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25 Ottobre 2014 - 10:50
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Stamina resta sotto sequestro. Lo ha deciso il tribunale del riesame, a Torino, che ha respinto i ricorsi presentati da una decina di famiglie di piccoli pazienti e dello stesso Davide Vannoni, il papà della terapia. Agli Spedali Civili di Brescia, dunque, sigilli alle cellule e alle apparecchiature non si dissolveranno. Proprio come aveva chiesto il pm Raffaele Guariniello, che si era pronunciato per il "no".
"Rispettiamo la decisione dei giudici torinesi: allo stato attuale il sequestro impone uno stop alla procedura dei trattamenti". Questo dice Ezio Belleri, direttore generale del presidio sanitario bresciano. Una presa di posizione che serve a fare chiarezza rispetto all'accavallarsi delle sentenze: l'ultima è di quattro giorni fa, quando il tribunale di Prato, nonostante gli sviluppi del procedimento di Torino, ha confermato l'autorizzazione ad accedere alle cure con il metodo Stamina perché - si legge - in casi così estremi "si deve escludere negli organi pubblici ogni possibilità di valutazione discrezionale". Ma un sequestro è un sequestro e a Brescia non hanno nessuna intenzione di violarlo.
Guariniello, all'udienza di due giorni fa, aveva puntellato le sue tesi con una mole di documenti. C'era il parere contrario del comitato scientifico del Ministero della Salute ("nessuno dei membri di questo consesso si sentirebbe di consigliare Stamina ai pazienti o alle istituzioni") e un rapporto inedito dell'Aifa sulle cartelle cliniche dei soggetti in cura agli Spedali Civili a luglio e ad agosto: la terapia non dava miglioramenti, e quelli che erano segnalati da alcuni genitori non venivano confermati dai dati clinici; "anarchia terapeutica" e "preoccupazioni in ordine ai profili di sicurezza" erano le parole spese dagli specialisti dell'Agenzia italiana per il farmaco.
A Vannoni la giustizia ha dato due appuntamenti. Alla fine di ottobre riprenderà il processo in cui è accusato di tentata truffa ai danni della Regione Piemonte. Il 4 novembre si aprirà l'udienza preliminare del procedimento che lo chiama in causa, insieme a numerosi collaboratori, come indagato di associazione per delinquere. I carabinieri del Nas, nel frattempo, hanno continuato a indagare e a raccogliere materiale. Hanno scoperto, per esempio, che una società specializzata ha ricevuto l'incarico di sondare la possibilità di aprire dei centri di produzione delle cellule (le cosiddette "camere bianche") all'estero e, in particolare, in Svizzera, a Hong Kong e a Città del Messico. Un evidente tentativo di portare Stamina fuori dall'Italia.
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