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BOLOGNA. Attacco Tav, caos Treni nel trentesimo della strage del rapido 904

BOLOGNA. Attacco Tav, caos Treni nel trentesimo della strage del rapido 904
Quattro roghi in altrettanti pozzetti e canaline che alloggiano impianti, vicino a una stazione della periferia di Bologna, hanno mandato in tilt il traffico ferroviario in Italia, con pesanti disagi per i viaggiatori. Sul posto c'erano due scritte 'No tav', ai lati opposti della massicciata. Dopo il sabotaggio di due giorni fa a Firenze, ultimo di una serie, si parla di attacco all'alta velocità ferroviaria in Italia. C'è un'inchiesta contro ignoti per pericolo di disastro ferroviario causato da danneggiamento, interruzione di pubblico servizio e danneggiamento seguito da incendio. Al momento la Procura non contesta l'aggravante eversiva. Il procuratore Roberto Alfonso segue le indagini della Digos col Pm del gruppo 'Istituzioni e terrorismo' Antonella Scandellari. Intensificati i contatti coi colleghi fiorentini. E se per il ministro dei trasporti Maurizio Lupi è "un nuovo atto terroristico contro la Tav", sulla matrice terroristica il procuratore non si sbilancia. "Allo stato io non traggo conclusioni. Le trarrò sulla base dei risultati che le indagini mi daranno man mano". Il premier Matteo Renzi ha invitato a non tornare "a rievocare parole del passato, è in atto un'operazione di sabotaggio e verifichiamo quanto accaduto". "Chi si oppone alla Tav sappia che non intimidirà lo Stato - ha detto il ministro dell'Interno Angelino Alfano - Il governo, il Paese non hanno paura". La Torino-Lione, ha assicurato, sarà completata. E, ha aggiunto, il fatto che sia venuta meno l'aggravante del terrorismo per i giovani condannati per l'attentato al cantiere Tav di Chiomonte, "non fa venire meno la preoccupazione che vi possano essere nuove insorgenze e nuovi tentativi di organizzazione che, invece che dalle fabbriche, partano dall'attacco alle grandi opere da ambienti antagonisti". Ma per il comitato No Tav di Torino il sabotaggio per ora giova "al ministro Lupi, che continua a parlare di terrorismo". Quanto accaduto oggi ricorda però in modo speculare, a partire dall'orario dell'azione, i fatti di due giorni fa in Toscana. I quattro roghi, scoppiati verso le 4,25, stanno in 50 metri. Il luogo del sabotaggio è in via Triumvirato, facilmente accessibile. Ad agire sarebbe stato un gruppetto di persone. Per innescare le fiamme sono stati usati stracci imbevuti di liquido infiammabile, avvolti poi ai cavi. Nella zona ci sono telecamere, ma vista la nebbia di oggi difficilmente saranno d'aiuto. Due scritte ('No Tav' sui muri opposti ai lati della massicciata vicino a un pozzetto) hanno attirato l'attenzione degli investigatori tra i molti graffiti presenti: saranno analizzate. Tra i diversi sabotaggi del passato in Italia, gli inquirenti sono concentrati su uno molto simile, a Bologna il 19 maggio, nella frazione di Lavino, a poche centinaia di metri dal luogo del sabotaggio odierno. Sulla AV furono tranciati cavi e incendiati due pozzetti. Anche allora c'era una scritta 'No Tav'. Le indagini sono orientate alla matrice anti-istituzionale, verso la galassia anarchica. A spingerle in quella direzione c'è la storia del movimento anarco-insurrezionalista, sempre attivo a Bologna, dove nacque la Cooperativa artigiani fuochi e affini, confluita nella Fai-Federazione anarchica informale. E la galassia anarchica già in passato si è distinta a Bologna per azioni verso le infrastrutture ferroviarie, usando anche la tecnica dei 'ganci'. In azione sarebbero entrati militanti che si appropriano di tematiche No Tav, che hanno agito in una sorta di 'richiamo' ad altri gruppi. Stamattina a Bologna sono scattate perquisizioni, senza esito. A chi indaga non è sfuggito che, in coincidenza con la sentenza del 17 dicembre di Torino a carico dei quattro attivisti accusati dell'attacco al cantiere Tav, su siti di controinformazione sono apparsi comunicati contro la Tav: 'Le vie dell'alta velocitàsono infinite - si legge in uno - e bloccarle èalla portata di tutti'. Oggi cadeva il 30/o anniversario della strage del rapido 904.  

