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15 Febbraio 2016 - 09:04
Un piccolo paese del Monferrato con la bandiera Unesco è pronto a ribellarsi contro la fusione nel Comune più grande, Casale. A Camagna, arroccata su un colle dominato da una cupola ottocentesca, c'è forte malcontento e molti cittadini sono pronti a fondare un comitato per il no.
A raccontarla sembra una storia d'altri tempi, un tuffo all'indietro di diversi secoli nell'Italia medioevale dei ducati e delle signorie, in cui i paesi confinanti si facevano guerra per pochi metri di confine. Protagonisti nel ruolo di novelli Guelfi e Ghibellini Casale Monferrato e Camagna, in provincia di Alessandria: 35mila abitanti il primo, poco più di 500 il secondo, e un progetto di fusione a cui i residenti del paesino dei famosi Infernot - le cantine scavate nella roccia che sono patrimonio dell'Unesco - non intendono rassegnarsi. "Quello che sta succedendo fa piangere gli anziani, c'è gente nel nostro Paese che si chiede dove finirà la nostra identità di camagnesi", dicono all'ombra della maestosa cupola della Chiesa parrocchiale che sovrasta gran parte del Monferrato.
L'ultimo atto della 'singolar tenzone' il sì alla fusione del Consiglio comunale di Casale, nei giorni scorsi, alla richiesta del sindaco di Camagna, Claudio Scagliotti. Uno dei pochissimi dalle sue parti a credere nell'utilità del progetto. "L'unione dei comuni di cui facciamo parte con Conzano, Cuccaro e Lu non funziona - sostiene il primo cittadino -, e a me interessa amministrare nel migliore dei modi, garantendo servizi efficienti e funzioni fondamentali". Proprio quello che garantirebbe l'incorporazione secondo la maggioranza consiliare di Casale, che punta ad un riassetto dell'intero territorio, ai finanziamenti statali previsti nel caso di unioni tra Comuni e, probabilmente, al 'bollino' Unesco che Camagna ha già puntato sul petto.
"Non vogliamo rischiare di perdere i nostri diritti, arrivando a contare meno di una frazione", afferma Alessandra Scagliotti, una dei camagnesi che guidano il fronte del no all'unione. "A Camagna gli uffici funzionano e c'è tutto quello che serve, scuolabus compreso", aggiunge. "Non ha senso alienare un Comune senza problemi", sostiene Sergio Garlando, ex amministratore di Camagna. "Il bilancio comunale è in attivo - fa notare - speriamo che il sindaco si ravveda prima di spendere per il referendum".
L'iter della fusione prevede infatti un passaggio in Regione Piemonte e un referendum. Con i camagnesi pronti a costituirsi in un vero e proprio 'Comitato del No'. "E' difficile comprendere perché dobbiamo vedere inglobato il paese in cui siamo nati e cresciuti, che è una parte di noi, in una realtà - dicono - che con noi non ha nulla a che spartire".
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