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17 Luglio 2015 - 10:36
consiglio regionale
"C'è un'intesa" tra Stato, Regioni ed Enti locali sul decreto che stabilisce i criteri per la mobilità dei dipendenti delle ex province, ma è "subordinata a due correzioni" proposte da Comuni e Regioni. E' quanto è emerso a margine della Conferenza Unificata sulla vicenda che interessa migliaia di lavoratori, in totale dovrebbero essere circa 20 mila, da "ricollocare" dopo la decisione di ridurre e rimodulare le province italiane. Un percorso complesso che si sta cercando di portare a compimento da mesi.
Riguardo alle due "correzioni" emerse oggi sull'accordo, il sottosegretario alla Pubblica Amministrazione, Angelo Rughetti ha spiegato ai giornalisti che il governo si è preso il "tempo di valutarle, nel frattempo partono i 30 giorni perché diventi valida" l'intesa raggiunta.
"Le Regioni - ha spiegato Rughetti - chiedono l'esclusione del comparto sanità dalle procedure di mobilità del personale delle province. I Comuni,invece, hanno proposto di privilegiare i vincitori di concorso rispetto ai dipendenti delle Province".
"La nostra priorità - ha comunque puntualizzato il sottosegretario - è di ricollocare il personale delle Province.
Abbiamo chiesto a tutti di farsi carico di questa cosa, la valuteremo tutti insieme".
"I vincitori di concorso - ha affermato da parte sua il sindaco di Lecce, Paolo Perrone - sono posti sullo stesso livello dei dipendenti delle Province. Se il governo decide che è impossibile, l'intesa non c'è".
"Apprezziamo il lavoro svolto dal Dipartimento della Funzione pubblica sul decreto per la mobilità dei dipendenti, che ha accolto le nostre osservazioni, ma non possiamo nasconderci che stiamo già scontando almeno sei mesi di ritardo", ha detto il Vice Presidente dell'Upi, Carlo Riva Vercellotti, al termine della Conferenza Unificata, dove l'Upi ha dato l'intesa al decreto che disciplina i criteri per la mobilità dei 20mila dipendenti delle Province, in attuazione della Legge di stabilità 2015.
"Lo aspettavamo entro marzo - ha aggiunto Vercellotti - adesso non ci sono altri alibi: ognuno faccia la propria parte, senza ulteriori ritardi per tutelare i lavoratori e i servizi ai cittadini. Ricordiamo che dal primo gennaio ad oggi, nonostante le indicazioni della legge di stabilità, i costi di questo personale sono rimasti in carico alle Province, contribuendo a causare quelle criticità che stanno mettendo a rischio gli equilibri finanziari degli enti".
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