 PG Marini: "Mai abbassare la guardia. C'è sempre rischio rigurgito di ripresa della lotta armata"

"Indipendentemente da tutto non si deve mai abbassare la guardia. Occorre stare all'erta perché in un qualsiasi momento può esserci un rigurgito di violenza e di ripresa della lotta armata". Lo dice Antonio Marini, sostituto procuratore generale di Roma ed uno dei maggiori conoscitori di tematiche legate al terrorismo ed agli anarco-insurrezionalisti, alla luce degli eventi degli ultimi due giorni: l'organizzazione neofascista sgominata dalla procura dell'Aquila e l'incendio doloso che ha pesantemente condizionato oggi il traffico ferroviario. Impossibile, per il magistrato, fare analogie con i fenomeni che hanno segnato l'Italia nei cosiddetti "anni di piombo", ma episodi inquietanti che devono "essere valutati per non ricadere in errori del passato di sottovalutazione politica e giudiziaria di certi fatti". Per Marini, "devono essere esaminate anche le dichiarazioni deliranti, come quelle dell'Isis, benché non ci siano evidenze investigative specifiche, che possono tuttavia alimentare gesti isolati al di fuori di qualsiasi iniziativa verticistica". Dietro l'atto di sabotaggio al nodo ferroviario di Bologna c'é indubbiamente, per Marini, la mano degli anarchici i quali trovano terreno facile nell'alveo di proteste come quelle dei No Tav. "La loro - spiega - non è un'organizzazione piramidale come ad esempio quella dei neofascisti o come quelle delle organizzazioni terroristiche che abbiamo conosciuto. Ma non sono meno pericolosi dei terroristi. E se i danni procurati dai loro atti violenti hanno ripercussioni sulla sicurezza delle persone e sulle istituzioni dello Stato devono rispondere, una volta identificati, anche di eversione".  

Analisti e 007 non escludono altri gesti dimostrativi

  L'incendio di Bologna non "inaugura una nuova stagione del terrorismo militante" e non rappresenta il "salto di qualità" nelle azioni dei No Tav. Ma non va neanche sottovalutato: perché il quarto segnale in meno di un mese significa che c'è una strategia comune dietro i sabotaggi. E perché le modalità d'azione rimandano alle campagne degli anarchici più radicali. Antiterrorismo e 007 da tempo ormai mettono in guardia che il fronte No Tav, un fronte ben più ampio di quel che si muove in Val di Susa e che anzi spesso ha poco a che fare con la valle, è il nodo su cui si vanno concentrando le attenzioni di chi intende combattere lo Stato. E non escludono affatto che nei prossimi giorni vi possano essere altri attacchi "a bassa intensità". Ecco perché nel corso della riunione del Comitato di analisi strategica antiterrorismo che si è tenuta questa mattina al Viminale, già programmata da tempo ma che di fatto è stata quasi tutta incentrata sul sabotaggio di Bologna, non è passato inosservato il comunicato apparso sui siti di movimento subito dopo la sentenza del tribunale di Torino che ha fatto cadere l'accusa di terrorismo per i 4 ragazzi accusati dell'assalto al cantiere di Chiomonte. In quel testo si attaccano i pubblici ministeri che hanno sostenuto l'accusa, si sottolinea che "non esistono tribunali buoni né tantomeno condanne giuste", ma soprattutto si afferma che "un grido si può udire riverberare dalla Val Susa al Terzo Valico e risuonare fino a Niscemi...". Parole che gli analisti leggono come un invito all'azione. La Torino-Lione, sintetizza una fonte qualificata che da anni è impegnata su questo fronte, è diventata la madre di tutte le battaglie, una sorta di "palestra di opposizione permanente al sistema". Questo non vuol dire però, si fa notare, che dietro agli atti di sabotaggio vi sia un'organizzazione strutturata, che si muove con un'unica regia. "C'è un nocciolo duro, che agisce tra Torino, Milano e Trento, che detta le linee generali - per                 dirla con le parole della fonte - e fornisce la cornice entro la quale agire, la battaglia contro la Tav appunto. Ma i dettagli delle azioni e gli atti di sabotaggio vengono decisi autonomamente dai singoli o dai piccoli gruppi che agiscono poi sui territori, come accaduto non solo a Bologna". L'attacco di oggi, infatti, è solo l'ultimo di una serie di "atti emozionali, simbolici e altamente dimostrativi" come li definisce una fonte d'intelligence, che hanno avuto al centro l'Alta Velocità. Due giorni fa l'incendio provocato da una bottiglia incendiaria a Rovezzano, sulla direttissima Roma-Firenze, era stato preceduto dal blitz contro il Tgv alla stazione di Vercelli e dall'azione alla stazione Tiburtina di 20 incappucciati contro il treno Italo diretto da Roma a Torino. In questo elenco rientra anche, secondo gli analisti, l'attacco al centro Telecom di Rovereto messo a segno con degli ordigni incendiari il 13 dicembre scorso. Le modalità dell'azione a Bologna, tra l'altro, riportano all'universo anarchico e alle loro "campagne" di lotta, realizzate attorno ad un obiettivo comune con modalità e tempistiche totalmente diverse l'una dall'altra, da cellule che spesso neanche si conoscono tra loro. Ecco perché, è il ragionamento degli 007, non è possibile allo stato individuare una "matrice univoca" dietro gli attacchi bensì un obiettivo comune da colpire, ognuno con i propri mezzi. Gli apparati d'intelligence e dell'antiterrorismo tendono poi ad escludere un qualche collegamento tra l'antagonismo più radicale e gli anarchici che agiscono in nome della battaglia No Tav e gli                 anarco-insurrezionalisti della Federazione anarchica informale. Perché questi ultimi hanno subito diversi colpi dalle indagini, che ne hanno ridotto, se non annullato, le capacità operative. E perché i due mondi non si sono mai amati, con i secondi ad accusare i primi di essere troppo poco concreti.  

