"Giù le mani dall'Opera". Dopo gli scioperi, i licenziamenti choc, le polemiche, il mondo della lirica scende in piazza a Roma, per difendere il diritto alla cultura e chiedere il ritiro dei 182 licenziamenti decisi all'Opera di Roma contro orchestra e coro. Chiamati a raccolta dai sindacati arrivano nella capitale artisti e maestranze di tutti i teatri d'Italia, dal Bellini di Catania al Comunale di Bologna, dal Lirico di Cagliari al Carlo Felice di Genova. L'attualità è la vicenda da tutti ritenuta emblematica dell'Opera di Roma, ma l'argomento di fondo è la crisi dell'intero settore, le risorse che mancano, la paura dei tagli. Nella piazza infiammata dagli interventi di esponenti di Sel, Movimento 5 Stelle, Vincenzo Vita del Pd, i rappresentanti di Cgil, Cisl, Uil e Fials puntano il dito contro il governo e il ministro Franceschini e si dicono pronti ad una nuova mobilitazione e anche ad occupare le sovrintendenze dei teatri nel caso in cui i licenziamenti romani non vengano ritirati. "Quando Franceschini è arrivato eravamo fiduciosi - premette anche a nome dei colleghi Massimo Cestaro, segretario generale Slc Cgil -. Ma troviamo sconcertante che il ministro possa dire pubblicamente che 14 Fondazioni liriche per l'Italia siano troppe. Ma allora perché non le chiude tutte? E perché non chiude anche i teatri di prosa, i cinema, le scuole? Non è questa la strada, se Renzi vuole rafforzare il made in Italy non può farlo sacrificando la lirica". La piazza applaude convinta, come aveva fatto prima per le parole di Vincenzo Vita ("riducendo l'investimento pubblico arriveremo ad una musica da discount, chi costa meno suonerà all'Opera, una logica che va ribaltata") e per quelle della senatrice Alessia Petraglia di Sel ("troppo facile risanare i bilanci con i licenziamenti") e della senatrice Michela Montevecchi del M5s ("E' ora che in Italia cominci a pagare chi dirige gli enti culturali"). Nel pomeriggio un incontro con il ministro - anticipato da un commosso concerto improvvisato sotto le finestre del Collegio Romano sulle note di Va Pensiero e Bella Ciao - ricompone almeno parzialmente gli animi: "Da Franceschini una posizione cambiata rispetto agli incontri precedenti, più disponibile all'ascolto", confidano uscendo dal Collegio Romano Silvano Conti (Cgil) Maurizio Giustini (Cisl) e Lorella Pieralli (Fials). Qualche apertura in questo incontro c'è stata, anche se i sindacati non sono riusciti nell'intento di far auspicare al ministro il ritiro dei licenziamenti romani. "Ci ha spiegato che c'è una trattativa in corso, non può intervenire", dicono. L'apertura però c'è, anche Franceschini conferma poi di aver rassicurato i sindacalisti sulle risorse del Fondo Unico per lo Spettacolo (Fus) del 2015, che rimarranno le stesse del 2014, e di aver accettato l'idea di un incontro di mezza giornata sul tema delle fondazioni, chiedendo in cambio disponibilità per un 'percorso virtuoso' da affrontare insieme per fronteggiare la difficile situazione del settore. All'Opera intanto riprende la trattativa, non senza un po' di agitazione per le dichiarazioni di una parte del sindacato contro la governance del Costanzi: "siamo pronti a sacrifici, se necessari, ma in una cornice di serietà e prospettive", premettono i rappresentanti dei lavoratori.
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