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ROMA. Lavoro: Regioni, contrarie ad espropriazione politiche attive

ROMA. Lavoro: Regioni, contrarie ad espropriazione politiche attive
La Conferenza delle Regioni nel corso dell'audizione alla Camera sulla gestione dei servizi per il mercato del lavoro e sul ruolo degli operatori pubblici e privati, ha ribadito i problemi collegati alla profonda riforma del sistema in atto attraverso sia il riordino del sistema provinciale che per la modifica dell'assetto costituzionale.
"Occorre superare le eventuali inefficienze e l'eccessiva frammentazione nell'erogazione delle politiche attive - ha sostenuto Gianfranco Simoncini, coordinatore della materia lavoro per la Conferenza delle Regioni - ma bisogna anche dire che i Centri per l'impiego hanno finora retto, garantendo servizi nonostante la scarsa dotazione di personale. Inoltre c'è anche il rischio che l'attuale personale ai servizi per il lavoro si riduca, facendo scelte verso la formazione, vista l'indeterminatezza dell'attuale riordino. Non condividiamo pertanto un riassetto costituzionale che espropria le politiche attive allontanando questi servizi dalle esigenze del territorio".
Simoncini ha quindi evidenziato che "in Italia abbiamo un operatore ogni 250 utenti, mentre in Gran Bretagna un operatore su 19 disoccupati, un operatore su 54 utenti in Francia e uno su 28 utenti in Germania. La spesa pubblica per il sistema dei servizi per il lavoro in percentuale sul PIL è pari a 0,25% in Francia, a 0,35 % in Germania e 0,21 nel Regno Unito, mentre la percentuale dell'Italia è sullo 0,03% del Pil. Da qui l'esigenza di un forte investimento finanziario sui servizi per il lavoro che non può essere la soluzione tampone, per altro di difficile attuazione, prevista nella legge di stabilità che prevede di utilizzare l'Fse anche per il personale a tempo indeterminato".
"Le Regioni - ha spiegato Simoncini - propongono un modello di sistema nazionale del lavoro, fondato su una Agenzia nazionale per l'Occupazione e su una rete di agenzie regionali, deputate alla gestione sul territorio degli interventi di politica attiva e capaci di integrarsi con le strutture private, valorizzandone il contributo". "Non siamo quindi contrari - ribadisce Simoncini - a un organismo nazionale di coordinamento per verificare la qualità delle prestazioni regionali offerte sul territorio, ma vanno anche salvaguardati e valorizzati i sistemi regionali che hanno costruito sistemi efficienti. Insomma non vanno buttati i sistemi che funzionano insieme alle inefficienze". Il modello di governance proposto dalle Regioni è un Sistema nazionale del lavoro, basato sulla necessità di un quadro di riferimento comune a livello nazionale che può essere declinato a livello territoriale, nel rispetto dei Livelli Essenziali delle Prestazioni che devono valere, senza discriminazioni, su tutto il territorio nazionale. Il modello dovrebbe prevedere la funzione di programmazione e gestione dei servizi in capo alle Regioni che sono responsabili dell'organizzazione degli interventi sul territorio, con il coinvolgimento degli operatori pubblici e privati accreditati.
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