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05 Novembre 2015 - 10:57
Cinque giorni di sciopero per dire no all' estensione indiscriminata dello strumento del 'processo a distanza' in tutti i casi di presenza di imputati detenuti e "senza specifica motivazione" e per chiedere invece una riforma organica del processo penale, che eviti la "spettacolarizzazione" dei giudizi, "la gogna degli arrestati e la diffusione dei materiali di indagine, prima ed al di fuori di qualsivoglia controllo processuale". A proclamare la protesta che si terrà dal 30 novembre al 4 dicembre e che sarà accompagnata il 2 dicembre da una manifestazione nazionale a Roma, l'Unione delle Camere penali, preoccupata dalla riforma dell'articolo 146 bis del codice di procedura penale attualmente all'esame del Parlamento.
L'Ucpi invoca anche "una vera, seria ed estesa depenalizzazione che consenta di riservare al dibattimento la dignità che gli spetta all'interno del 'giusto processo'". Mentre contrasta "disegni di riforma volti, anche attraverso la limitazione delle impugnazioni, alla sostanziale vanificazione dell'istituto della prescrizione e la conseguente caduta dell'unico strumento capace di limitare la irragionevole durata dei processi". Va poi predisposta una "seria e radicale riforma del Csm", con "nuove regole che limitino in maniera rigorosa il passaggio dalla magistratura alla politica, e dalla magistratura all'amministrazione", operando un "profondo riassetto ordinamentale che preveda una separazione della carriera del giudice, da quella dei magistrati requirenti, quale inderogabile presupposto della sua Terzietà". Occorre infine "provvedere alla razionalizzazione ed alla nuova dislocazione di risorse al fine di rimediare con urgenza alle situazioni di collasso degli Uffici Giudiziari nei quali la mancanza dei minimi supporti organizzativi e materiali finisce con il costituire un gravissimo danno nei confronti di tutti i cittadini ed un inammissibile vulnus allo stesso diritto di difesa ed alla dignità della funzione difensiva".
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