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ATLETICA LEGGERA. Muò, un settimese alla maratona di Boston

ATLETICA LEGGERA. Muò, un settimese alla maratona di Boston

Il settimese Roberto Muò, in gara a Boston

L’Atletica Settimese era presente ad una delle corse più antiche del mondo con Roberto Muò, il quale ha preso parte alla celebre maratona di Boston. Lunedì 20 aprile il podista tesserato per il sodalizio settimese ha tagliato il traguardo con l’ottimo tempo di 3h15’49” e al termine ha definito la corsa come «la più emozionante tra le major affrontate», forse per ciò che simboleggia la maratona, soprattutto dopo l’attentato dell’aprile 2013. «È il percorso più duro che ho affrontato, tutto un saliscendi con un unico tratto pianeggiante, quello del traguardo. La gara è meravigliosa», assicura Roberto. «Si parte a 42 km da Boston, nei boschi americani che vediamo di solito nei film, tra paesini piccolissimi di casette in legno che si affacciano sulla strada. Il tifo è presente e costante per tutto il percorso, dal primo all’ultimo metro e, nonostante pioggia e vento, tutti incitano, gridano e tifano per tutti: offrono acqua, caramelle, frutta, birra, e persino carne alla griglia cotta “in diretta”. Una vera festa sia per chi va più forte sia per chi se la vuole godere. Non esiste tattica, è tutto un tiramolla tra salitelle e successive discese, senza interruzione: l'unica possibilità è spingere sempre. Verso il km 20 ci si trova nell’area del Wesley College, college femminile in cui hanno studiato le donne più potenti, tra le quali Hillary Clinton. Qui ho potuto appurare la leggenda che avevo sentito: dietro le transenne ci sono centinaia di collegiali che cercano letteralmente di prendere gli atleti e baciarli! Il tratto più duro della gara è stata la cosiddetta Heartbrake Hill, la collina dell’infarto: un km circa di collina in salita continua che arriva al km 33, che a quel punto della gara si sente moltissimo e rischia davvero di stroncarti definitivamente. Per fortuna, stringendo i denti e aumentando la frequenza dei passi sono riuscito a superarla bene in progressione, peccato solo il vento contrario nella discesa che non ha fatto tirare il fiato! L’ingresso in Boston è fantastico, la gente si moltiplica a dismisura e negli ultimi chilometri sembra di correre immersi nel tifo di uno stadio, che ti spinge continuamente e fa sentire meno la fatica degli ultimi cavalcavia e del sottopasso finale. L’ingresso sul rettilineo del traguardo arriva dopo un’ultima salita ed una curva secca, ma a quel punto non si sente più fatica, c’è solo l’eccitazione di vedere che la finish line è a portata di passo. Sembra impossibile che due anni fa due pazzi abbiamo fatto esplodere una bomba in un giorno di festa: è impressionante la forza d’animo e l’orgoglio che i bostoniani riescono a trasmettere, l’attaccamento alla città e ad una corsa che sentono veramente come una parte di loro stessi. Il loro slogan è "Boston Strong", e non si può rimanere insensibili ad una gara e ad un ambiente così intensi».  
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