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BOLOGNA. Unipol: "il Pm di Bologna non indaga", i legali chiedono avocazione

BOLOGNA. Unipol: "il Pm di Bologna non indaga", i legali chiedono avocazione

UnipolSai

Dopo più di due anni e nonostante i numerosi atti di impulso all'esercizio dell'azione penale, nessuna attività d'indagine sarebbe stata compiutamente espletata nei confronti di Unipol da parte della Procura di Bologna. E' questo il presupposto, secondo i legali di quattro clienti di Unipol Banca, gli avvocati Francesco Murgia e Sergio Calvetti del foro di Treviso, che li ha portati a depositare istanza di avocazione alla Procura generale, denunciando un "incomprensibile atteggiamento inerte", si legge nell'atto, e una "staticità" che contrasta "con la risonanza pubblica assunta dalla predetta vicenda, anche in ragione della natura collettiva dell'interesse alla tutela del risparmio, tale da innalzare il livello di completezza ed esaustività delle indagini che si rendono necessarie".
L'avocazione è istituto giuridico per cui un pubblico ministero di grado superiore fa proprie le attribuzioni demandate a quello di grado inferiore, nel caso, ad esempio, in cui il pubblico ministero non eserciti l'azione penale nei termini di legge. Ed è proprio questo che viene imputato ai Pm bolognesi dai legali trevigiani, che a gennaio 2013 chiesero per conto dei clienti di riaprire le indagini - un'inchiesta precedente era stata archiviata - su un'ipotesi di illeciti nella gestione di patrimoni privati e societari attraverso i derivati. I legali portarono a supporto della propria tesi esiti delle consulenze nei procedimenti civili e un provvedimento di Bankitalia, ravvisando oltre a reati inizialmente ipotizzati, come truffa e tentata estorsione, anche la gestione infedele, il falso in prospetto e le false comunicazioni sociali, e chiesero di fare accertamenti. Fu aperto un fascicolo e affidato al Pm Giuseppe Di Giorgio e nei mesi successivi i legali produssero tre memorie integrative, segnalando la sussistenza, a loro avviso, anche dell'associazione a delinquere. Ma la Procura di Bologna "rimaneva ingiustificatamente inerte, non compiendo alcun atto d'indagine pur a fronte delle plurime gravi condotte delittuose ravvisate dagli istanti". Così fu presentata, a gennaio 2014, una nuova istanza di riapertura delle indagini, dove si faceva riferimento anche alla fusione tra Unipol Assicurazioni e le ex società della famiglia Ligresti (Fonsai, Milano Assicurazioni e Premafin). Oltre a segnalare che su vicende apparentemente connesse a Milano e Torino erano state aperte inchieste con indagati, i legali fanno notare che a Bologna "non risulta che sia stata richiesta alcuna proroga del termine di espletamento delle indagini da parte del Pm" e che "l'unico dato che è stato posto a conoscenza degli istanti è rappresentato dalla asserita pendenza di una consulenza tecnica, il cui irragionevole protrarsi senza definizione alcuna concretizza, tuttavia, il pericolo di preclusione all'attività di indagine anche alla luce del termine ultimo di prescrizione" per alcuni reati.
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