I ballottaggi delle Comunali spiazzano analisti e partiti: diversamente dalle aspettative la possibilità data agli elettori di decidere il sindaco della propria città, non spinge alla partecipazione. Anche in questa tornata oltre la metà degli elettori rimane a casa, diversamente da quanto accaduto nei ballottaggi di precedenti comunali. Un ballottaggio che, alla luce di quello introdotto a livello nazionale nell'Italicum, ha spinto diversi esponenti politici del centrosinistra e della minoranza Pd a chiedere un ritocco dell'Italicum, mentre altri che prima vi si erano opposti sono ora convinti della sua validità, specie in M5s e Fi. Il primo dato che ha sorpreso è il fatto che in molte città, a cominciare da Venezia, il candidato del Pd in vantaggio nel primo turno, ha poi perso al secondo: così anche ad Arezzo, Nuoro, Matera e Porto Torres, una delle cinque città conquistate da M5s (le altre sono Venaria, Quarto, Gela e Augusta). Al secondo turno gli elettori di M5s, quando il loro candidato non era presente, sono rimasti a casa, mettendo quindi sullo stesso piano il candidato del Pd e quello di centrodestra. Viceversa gli elettori di centrodestra se al ballottaggio c'era un candidato del Pd ed uno di M5s, hanno preferito il secondo, specie laddove il candidato Dem era il sindaco uscente. Non ha quindi perso il candidato più radicale, come solitamente si sostiene; anzi si è affermato in nome del rinnovamento. Una situazione che ha spinto Luigi Di Maio, uno dei leader di M5s, ad una conversione all'Italicum, che prevede appunto il ballottaggio se nessuno supera il 40%: "con il doppio turno nazionale asfaltiamo il Pd" ha esultato, dopo che in Parlamento il Movimento si era opposto alla Riforma. Il fatto che M5s sia competitivo al secondo turno, ha spinto alcuni esponenti del centrosinistra a chiedere un ritocco dell'Italicum, con l'assegnazione del premio alla coalizione e non al partito vincente. Lo ha detto Pino Pisicchio, presidente del gruppo Misto alla Camera, Nello Formisano, di Idv, o Arturo Scotto, di Sel, e alcuni bersaniani, come Federico Fornaro. Ma lo stesso Fornaro e Giuseppe Lauricella, anch'egli della minoranza Pd, mettono in discussione il doppio turno in quanto tale. "Preoccupante e' l'incapacità di Pd e alleati - ha detto Fornaro - di attrarre nuovi voti al ballottaggio. Negli 11 capoluogo il centrosinistra riesce a malapena a confermare i voti del primo turno: 145.358 contro 145.385. Il centro-destra,invece, negli 8 ballottaggi in cui e' presente cresce da 93.018 a 130.515 voti. "L'elevato astensionismo ai ballottaggi getta un'ombra sui meccanismi di funzionamento dell'Italicum", ha chiosato il bersaniano Miguel Gotor. Sul fronte opposto molti dirigenti di FI, critici con il ballottaggio dell'Italicum, perché timorosi di essere il terzo partito, hanno rivisto il giudizio: infatti in diverse città la coalizione, unita, si è imposta. Ma i molti commenti all'insegna di "uniti si vince" (Deborah Bergamini, Renato Brunetta, Paolo Romani, Ignazio La Russa, Renato Schifani, ecc) non hanno commentato il fatto che il successo è arrivato dove c'era un candidato forte (magari civico, come a Venezia), mentre a livello nazionale è proprio questo il problema insoluto. Lo dimostra il maggior appeal delle liste civiche rispetto a Fi: a Venezia la prima ha ottenuto 24.352 voti (20,8%), Fi 4.405 consensi (3,8%).
