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17 Maggio 2015 - 17:14
Mare
Le aree marine protette producono molto più pescato delle aree di pesca normali. Più precisamente il rapporto è di 5 a 1, con un vertiginoso aumento non solo nella quantità, ma anche nella varietà del pescato e nella sostenibilità ambientale. È questa una delle sorprese più significative emerse a Slow Fish, la manifestazione organizzata da Slow Food e Regione Liguria in collaborazione con il Ministero delle Politiche agricole alimentari e forestali, al Porto Antico di Genova fino a stasera. Altro che costo per la collettività e vincolo per i residenti, dicono gli studiosi degli ecosistemi: la tendenza positiva è confermata dagli ultimi rapporti del Ministero dell' Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare e Unioncamere e dai primi risultati del progetto FishMPABlue curato da Federparchi. A fronte di una generale riduzione di finanziamenti pubblici tra il 2011 e il 2013, il valore aggiunto prodotto all'interno delle aree protette è diminuito dello 0,6%, mentre nel resto dell'Italia la variazione negativa è stata tre volte superiore (-1,8%). L'economia del mare si compone di quasi 180.000 imprese, con una incidenza sul panorama economico nazionale del 3%. Quasi il 29% di queste aziende si concentra nelle aree marine protette, dove il loro peso rispetto al quadro totale raggiunge invece l'8%. Tutti gli studi concordano infatti nell'indicare che per rendere più sostenibile la pesca sia dal punto di vista ambientale ed ecologico che economico e sociale, la condizione necessaria sia una più alta qualità dell'ambiente marino. Un requisito che obbliga a ripensare le aree protette, i santuari e i parchi sommersi immaginando nuove strutture amministrative e nuove regole di gestione hanno detto gli studiosi a Slow Fish. Le condizioni sono migliorate infatti dove i pescatori hanno potuto dire la loro sulla gestione del mare da cui dipendono da generazioni. Ne ha immediatamente tratto beneficio l'intero ecosistema. Tra gli esempi positivi l'Area Marina Protetta delle Isole Tremiti, le cui 59 imprese costituiscono quasi il 60% di tutto il tessuto imprenditoriale dell'area.
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