Il no tav Perino: "I sabotaggi non sono violenze"

  "Il sabotaggio è una delle pratiche non violente, lo Stato non è dunque in condizione di condannare l'incendio doloso di Bologna". A dirlo è Alberto Perino, storico leader No Tav. "Bisogna vedere se si tratta di un atto di protesta - aggiunge ai microfoni di Radio Montecarlo - oppure nasce dalla volontà di qualcuno che vuole creare dei problemi". Perino da tempo sostiene che i sabotaggi contro la Torino-Lione "sono l'unica strategia rimasta" per bloccare l'opera. "Se fatti in una certa ottica, senza rischio per le persone, fa parte dei metodi di lotta non violenti", sostiene, allontanando dal movimento No Tav le accuse di illegalità. "E' illegale modificare le cose per realizzare l'Alta velocità come hanno fatto a Roma. Se parlate di legalità non potete puntare il dito contro di noi - sottolinea -. La cosa che fa specie è quello che dice Renzi, secondo cui quest'opera è inutile e non andrebbe fatta, ma oramai sono stati presi degli impegni e allora la Tav va fatta: ma siamo scemi? Con tutto quello che costa e nonostante lo stato delle finanze italiane".  

Trent'anni fa la strage. A Napoli cerimonia di commemorazione

  "Trasmettere alle giovani generazioni il ricordo di un crimine così efferato e di tutti quelli che, con crudele violenza, hanno colpito il nostro Paese per destabilizzarne le Istituzioni, è un dovere della comunità nazionale": l'invito, del Presidente della Repubblica, Giorgio Napoletano, giunge in occasione del trentesimo anniversario della strage del Rapido 904, avvenuta il 23 dicembre del 1984, in una galleria tra Bologna e Firenze, dove 17 persone persero la vita e molte altre rimasero gravemente ferite. In occasione della ricorrenza, il Capo dello Stato ha inviato un messaggio a Rosaria Manzo, presidente dell'Associazione dei familiari delle vittime, nel quale ha manifestato il suo "partecipe e commosso pensiero"                 alle vittime e ai feriti della strage. Ricordare, ha in sostanza evidenziato il Presidente della Repubblica, "per scongiurare ogni rischio di rimozione e per riaffermare i valori di democrazia e di giustizia, che sono a fondamento del nostro patto costituzionale e garanzia irrinunciabile di crescita civile e sociale". L'esplosivo, messo nella nona carrozza di II classe, fu fatto esplodere con un innesco radiocomandato mentre il convoglio era a metà della Grande Galleria appenninica, tra le stazioni di Vernio e San Benedetto Val di Sambro. Luoghi non distanti da quelli della tragedia dell'Italicus, avvenuta 10 anni prima. Oggi a Napoli, sul binario 11 della stazione, dove il treno sarebbe dovuto arrivare, è stata deposta, nel corso di una cerimonia, una corona di fiori e una targa con i nomi delle persone, in gran parte napoletane, che in quell'attentato persero la vita. "Ancora oggi - ha detto Rosaria Manzo, presente alla cerimonia - attendiamo la verità dalle aule dei tribunali. Tutti noi - ha aggiunto - lottiamo per i nostri diritti, con l'orgoglio di chi chiede rispetto e di chi ha come obiettivo la ricerca della verità". Don Luigi Ciotti, presidente e fondatore di Libera, anch'egli presente alla cerimonia, ha parlato di "democrazia malata e un po' pallida". "La verità - secondo don Ciotti - è la condizione della democrazia anche se nella nostra Costituzione questa parola, verità, manca". Per il sindaco di Napoli, Luigi de Magistris, invece, "serve una grande rivoluzione culturale che costringa lo Stato ad aprire quelle stanze in cui sono nascoste tante verità". I processi, che si sono svolti nel corso degli anni, hanno accertato la matrice terroristico-mafiosa della strage. Attualmente, davanti alla Corte di Assise di Firenze, è in corso il processo al boss mafioso Totò Riina, indicato come uno dei mandanti della strade. La prossima udienza si terrà il 13 gennaio 2015.  

