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ROMA. Mamme che abbandonano bimbi, 4 su 10 sono italiane

ROMA. Mamme che abbandonano bimbi, 4 su 10 sono italiane

Abbandonati in ospedale, alla nascita, da mamme spesso 'fragili', in quattro casi su dieci italiane. Accade a circa 400 bimbi ogni anno, che finiscono poi in adozione, ma molti altri muoiono e senza passare per le cronache dei giornali. A fare il punto sul fenomeno del parto anonimo è la Società Italiana di Neonatologia (Sin) che, in collaborazione con il progetto 'Ninna ho', ha presentato un'indagine per individuare le donne 'a rischio' e per diffondere la conoscenza delle culle salvavita, riedizione tecnologica delle ruote degli esposti, in grado di scaldare il bimbo.

Disagio psichico e sociale nel 37% dei casi, la paura di perdere il lavoro in quasi il 20% e il terrore di essere espulse o di dover crescere un figlio da sole in un Paese straniero nel 12% dei casi. Questi i principali problemi che si nascondono dietro la decisione di alcune mamme di rinunciare al proprio bambino, non riconoscendolo alla nascita. Un fenomeno "sicuramente più ampio di ciò che emerge dai fatti di cronaca", commenta Costantino Romagnoli, presidente della Società Italiana di Neonatologia (Sin). "Secondo il Tribunale minorile - prosegue - su 550.000 bambini nati ogni anni circa 400 non vengono riconosciuti, pari allo 0,07%. Ma quelli di cui siamo a conoscenza sono i casi di bimbi che sopravvivono all'abbandono.

Non sappiamo quante tragedie di questo tipo avvengono senza che possiamo evitarlo". L'indagine è stata condotta tra luglio 2013 e giugno 2014 nei 70 punti nascita (sui circa 500 presenti in Italia) che hanno risposto al questionario Sin. "Su questo campione, il parto anonimo ha riguardato 56 neonati su un totale di 80.060 bambini nati, proporzione che rispecchia la media italiana. La maggior parte dei non riconoscimenti avviene in Italia Centrale e Settentrionale con rispettivamente 26 e 25 casi". Lo sottolinea Giovanni Rebay, partner del network KPMG, promotore del progetto 'Ninna ho'(www.ninnaho.org) insieme alla Fondazione Francesca Rava. Nel 62,5% dei casi si tratta di donne straniere, soprattutto provenienti dall'Europa dell'Est, in genere hanno una scolarità medio-bassa (32%) ed età compresa tra i 18 e i 30 anni (48,2%). Spesso non si sono affidate a nessun servizio di sostegno (32,1%) e vanno a partorire in città diverse da quella in cui risiedono (84,5% dei casi). Come salvare questi bimbi? "Facendo conoscere alle donne in difficoltà la possibilità, consentita dalla legge, di partorire in anonimato", spiega Mariavittoria Rava, presidente della Fondazione Francesca Rava, "e la possibilità di lasciare i figli in apposite culle termiche salvavita. Qui rimarranno al caldo e verranno immediatamente presi in carico". Da Aosta a Palermo passando per Napoli, ne sono presenti 47 in Italia, sparse presso ospedali, parrocchie e associazioni. "Ci è capitato anche - ricorda Piermichele Paolillo, primario di Neonatologia del Policlinico Casilino di Roma - di trovare bambini molto curati, magari allattati al seno fino a poco prima. Questo ci ha fatto pensare alle problematiche che ci sono dietro questa tragica scelta. Ci sono madri che abbandonano i figli per dargli un futuro migliore". Fondamentale, inoltre, secondo Serena Battilomo, direttore ufficio Salute della Donna e dell'Età evolutiva del Ministero della Salute, "è offrire aiuto psicologico a queste mamme 'fragili' anche attraverso un maggior collegamento con i consultori famigliari. Molto spesso infatti, dietro questi abbandoni ci sono situazioni di grande sofferenza collegate a maltrattamenti che le donne non denunciano".

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