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MILANO. Tangenti Fiat: Romiti, "'soffiate' a pm a causa lotta interna"

MILANO. Tangenti Fiat: Romiti, "'soffiate' a pm a causa lotta interna"

Cesare Romiti

"Nel Gruppo Fiat era in corso una lotta interna, che suscitava l'attenzione della Procura": lo ha spiegato in aula l'ex amministratore delegato e presidente di Fiat Cesare Romiti, imputato a Milano insieme al giornalista di Libero Davide Giacalone con l'accusa di aver diffamato l'attuale procuratore generale di Torino, Marcello Maddalena. Romiti in particolare è accusato di aver riferito, nel libro- intervista 'Storia del capitalismo italiano', di un colloquio in cui Maddalena disse all'ex responsabile dell'ufficio legale Fiat, Ezio Gandini, che le indagini per le tangenti della casa automobilistica a metà degli anni '90 ricevevano 'soffiate' anonime dall'interno del Gruppo. Il giornalista è a processo per aver ripreso e accentuato questa circostanza in un articolo pubblicato da Libero nel 2012. "Mi ha spinto a riferire questa circostanza la rabbia per aver avuto prova, dal colloquio tra Maddalena e Gandini, che c'era un complotto all'interno dell'azienda" ha spiegato in aula Romiti, all'epoca dei fatti amministratore delegato di Fiat, nel corso del suo esame, rispondendo alle domande dal pm milanese Paolo Filippini, dei suoi difensori e dei legali delle parti civili. 

"Gandini - ha proseguito Romiti - non aveva nessun motivo per inventarsi quello che ha riferito".

La vicenda si inserisce nella querelle all'interno della casa automobilistica per i dissidi tra l'entourage di Umberto Agnelli e il fratello Gianni, in disaccordo sulle strategie del gruppo.

Umberto Agnelli all'epoca era in urto anche con Romiti. L'ex ad di Fiat ha riferito che "c'era un sospetto" su chi fossero gli autori delle 'soffiate' ma che "non furono fatte indagini interne". "Capisco che chi aveva perso il potere avesse voglia di vendicarsi - ha sottolineato - ma le vendette si fanno in maniera corretta. Non penso che Maddalena avesse motivo di muovere attacchi contro di noi, se non nelle sue funzioni di pm - ha concluso - piuttosto era in corso una lotta interna che suscitava l'attenzione della Procura".

Il processo, alla quarta sezione penale del Tribunale di Milano, è stato rinviato al prossimo 13 febbraio, quando è in programma l'esame di Giacalone, l'audizione dei testi della difesa e la requisitoria del pm Filippini.

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