I piloti, ma anche i medici e gli insegnanti. Sono queste le categorie maggiormente a rischio per la sindrome del 'burnout', ovvero una forma di forte stress lavorativo che può rivelarsi patologica. A sottolinearlo è la psicologa Paola Vinciguerra, presidente dell'Associazione Europea disturbi da Attacchi di Panico (Eurodap), rilevando come il profilo psicologico del copilota che ha provocato lo schianto dell'aereo della Germanwings presentasse probabilmente segnali riconducibili a tale stato mentale. 'Burnout' è il termine inglese traducibile come 'bruciato' o 'esaurito' che sta dunque ad indicare una sindrome da esaurimento emotivo causata appunto dallo stress lavorativo. L'esaurimento è la prima reazione allo stress prodotto da eccessive richieste di lavoro o da cambiamenti significativi, ma tale sindrome, rilevano gli esperti, è anche caratterizzata dalla dimensione del cinismo, con un atteggiamento freddo e distaccato nei confronti del lavoro e delle persone che si incontrano sul lavoro. Un atteggiamento così negativo, rileva Vinciguerra, "può compromettere seriamente il benessere di una persona, il suo equilibrio psico-fisico e la sua capacità di lavorare". Insomma, "l'altissimo livello di stress - spiega - in alcuni soggetti può diventare molto pericoloso e causare atti che potrebbero mettere in pericolo la vita di chi ne soffre e di chi gli sta accanto. Il burnout è proprio l'esito patologico dello stress al quale determinate categorie di persone sono sottoposte a causa del loro lavoro". Tra i medici oncologi ad esempio, secondo alcune stime, l'incidenza del burnout raggiungerebbe il 70%. Questo "non significa che ogni forma di forte stress possa portare a commettere atti criminali o gesti aggressivi ma il rischio concreto - afferma l'esperta - c'è, se lo stress non viene gestito". Per chi è affetto da burnout, sottolinea, "gli ambienti lavorativi perdono le caratteristiche di un luogo sicuro dove socializzare, fare squadra, conseguire risultati comuni. Al contrario si assiste a spaccature, nel tentativo di raggiungere traguardi individuali, e la tensione si accumula quotidianamente senza possibilità di soluzione". L'elemento grave, avverte la psicologa, è che "in presenza di burnout non ci troviamo di fronte a una situazione di stress momentaneo, ma siamo sempre in guerra al lavoro e anche a casa. Perché lo stress logora il fisico e la mente: per questo, soprattutto in un lavoro come quello del pilota - afferma - bisognerebbe garantire riposi adeguati, non turni massacranti perché il recupero fisico e mentale è molto difficile". Proprio questo potrebbe essere il quadro psicologico del copilota della Germanwings: "In una situazione cronica di stress le risposte comportamentali sono distruttive ed inadeguate, portando ad un circolo vizioso distruttivo e patologico che va assolutamente interrotto. Bisogna dunque imparare a gestire lo stress e ad usarlo in modo costruttivo". Per certe categorie, in primis quella dei piloti, conclude Vinciguerra, "è quindi fondamentale che si monitorizzi lo stato psicologico, cosa che non viene assolutamente fatta da protocollo, ed è anche necessario insegnare tecniche di gestione dello stress che permettano di non entrare in dimensioni psichiche patologiche".
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