Tutte le azioni da anni '90 a oggi

  Dalle bombe molotov contro il cantiere di Chiomonte ai chiodi a quattro punte sull'autostrada del Frejus, passando per raid vandalici contro le sedi di partito e i cyber attacchi sul web. E, ultimi soltanto in ordine cronologico, gli attentati incendiari degli ultimi giorni a Firenze e Bologna. E' lungo l'elenco delle azioni violente contro la Torino-Lione. Una 'battaglia' che ha il suo nocciolo duro in Valle di Susa, dove si sta scavando il tunnel della nuova linea ferroviaria ad alta velocità, ma che non ha risparmiato anche altre parti d'Italia, come dimostrano i recenti episodi. Le prime tracce della violenza No Tav risalgono addirittura agli anni Novanta, quando la nuova ferrovia era soltanto un progetto di carta. Una inchiesta aveva legato l'attentato incendiario al municipio di Caprie, in Valle di Susa, e una molotov lanciata contro un'auto di fronte al Palazzo di Giustizia di Torino con l'opposizione alla futura opera. La tensione cresce con l'accordo, siglato a Torino nel 2001 tra i governi di Italia e Francia, e si impenna con gli espropri dei terreni per la realizzazione dei primi sondaggi e dei primi lavori. Risalgono all'autunno 2005 i primi scontri tra i manifestanti schierati a difesa dei terreni della Val Susa e le forze dell'ordine. L'arrivo degli operai che devono piazzare una trivella fa da scintilla agli incidenti tra attivisti e forze dell'ordine. La notte più calda tra il 5 e il 6 dicembre, quando polizia e carabinieri in assetto antisommossa allontanano i No Tav dai terreni di Venaus su cui si doveva allestire il cantiere in base al progetto poi accantonato proprio per le proteste. Una ventina le persone ferite. Tra le azioni di protesta contro la linea ad Alta Velocità anche le contestazioni al passaggio della fiaccola olimpica di Torino 2006, che fu costretta a deviare all'ultimo il suo percorso per evitare il boicottaggio. L'ultima stagione, quella delle azioni più violente, scatta nel 2009 con l'annuncio dei sondaggi propedeutici all'opera e dell'imminente avvio del primo cantiere a Chiomonte. Dopo una lunga occupazione della collina della Maddalena, dove oggi sorge il cantiere, all'alba del 27 giugno 2011 il blitz delle forze dell'ordine per lo sgombero dei manifestanti innesca una guerriglia che si ripete la domenica successiva, quando i No Tav annunciano di "voler riprendere la Repubblica della Maddalena". Da lì una lunga serie di attentati incendiari, quasi nessuno rivendicato, e le molotov del maggio 2013 per cui quattro anarchici simpatizzanti No Tav la scorsa settimana sono stati condannati a 3 anni e mezzo, ma assolti dall'accusa di terrorismo. Negli ultimi anni anche una lunga serie di incendi dolosi alle aziende impegnate nei lavori, minacce di morte a giornalisti, funzionari di polizia, magistrati e politici. E un lungo elenco di raid vandalici contro le sedi del Pd, compresa quella di Roma. Le bottiglie incendiarie e gli ordigni degli ultimi giorni sui binari della rete ferroviaria, a Firenze e a Bologna, hanno avuto precedenti anche sulla linea del Brennero e sulla Roma-Napoli. "Atti terroristici" che rivelano, secondo il ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti Maurizio Lupi, un "cambio della strategia" negli attacchi contro la Tav. "Non potendo impedire questo cantiere, che sta procedendo secondo i tempi previsti - ha detto - si sono spostati a colpire i simboli della Tav".  
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