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ROMA. Def: allarme Enti locali/Comuni, basta con tagli ai bilanci

Al nervosismo dei Sindaci, che ormai da giorni invocano un incontro con il governo per vederci chiaro su nuove ipotesi di tagli, ha risposto il presidente del consiglio Matteo Renzi, che ha annunciato un confronto con loro, "anche all'americana", prima di venerdì prossimo. Lo ha fatto tentando di smorzare le ansie dei primi cittadini, ribadendo che la mannaia per il 2015 non sarà più usata, ma che dal 2016 al 2018 proseguirà il percorso di revisione della spesa. Ma al di là dei toni rasserenanti del governo, più che comprensibili, l'ennesimo sasso in piccionaia sui timori espressi dal Sindaci per un'ennesima limata alle risorse, è stato in giornata l'arrivo dei dati della Cgia di Mestre, che ha evidenziato un quadro storico (dal 2011) di tagli a Enti locali e Regioni per oltre 25 miliardi. Il taglio ai Sindaci,     secondo i calcoli di Bortolussi, quest'anno dovrebbe toccare quota 8,3 miliardi e per le Province 3,7. Ma è poi                 l'illustrazione della 'filosofia' che sottende alla riduzione dei trasferimenti ad assomigliare in maniera impressionante alle visioni dei sindaci più catastrofisti. "Grazie a questi tagli - scrive la Cgia - lo Stato centrale si è dimostrato sobrio e virtuoso, scaricando il problema sugli amministratori locali che, 'obtorto collo', hanno agito sulla leva fiscale". Parole che coincidono con quelle di Guido Castelli, delegato Anci per la finanza locale, che oggi all'ANSA è tornato a spiegare: "mi sembra confermato che la formula che utilizza il premier Renzi è sempre la stessa, e cioè scaricare la macelleria sociale sui sindaci". Nel frattempo è innegabile lo stato di allarme che stanno vivendo molti sindaci italiani, soprattutto quelli delle neonate Città metropolitane. A complicare le cose è stata la distribuzione dei tagli alle Metropoli ratificata il 31 marzo in una Conferenza Stato-Città, che ha fissato, nel rispetto di quanto deciso dalla legge di stabilità, un taglio per il 2015 di quasi 260 milioni di euro. Il tutto deciso sulla base del fabbisogno standard calcolato sul 2012, quindi prima delle forti manovre intervenute nel 2013 e 2014, che peraltro hanno anche contribuito a rafforzare uno sbilanciamento nella ripartizione.
Ma il dato più allarmante riguarda le prospettive future delle città metropolitane, molte delle quali si avvierebbero - al pari di molte Province - verso il dissesto, anche per colpa dei tagli da 1 miliardo per il 2015, che si sommano a quelli previsti con logiche da spending - come il dl 95 del 2012 e il 66 del 2014 - per altri 182 milioni, a cui bisogna aggiungere gli oltre 2 miliardi di calo delle risorse deciso tra il 2012 e il 2014. E pur in una realtà così caratterizzata dai tagli molte città metropolitane, tra cui Firenze, Venezia, Napoli e Bari, hanno rispettato nel 2014 il patto di stabilità.
I Comuni segnalano poi da tempo anche il ristorno dei 625 milioni del fondo Imu/Tasi, necessario per la vita di 1.800 Municipi, anche se su questo fronte oggi il premier Renzi è sembrato dare luce verde. Nella lunga lista dei preoccupati figura anche il governatore della Toscana Enrico Rossi (Pd). "Leggo che si parla di tagli alla sanità e ai trasporti", ha affermato, e "è giusto che a fronte di una diminuzione della ricchezza non si possa aumentare le tasse", "ma dico attenzione, perché altrimenti a rischio non ci sono i Comuni o la Regione ma i servizi dei cittadini".
Nell'alveo parlamentare spicca per vis polemica l'intervento del vicepresidente della Camera Luigi Di Maio (M5S), per il quale "Renzi è arrivato a Palazzo Chigi dicendo di voler fare il Sindaco d'Italia, ma appena insediatosi al governo ha fregato tutti gli altri Sindaci, tagliandogli 8 miliardi di euro a dicembre e 2 miliardi in queste ore". Ma a spiegare in sintesi le idee di Palazzo Chigi sui Comuni pensa Yoram Gutgeld, in qualità di commissario per la spending review: "stiamo facendo un processo molto più semplice di equità", perché i costi standard garantiscono "un'allocazione più equa delle risorse".
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