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09 Giugno 2015 - 21:53
ebola
E' la seconda 'vittoria italiana' contro il virus Ebola: dopo 28 giorni di ricovero all'Istituto nazionale per le malattie infettive Spallanzani di Roma, l'infermiere sardo di Emergency infettato in Sierra Leone è infatti guarito e verrà dimesso domani. Una battaglia contro la malattia, la sua, che si conclude dunque positivamente, proprio come nel caso del medico siciliano Fabrizio Pulvirenti, il 'caso zero' in Italia dimesso lo scorso 2 gennaio dopo 40 giorni di totale isolamento nello stesso Istituto. L'infermiere ed il medico - entrambi impegnati, ma in periodi diversi, in uno dei centri allestiti da Emergency nel Paese africano per contrastare l'avanzata dell'epidemia - sono stati infettai dal virus in Africa e poi curati in Italia. Per loro sono stati utilizzati farmaci sperimentali e applicati protocolli di isolamento precisi. L'operatore sardo è arrivato a Roma da Freetown lo scorso 7 maggio passando per Casablanca, in Marocco. Ai primi segni di febbre, si è 'autoisolato' fino alla conferma della positività al virus, una procedura che secondo gli esperti rende il rischio di contagi 'trascurabile'. Quindi, il trasferimento, con un viaggio prima da Sassari all'aeroporto di Alghero in ambulanza, poi con un C-130 dell'Aeronautica militare da Alghero a Pratica di Mare e quindi in ambulanza dallo scalo allo Spallanzani, sempre isolato in una barella ad alto biocontenimento. In un primo momento, una certa apprensione si è registrata a Sassari, dove 19 persone sono state poste in autoisolamento precauzionale per aver avuto contatti con l'infermiere. Nessuna di loro è però poi risultata positiva. E qualche momento di tensione si è anche registrato lo scorso 22 maggio, quando è stata bonificata la casa dell'infermiere a Sassari, con la rabbia degli inquilini per una decisione ritenuta tardiva. La conclusione della vicenda è stata però positiva, spegnendo le polemiche e confermando la validità dei protocolli di cura utilizzati per l'operatore, nonostante un primo peggioramento delle sue condizioni, poi rientrato. Ma se per il 'paziente due' italiano il pericolo è ormai scongiurato, non del tutto rassicurante appare ancora oggi la situazione nei paesi africani più colpiti come la Guinea. Dopo un periodo in cui i casi sono notevolmente diminuiti, infatti, si è registrata proprio in Guinea - dove l'eidemia ha avuto inizio - una nuova 'impennata' di infezioni a maggio, con ventisette nuovi casi in una settimana. Ciò, avvertono gli esperti, indica che il pericolo di nuovi focolai è ancora presente e che non bisogna dunque abbassare la guardia. Una posizione ribadita da Medici senza frontiere: il sistema sanitario globale rimane impreparato a far fronte a epidemie di massa, ha avvertito l'associazione, chiedendo ai leader dei paesi del G7 riuniti nel vertice dello scorso fine settimana a Elmau, in Germania, di impegnarsi a sviluppare un sistema di risposta alle emergenze efficace contro epidemie e crisi sanitarie internazionali.
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