Votano in pochi, il Pd perde Venezia e Arezzo
La maggioranza degli elettori non ha votato; il Pd perde Venezia, Arezzo, Matera e Nuoro: questi i risultati principali del voto per i ballottaggi delle elezioni comunali, che confermano la tendenza all'astensione (ha votato il 47,11%) e segnalano difficoltà per il centrosinistra. Il voto più atteso era quello di Venezia, commissariata da un anno dopo l'arresto del sindaco di centrosinistra Giorgio Orsoni per la vicenda Mose. Il Comune ha cambiato campo: Luigi Brugnaro, sostenuto dal centrodestra, ha battuto il senatore ed ex magistrato Felice Casson col 53,21% dei voti. "Da ora si lavora per la città; io sono per dare una mano a Zaia come a Renzi", ha dichiarato Brugnaro festeggiando la vittoria. Il successo del centrodestra in Veneto è stato completato dall'elezione a Rovigo del leghista Massimo Bergamin, che si è imposto con circa il 60% delle preferenze. Pd sconfitto anche a Nuoro, in modo clamoroso: il sindaco uscente Alessandro Bianchi si è fermato al 31,6%, cedendo allo sfidante Andrea Soddu (68,4%), appoggiato da quattro liste civiche con il Partito sardo d'azione. Brutte notizie per il partito del premier Matteo Renzi anche da Matera, dove l'uscente Salvatore Adduce è stato battuto da Raffaello De Ruggieri (54,5%), sostenuto da liste civiche del centrosinistra e del centrodestra. Ed anche il testa a testa ad Arezzo fra Matteo Bracciali del centrosinistra e Alessandro Ghinelli del centrodestra si è concluso con la vittoria di quest'ultimo (50,8%). Escono invece confermati i sindaci di centrosinistra a Trani, dove Amedeo Bottaro supra il 75%, ed a Macerata, dove Romano Carancini sfiora il 60%. Nelle Marche il Pd registra la sconfitta di Fermo, dove viene eletto l'ex assessore Paolo Calcinaro (69,9%), sostenuto da liste civiche. In Abruzzo a Chieti vince Umberto Di Primio del centrodestra. Le notizie migliori per il Pd arrivano dalla Lombardia, dove si impongono nettamente Mattia Palazzi (62,6%) a Mantova e Virginio Brivio (54,4%) a Lecco. Oggi urne ancora aperte in Sicilia: si vota dalle 7 alle 15. Occhi puntati su Enna, unico capoluogo siciliano al ballottaggio.
I risultati nei capoluoghi, chi vince e perde
5 a centrosinistra e 4 a centrodestra; bene civiche, LN e M5S
La tornata delle comunali si chiude con un risultato amaro per il centrosinistra, che riesce a imporsi soltanto in 5 comuni sui 17 capoluoghi andati al voto il 31 maggio e ieri, 14 giugno, vale a dire Mantova, Lecco, Macerata, Trani e Agrigento. Non va meglio (ma non si lamenta) il centrodestra, che si ferma a 4, anche se riesce a strappare al centrosinistra i comuni più significativi di queste elezioni, cioè Venezia e Arezzo, confermandosi a Chieti e Andria. Buon successo poi per le liste civiche, che si impongono a Fermo, a Matera, a Nuoro, a Vibo Valentia, a Tempio Pausania, a Sanluri e Enna. Risultato quasi di bandiera per la Lega Nord, che conquista lo scranno a Rovigo. Al di fuori dei capoluoghi una novità di rilievo è quella delle cittadine espugnate dal M5S: Porto Torres (Sassari) , Quarto (Napoli) e Venaria Reale (Torino), che sarà la prima a guida pentastellata in Piemonte, ma anche le siciliane Augusta (Siracusa) e Gela (Caltanissetta, comune, peraltro, di cui è stato sindaco il governatore Rosario Crocetta). A livello generale non si può però non sottolineare il dato dell'affluenza, che nei 78 comuni andati al voto - al netto della Sicilia, dove si è attestato al 49,9% - si è fermato a un poco incoraggiante 47,1%, del resto in linea con la partecipazione storica al secondo turno. Il risultato più pesante per il Pd, definito una vera batosta dai più critici sulla gestione Renzi, è naturalmente Venezia, dove il neoinquilino di Ca' Farsetti, l'imprenditore Luigi Brugnaro, ha battuto l'ex pm Felice Casson con il 53,2% dei voti. Inutile