ROMA. Eterologa: ginecologo Bilotta, "Roccella risponde a elettorato"
10 Marzo 2015 - 18:46
eterologa
La parlamentare Eugenia Roccella ''deve rispondere al suo elettorato, per essere riconfermata al suo posto. Questo spiega la sua azione''. Così il direttore della clinica Alma Res Fertility Pasquale Bilotta - dove sono nati i primi due bambini da eterologa - replica all'annuncio di Roccella di un esposto in merito al 'rimborso spese' erogato alla donatrice degli ovociti per la coppia, parlando di ''molti dubbi''. Bilotta si dice tranquillo e ribadisce che si tratta solo di ''un rimborso spese come previsto dalle norme''. ''Siamo tranquilli e aspettiamo questo esposto - ha affermato Bilotta all'ANSA -. Il punto è che l'onorevole Roccella deve rispondere al suo elettorato per poter essere riconfermata al suo posto, e non è la prima volta che intraprende delle azioni volte solo a qualificarsi verso, appunto, il suo elettorato''. Nel merito della vicenda, ha sottolineato, ''ribadisco che alla donatrice è stato dato solo un rimborso delle spese sostenute, come previsto dalle norme''. Alla clinica Alma Res Fertility, ha quindi affermato Bilotta, ''sono circa 30 le coppie in lista di attesa per l'eterologa e noi procediamo utilizzando solo ovociti 'freschi', dunque non congelati. Per questo - ha spiegato - ci siamo attivati per reclutare delle donatrici''. La clinica ha una convenzione con una università romana per l'effettuazione di controlli ginecologici alle studentesse: ''Abbiamo quindi prospettato alle studentesse la possibilità della donazione di ovociti ed alcune di loro - ha detto il ginecologo - hanno voluto intraprendere questo percorso. A spingerle è una motivazione umana e di solidarietà''. Ad ogni modo, ha aggiunto, ''il numero delle donatrici disponibili non è sufficiente a far fronte alla richiesta da parte di tante coppie''. Riferendosi quindi al problema generale della mancanza di donatrici di ovociti che sta rendendo molto difficoltoso in Italia il ricorso alla tecnica dell'eterologa, l'esperto ha sottolineato come ''questo problema si possa risolvere considerando appunto l'opzione di prevedere una sorta di 'compenso' per le donatrici che sia commisurato, ad esempio, al compenso che a tal fine è già previsto in altri Paesi europei, dalla Spagna alla Grecia, proprio per incentivare le donazioni femminili''. In Italia, al momento, ha concluso, ''non c'è una regolamentazione e ci siamo dunque attenuti alle norme vigenti'', con cui si prevede per le donatrici un rimborso per le giornate lavorative perse e per le spese così come previsto nel caso della donazione di sangue o di midollo.
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