"A volte mi sembra che sia inventata per dare uno stipendio a quelli dell'antimafia". L'invenzione - di cui ieri ha parlato il presidente del Palermo calcio Maurizio Zamparini in un incontro all'università del capoluogo siciliano - è la mafia. Una battuta, dice il patron rosanero, un verace friulano che frequenta la Sicilia ormai da una dozzina d'anni; una battuta fatta anni fa "all'amico Piero Grasso, quando era ancora a capo della procura antimafia", ma che nel giorno del ventitreesimo anniversario della strage di Capaci ha allarmato Maria Falcone, sorella di Giovanni: "Vorrei conoscerlo per chiedergli da quale mondo viene. Dopo tanti anni che è a Palermo non può dire certe cose. Ci fa ripiombare negli anni Settanta". Zamparini affida a una nota dell'ufficio stampa del Palermo il compito di chiarire il significato dell'accaduto: la società rosanero, si legge nel comunicato, manifesta "il dispiacere per le parole della professoressa Maria Falcone, che probabilmente non ha avuto modo di leggere la precisazione di questa mattina del presidente Maurizio Zamparini, che ha fortemente ribadito la pericolosità del fenomeno mafioso", osservando che il presidente "ha sempre agito nella sua vita personale e professionale contro ogni forma di criminalità organizzata" e sottolineando che per domani la società ha organizzato l'iniziativa "Un calcio alla mafia", in occasione della gara Palermo-Fiorentina. Lo slogan scelto per l'occasione sarà impresso sulle maglie dei giocatori nel riscaldamento pre-partita. Stamane Zamparini, dopo i primi mormorii sulla battuta di ieri, aveva spiegato che il suo intervento all'università è stato "un'esortazione agli studenti a riscoprire e vivere nei valori, prendendo come esempio Papa Francesco. A una domanda di uno studente se nella mia attività imprenditoriale avessi mai avuto fastidi o altro imputabile a sollecitazioni mafiose, ho risposto di no e ho aggiunto la frase scherzosa detta a Grasso. La mafia si mimetizza e, per chi la combatte in prima linea come Grasso, esiste, eccome".
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