dire, come è già stato fatto, che sulla scelta del primo cittadino della città lagunare ha gravato lo scandalo per le tangenti per il Mose e l'arresto del sindaco Giorgio Orsoni del 4 giugno dell'anno scorso. Un segnale in questo senso può essere, ancora una volta, il dato sull'affluenza, significativamente fermo al 49%, rispetto al 59,8 del primo turno, ma è evidente che il risultato di Venezia sarà al centro nei prossimi giorni di disamine che per forza di cose tireranno in ballo l'attuale inquilino di Palazzo Chigi. Con la vittoria a Mantova (Mattia Palazzi) il centrosinistra è riuscito a strappare la città lombarda alla precedente gestione di centrodestra grazie a un lista che ha incluso Pd, Sel, Lista Palazzi 2015 e Popolari per Mantova. Una vittoria larga, conseguita con il 62,56% dei suffragi. Nessun cambio di colore a Lecco, dove il sindaco uscente Virginio Brivio è riuscito a spuntarla ancora grazie con il 54,3% dei voti. Modalità simili a Macerata, grazie a Romano Carancini (Pd), a capo di una coalizione composta anche da Udc, Idv e liste civiche, che ha ottenuto il 59,1% dei consensi (quasi 20 punti percentuali in più rispetto al primo turno). Operazione più complessa a Trani, grazie a Amedeo Bottaro del centrosinistra che ha strappato lo scranno da sindaco al centrodestra con un plateale 75,8%. Infine Agrigento, comune confermato al centrosinistra già al primo turno, con Calogero Firetto che si è imposto con il 59%. Altra vittoria significative per il centrodestra è Matera, città che veniva da una gestione di centrosinistra con Salvatore Adduce, che questa volta ha dovuto inchinarsi a Raffaello De Ruggieri (54,5%), sostenuto da liste civiche di ispirazione sia di centrodestra sia di centrosinistra. Dopo nove anni torna al centrodestra Arezzo, con Alessandro Ghinelli che ha battuto, seppur con il 50,8%, il giovane candidato di centrosinistra, il trentunenne Matteo Bracciali. Confermato a Chieti Umberto Di Primio (centrodestra) con il 55%, allo stesso modo di Nicola Giorgino (centrodestra), anch'egli confermatosi (al primo turno) alla guida di Andria. Il risultato di Rovigo sembra iscritto nell'effetto trascinamento delle regionali, stravinte dal governatore Luca Zaia: nella città veneta infatti ce l'ha fatta senza tanti problemi (60%) il candidato del Carroccio Massimo Bergamin, che continua così la tradizione di centrodestra dopo un anno di commissariamento del Comune. In questo caso sono stati molti a notare come nella regione il risultato delle comunali sia stato un secco 5 a 0 per il centrodestra (naturalmente a guida Lega Nord), com'è accaduto appunto a Castelfranco Veneto (Treviso), Lonigo (Vicenza), Portogruaro (Venezia), oltre naturalmente Venezia e Rovigo.
Commentiscrivi/Scopri i commenti
Condividi le tue opinioni su Giornale La Voce
Resta aggiornato, iscriviti alla nostra newsletter
...
Dentro la notiziaLa newsletter del giornale La Voce
LA VOCE DEL CANAVESE Reg. Tribunale di Torino n. 57 del 22/05/2007. Direttore responsabile: Liborio La Mattina. Proprietà LA VOCE SOCIETA’ COOPERATIVA. P.IVA 09594480015. Redazione: via Torino, 47 – 10034 – Chivasso (To). Tel. 0115367550 Cell. 3474431187
La società percepisce i contributi di cui al decreto legislativo 15 maggio 2017, n. 70 e della Legge Regione Piemonte n. 18 del 25/06/2008. Indicazione resa ai sensi della lettera f) del comma 2 dell’articolo 5 del medesimo decreto legislativo
Testi e foto qui pubblicati sono proprietà de LA VOCE DEL CANAVESE tutti i diritti sono riservati. L’utilizzo dei testi e delle foto on line è, senza autorizzazione scritta, vietato (legge 633/1941).
LA VOCE DEL CANAVESE ha aderito tramite la File (Federazione Italiana Liberi Editori) allo IAP – Istituto dell’Autodisciplina Pubblicitaria, accettando il Codice di Autodisciplina della Comunicazione Commerciale.