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27 Luglio 2015 - 19:14
Carcere
Pasqualino Folletto resta in carcere.
Lo ha deciso il gip Giorgio Morando, che ha convalidato l'arresto del magazziniere accusato di avere ucciso a scopo di rapina la tabaccaia astigiana Maria Luisa Fassi. "Ho agito per disperazione", ha ribadito tra le lacrime l'uomo nell'udienza di convalida nel carcere di Quarto d'Asti. Una ventina di minuti, nel corso dei quali ha confermato la confessione già fatta ai carabinieri che venerdì lo hanno arrestato. E, mentre si cerca ancora l'arma del delitto, proseguono le indagini sugli aspetti ancora poco chiari di questa tragedia.
"Il nostro assistito ha risposto in modo sincero, tra le lacrime, a tutte le domande - affermano gli avvocati Silvia Merlino e Stefano Romagnolo, che assistono Folletto -. E ha ribadito di avere agito perché disperato per i troppi debiti, con le banche e con i parenti, che si era fatto per pagare le cure della figlia malata".
Una versione confermata dalla moglie, che attraverso i difensori, si è detta "addolorata e sconvolta" e ha chiesto di incontrare il padre dei suoi figli in carcere. C'era anche lei, il pomeriggio del delitto, nel centro commerciale in cui l'uomo ha speso il bottino della rapina - 840 euro - ma mai avrebbe immaginato la provenienza di quel denaro.
L'uomo, accusato di rapina aggravata e di omicidio volontario aggravato dalla crudeltà, rischia l'ergastolo. In carcere è guardato a vista perché si teme possa compiere gesti sconsiderati. "Ho rovinato due famiglie", ha ripetuto ai suoi avvocati.
Dall'inchiesta emerge però un profilo di Folletto che non sembra essere in linea con quell'"uomo buono" descritto da tutti. Per gli inquirenti, ad esempio, non poteva non sapere che la tabaccheria di via Volta era priva di telecamere di videosorveglianza e avrebbe scelto di rapinarla proprio per questo motivo. Panorama.it riferisce anche di un testimone che lo avrebbe visto nell'ospedale di Asti proprio nelle ore in cui la vittima lottava tra la vita e la morte. Un particolare, questo, che al momento non troverebbe però conferme ufficiali.
Nel luogo in cui ha indicato di avere gettato il coltello con cui si è accanito sulla tabaccaia per ben 45 volte, inoltre, non si è ancora trovato nulla. E resta da capire anche l'esatta natura dei debiti dell'uomo, che secondo alcuni aveva problemi di gioco.
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