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ROMA. Ezio Mauro: "Mi mancherà l'adrenalina della notizia"

ROMA. Ezio Mauro: "Mi mancherà l'adrenalina della notizia"

EZIO MAURO

E' stata la moglie la prima persona a cui Ezio Mauro ha rivelato la sua intenzione di lasciare, dopo 20 anni, la direzione de La Repubblica. Cosa che ha annunciato a sorpresa nei giorni scorsi e che farà il prossimo 15 gennaio, il giorno del quarantesimo anno dalla fondazione. ''20 anni ammazzerebbero anche un somaro - dice con un pacato sorriso Ezio Mauro a Fabio Fazio, parlando per la prima volta della sua decisione a Che tempo che fa - ma bisogna pur mettere un punto e avere il privilegio di decidere quando metterlo fa parte della libertà che il mio gruppo mi ha sempre lasciato. Mi sembrava che la coincidenza tra i 20 anni della mia direzione e i 40 anni dalla nascita di Repubblica, fosse la congiunzione che non sarei mai stato capace di scrivere. L'idea di lasciare mi è venuta in mente questa estate in America, vedendo non la pagina ma il mondo del giornale. Ora provo sentimenti contrastanti, lavorare mi                 piace, non sento la fatica, ma penso sia cosa giusta. Passare dal pieno al vuoto non sarà semplice''. Sulle indiscrezioni che parlano anche di un addio di Eugenio Scalfari? gli chiede Fazio: ''chi dice che Scalfari e' il fondatore si ferma ad un pezzo della storia, Scalfari e' Repubblica. Coprira' con il suo mantello anche questa transizione come ha coperto la mia''. Questi 20 anni sono coincisi con il periodo Berlusconi, un periodo finito, questo vi ha reso meno indispensabili? ''Per me non c'e' questa ragione, abbiamo fatto quella battaglia giornalistica, ma nello spazio di un giornale, fatta una battaglia di opposizione a certe anomalie, allo strapotere economico, mediatico, fatto in nome di un'idea del paese che e' l'anima di Repubblica. Un'idea che c'era prima e ci sara' dopo''. Per Ezio Mauro, ''Berlusconi ha avuto ragione su parecchie cose, poi ha governato male. Ha avuto ragione sul bipolarismo ad esempio, ha compattato il centrodestra, poi ha vinto tre volte                 le elezioni e non ha saputo governare''. Un consiglio per giovani che vogliono fare i giornalisti? ''Studiare molto e avere grande curiosita' intellettuale''. Il giorno piu' difficile in questi 20 anni?: ''il giorno del rapimento di Daniele Mastrogiacomo, non ho dubbi. Li' per la prima volta ho pensato di andarmene, se Daniele non fosse tornato me ne sarei andato''. La storia di questi 20 anni e degli altri venti, con la direzione di Eugenio Scalfari, ''sarà raccontata in 12 libri con la storia di questi 40 anni attraverso il giornale''. Anni in cui ''mi è piaciuto fare il direttore ma ho scelto questo mestiere per scrivere. Non gli editoriali che sono una risultante della giornata ma andare a vedere e poi raccontare''. Cosa non scriverebbe? ''Errori ne abbiamo fatti tanti, nulla di cui vergognarsi. Forse alcune cose di piccola cronaca, farei piu' attenzione oggi''. Cosa gli manchera' di più? ''L'adrenalina di un fatto, quando un caporedattore entra nella stanza e mi dice che e' successo qualcosa, la gente che si era messa il cappotto se lo toglie e si mette a lavorare con la coscienza di fare qualcosa di utile per il paese''. Che cosa pensa del suo successore, Mario Calabresi, che ha lavorato a Repubblica. E' stata chiesta la sua opinione? ''Io                 ho fatto 12 nomi che potevano essere candidati, c'erano i vicedirettori, c'era anche Mario Calabresi''. ''Ora gli direi di passare piu' tempo di me con i colleghi, adesso che mi sto staccando. C'e' un'anima del giornale che lui conosce perfettamente che va conservata cambiando il giornale. Linea editoriale e anima del giornale devono stare insieme, come un partito non basta guidarlo va rappresentato''. ''Per me è stata un'avventura meravigliosa, più di 7 mila numeri, passione e allegria, abbiamo sempre tenuto presenti i lettori che si sentono padroni del giornale ed hanno ragione''.
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