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20 Novembre 2014 - 12:19
Direzione Investigativa Antimafia
L'inchiesta della Dda di Catania sfociata nell'arresto di 23 persone con l'accusa di associazione mafiosa ha permesso di raccogliere importanti elementi probatori sull'evoluzione di Cosa Nostra dopo gli interventi frutto della indagine Iblis, confermando la particolare vocazione imprenditoriale della cosca catanese. Tra i beni sequestrati 31 imprese ed i relativi beni strumentali, sette beni immobili e quattro autoveicoli.
I sequestri sono stati compiuti a Catania, Palermo e Messina e nelle province di Napoli, Mantova e Torino. I settori all' interno dei quali Cosa Nostra si è infiltrata sono in particolare quello dei trasporti e del commercio delle carni nella grande distribuzione, come ad esempio la catena del Gruppo 6Gdo confiscata a un presunto prestanome del boss Matteo Messina Denaro. Le indagini hanno evidenziato l'attività di Caruso e Scuto, che avrebbero avuto rapporti con affiliati mafiosi catanesi ed agrigentini e con esponenti della politica.
L'attenzione degli investigatori si è concentrata in particolare sulla costituzione, nel 2008, del Partito nazionale degli autotrasportatori che - per preservare gli interessi di cui erano portatori per conto proprio e di altri, ad esempio per avere un canale privilegiato con la pubblica amministrazione per incassare i cosiddetti ecobonus - avrebbero messo a disposizione dell'allora Presidente della Regione Raffaele Lombardo in occasione delle elezioni europee del 2009.
Dalle indagini è emerso anche che Cosa nostra catanese, attraverso la 'Servizi autostrade del Mare' aveva stipulato con la società Amadeus spa, riconducibile ad Amedeo Matacena, un contratto di affitto di tre navi da utilizzare come vettori per i collegamenti tra la Sicilia e la Calabria. Nelle attività relative alla commercializzazione delle carni per la grande distribuzione sarebbero emersi interessi dell' associazione mafiosa per le aziende di Carmelo Motta, che gestivano le macellerie negli hard discount a marca Fortè, per le aziende di Giovanni Malavenda, che gestivano le macellerie in numerosi supermercati del gruppo Eurospin Sicilia.
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