malati che chiedono il suicidio assistito in Svizzera, mettendo finalmente in discussione la proposta di legge di iniziativa popolare. In caso contrario, spero che potremo difendere davanti al giudice il principio della libertà individuale e del diritto all'autodeterminazione''.
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