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26 Settembre 2015 - 10:45
Cibo, moda e arredamento: è su questi tre settori che si concentra il X Forum giovani imprenditori di FederAlimentare, 'The italian experience - Where food meets fashion and furniture', tenutosi oggi a Expo.
All'evento hanno partecipato, fra gli altri, il presidente dei Giovani industriali di FederAlimentare, Francesco Divella, il presidente di FederAlimentare, Luigi Scordamaglia, e il viceministro dello Sviluppo economico Carlo Calenda. "Food, fashion e furniture sono i settori trainanti del made in Italy nel mondo - ha spiegato Divella -. E su questi dobbiamo puntare, in un momento favorevole per l'export italiano". I dati forniti da FederAlimentare sull'export del Food, per il primo semestre del 2015, sono infatti molto incoraggianti, con un aumento del 7,3% sullo stesso periodo del 2014, a fronte di un 5% dell'export complessivo del Paese. Un risultato che nasce dalla vocazione all'innovazione del settore: "anche durante la crisi - ha spiegato Divella - non abbiamo mai smesso di puntare sulla qualità. L'industria alimentare investe ogni anno 10 miliardi di euro, l'8% del fatturato, in ricerca e sviluppo, e l'1,8% in innovazione di processo e prodotto. Il saper fare che il mondo riconosce all'alimentare italiano nasce da un sapere tradizionale che continua a guardare al futuro. Noi giovani imprenditori sappiamo che sarà questa la chiave per competere nel mercato globale". Gli Stati Uniti si sono attestati come secondo sbocco principale dopo la Germania, grazie a un aumento del 23,5%, dovuto anche alla scelta del 'Piano Calenda' di puntare proprio su questo mercato dal 2014. La crisi cinese non ha intaccato l'export italiano, cresciuto del 27,9%. La Russia, per via dell'embargo, ha invece registrato un calo del 38%. Il passo successivo, in questo quadro favorevole, è "rimuovere le barriere non tariffarie che ostacolano l'esportazione dei nostri prodotti su certi mercati - ha spiegato Scordamaglia -. Inoltre bisogna comunicare, la comunicazione ai consumatori di quei mercati è fondamentale perché capiscano che c'è una differenza sostanziale tra il Parmesan del Wisconsin e il Parmigiano Reggiano". Le aziende agroalimentari italiane devono inoltre "aggregarsi in forme diverse: piattaforme distributive, accordi commerciali, consorzi - ha aggiunto - perché senza le dimensioni non si arriva sui mercati che crescono". Nel corso del forum sono state presentate nove startup italiane che operano nel settore dell'alimentare, declinandosi poi o nel campo della moda o in quello dell'arredamento. Tra queste 'Italiana Vera', che produce passate di pomodoro unendo i metodi tradizionali della preparazione all'eleganza del packaging; 'Orange Fiber', che ricava tessuti dagli scarti della lavorazione delle arance; 'Mycoplast', che coltiva funghi in laboratorio per produrre un materiale innovativo per oggetti di design; e 'Mamma M'ama', che produce pappe biologiche per neonati; e 'Vineaway', che permette di noleggiare un vitigno, monitorare tutto il processo produttivo via internet, e ricevere le bottiglie di vino a casa.
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