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30 Ottobre 2015 - 10:43
immigrati
Una norma per costringere "anche con l'uso della forza" i migranti che arrivano in Italia ad essere identificati. La sta mettendo a punto il Governo secondo quanto annunciato dal prefetto Giovanni Pinto, capo della Direzione Immigrazione e polizia delle frontiere, in audizione alla Commissione migranti. A spiegarne la ratio, un dato: sui 140mila stranieri sbarcati nel 2015, ben 40mila hanno rifiutato di sottoporsi alle procedure di fotosegnalamento.
Critico il presidente della Commissione, Gennaro Migliore, che si dice "sorpreso" dalle parole del prefetto sul'uso delle forza che "sarebbe in netta contraddizione con le posizioni emerse durante le audizioni dei rappresentanti del governo e del ministero degli Interni. Ritengo dunque - aggiunge - si tratti di una interpretazione personale del prefetto che non avrà una prospettiva di trasformazione in legge".
Il fenomeno è bene noto: siriani ed eritrei, soprattutto, non vogliono essere identificati in Italia, perchè in questo caso dovrebbero restarvi a chiedere asilo secondo quanto prevede il Regolamento di Dublino. Mentre invece loro vogliono raggiungere altri Paesi europei. Succede così che rifiutano foto e impronte e gli agenti non hanno - allo stato della normativa attuale - mezzi per forzarli all'identificazione.
"Il Piano Juncker - ha spiegato Pinto - insiste molto sulla necessità dei fotosegnalamenti e noi ci stiamo attrezzando.
Abbiamo chiesto a Frontex 10 fotosegnalatori per ogni hotspot in modo che anche loro vedano le difficoltà che i nostri operatori incontrano: ci sono migranti che si mettono in posizione fetale per evitare di essere identificati, in alcuni casi si impiegano anche 40 minuti per una identificazione. Stiamo così pensando - ha sottolineato - ad una norma che consenta l'uso della forza e che preveda anche il trattenimento per un certo periodo ai fini dell'identificazione". Peraltro, ha ricordato, "chi in passato ci ha criticato per i fotosegnalamenti 'difettosi', come la Germania, ora sta incontrando le nostre stesse difficoltà".
Oggi, ha proseguito il prefetto, "c'è una sentenza della Corte Costituzionale che già consente un uso della forza, ma essa presta il fianco a diverse interpretazioni. Noi - ha rassicurato - non siamo lì per usare la forza in modo gratuito, per spaccare le ossa, ma serve una base giuridica più netta per arrivare al fotosegnalamento, rispettando le persone".
I dati indicano un calo dell'8% degli arrivi quest'anno rispetto al 2014, "ma il fenomeno migratorio continua ad essere epocale, senza precedenti e non facile da gestire". Il prefetto ha segnalato poi il problema dei rimpatri: "quanti voli dovremmo fare per rimpatriare i 19mila nigeriani arrivati e con quali risorse? Quest'anno abbiamo fatto 70 voli e rimpatriato complessivamente 11.944 persone su 26.085 irregolari rintracciati". Nelle prossime settimane ci saranno incontri con rappresentanti di Costa d'Avorio, Gambia, Senegal e Ghana per cercare di arrivare ad intese. Pinto ha infine riferito che nel 2015 sono state presentate 68.725 richieste di asilo. Sul fronte politico si registra l'appello del presidente della Repubblica, Sergio Mattarella. "Nel nostro Paese come in tutta Europa - ha detto - abbiamo bisogno di ripristinare il senso della comunità per capire che si è sé stessi se ci si fa carico anche degli altri". La presidente della Camera Laura Boldrini ha espresso dispiacere per il fatto che "un Paese come l'Ungheria pensi di risolvere la questione della immigrazione con un muro. E' penoso pensare che quella sia la soluzione". Il ministro dell'Interno, Angelino Alfano, da parte sua, ha difeso il sistema della relocation che però finora si è limitato ad una novantina di profughi trasferiti in altri Paesi. "E' chiaro - ha rilevato - che nei prossimi mesi i numeri dovranno essere più grandi, ma siamo in rodaggio". E comunque, ha aggiunto, se gli altri paesi "non manterranno gli impegni nei nostri confronti, noi non siamo obbligati a rispettare gli accordi sugli hot spot".
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