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ROMA. Chiamparino si dimette dalla Conferenza delle Regioni

ROMA. Chiamparino si dimette dalla Conferenza delle Regioni

Sergio Chiamparino

Un atto formale, per adempiere agli obblighi del regolamento, ma anche un segnale politico in un momento cruciale per le riforme. Sergio Chiamparino annuncia così, in una intervista, l'intenzione di presentarsi dimissionario alla Conferenza delle Regioni. "Lo farò appena i nuovi presidenti saranno insediati", afferma il presidente Pd della Regione Piemonte, che guida l'organismo dallo scorso 31 luglio, quando venne eletto insieme al vicepresidente Stefano Caldoro. Al secondo piano del suo ufficio di piazza Castello, nel centro di Torino, Chiamparino parla del voto della scorsa settimana. "L'astensionismo non mi ha stupito ma questo non vuol dire che non mi preoccupi - osserva -, soprattutto perché affonda le proprie ragioni in un clima diffuso di critica alla politica in cui anche le Regioni, che negli ultimi tempi non hanno dato un'immagine esaltante di sé, sono finite". Non lo hanno sorpreso neanche i risultati: "Avevo previsto un 6 a 1, una certa frammentazione e qualche localismo hanno finito con il disattendere il pronostico". Non cambia, però, la necessità di "rivedere l'assetto della Conferenza delle Regioni". "Le urne non hanno di fatto modificato il rapporto tra centrodestra e centrosinistra - osserva - ma ci sono nuovi colleghi, come Emiliano in Puglia, e ci sono altri presidenti che sono stati rieletti con un ottimo risultato alle urne, come Rossi in Toscana. Credo quindi sia necessario avviare un ragionamento in base ai rapporti tra i territori, tra le Regioni del Nord e quelle del Sud, ed anche tra Centro e Regioni". "Le dimissioni - ribadisce Chiamparino - non sono dunque soltanto un atto formale, dettato dal regolamento che impone l'elezione congiunta di presidente e di vicepresidente, con Caldoro che deve essere sostituito". L'obiettivo, spiega, è quello di "avviare una discussione politica vera in una fase cruciale delle riforme istituzionali, per evitare il pendolo tra regionalismo ideologico e centralismo burocratico, una sfasatura che rischia di essere pericolosa". Sul sfondo c'è anche il bilancio del primo anno alla guida del Piemonte. "Una Regione che rischiava un disavanzo di oltre 2,5 miliardi di euro - ricorda - e che ora, grazie a un piano doloroso ma credibile, sta iniziando a pagare 1,7 miliardi di debiti pregressi, che in alcuni casi risalgono addirittura a più di dieci anni fa". Renziano della prima ora, benché in questi mesi non siano mancati gli scontri con il Governo come quello sulla Legge di Stabilità, Chiamparino sposa la filosofia del premier Renzi. "Dobbiamo smetterla con i piagnistei: invece di continuare a dire che non ci sono i soldi - conclude - credo sia arrivato il momento di tirare fuori le idee e di dire, tutti insieme, quali sono i progetti. Ci vuole coraggio".
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