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ROMA. 'Colpa di comunismo', le badanti di Elisabetta Sgarbi

ROMA. 'Colpa di comunismo', le badanti di Elisabetta Sgarbi

elisabetta sgarbi

Tra documentario e fiction Elisabetta Sgarbi porta al Torino Film Festival il film in concorso per l'Italia 'Colpa di comunismo'. Un'indagine, per certi versi fredda ma anche efficace, di quello che sono le badanti, in questo caso tre romene, al di là della loro ordinaria funzione di assistenza agli anziani o di donne delle pulizie. La regista fa questa operazione seguendo il percorso di tre donne che nel ferrarese si rivolgono a privati o associazioni preposte alla ricerca di un occupazione. Si chiamano Ana (Ana Turbatu), Elena (Elena Goran) e Michaela (Michaela Istrate), quest'ultima, la più sveglia e suadente, unica ad avere una occupazione. Da qui un piccolo viaggio nella realtà italiana con quello spirito di solidarietà e, a volte 'ingenuità', che spesso caratterizza chi fa questo lavoro e trova il nostro mondo tanto incomprensibile quanto fortunato e ricco.

C'è tra di loro chi il lavoro l'ha appena perso, è morto il vecchietto da accudire, e chi è disposto a tutto per non tornare nel proprio paese dove ha figli e marito da mantenere. La Sgarbi che non nasconde di aver frequentato le badanti anche per motivi strettamente personali (è morta da poco sua madre Rina a cui è dedicato il film) ha coinvolto queste tre donne che interpretano sé stesse, contattandole in un centro di smistamento e poi le ha semplicemente seguite nel loro vivere quotidiano. E questo senza fare nulla per guidarle in un modo o nell'altro. Ne viene fuori un cinema-verità che, per eventi e conversazioni, stupisce in quanto a spontaneità.

Nella storia anche Alin (Alin Satmari), un romeno di seconda generazione, che guardando un servizio in tv sull'Unione Sovietica dice la frase che dà il titolo al film, ovvero, 'colpa di comunismo'. E questo quando ricorda che dal paese da cui proviene una volta c'era lavoro e casa per tutti anche se si guadagnava poco. Le musiche sono di Franco Battiato.

"Per ragioni personali ho avuto problemi sia con mia madre che con mio padre che ha 93 anni - dice oggi a Torino Elisabetta Sgarbi -. Così mi sono ritrovata a frequentare più di una badante e questo in un Paese in cui la popolazione invecchia sempre di più e occorrono persone che si prendano cura degli anziani. Sono andata così in un negozio di cucito ed ho avuto la curiosità di interrogare queste donne. Ho poi chiesto loro - ha aggiunto la regista - se potevo seguirle nel loro vivere ordinario e ho scoperto così un universo femminile con una storia che sembra scritta invece era del tutto vera. Volevo insomma parlare di queste persone che non vediamo mai al di là della loro funzione e che hanno una grande dignità".

Anche la frase detta da Alin, spiega la Sgarbi, "è venuta del tutto naturale mentre guardava in Tv un programma di storia su Nikita Kruscev. Ho iniziato a fare questo tipo di lavori quando Rai Cinema mi ha indicato di lavorare più sul fronte della realtà. E' nato così questo film con queste protagoniste del tutto anti-cinematografiche, ma molto vere". Elisabetta Sgarbi non replica invece, volutamente, all'attacco di Marina Berlusconi oggi su Il Foglio, riguardo la fusione tra Mondadori e Rcs e la nascita della casa editrice La nave di Teseo. Dice solo Elisabetta Sgarbi: "Fare una casa editrice in proprio era un'idea che avevo da molto tempo, ma ora non mi interessa parlarne. Voglio parlare solo di cinema".

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