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05 Aprile 2018 - 16:07
Grande emozione, sabato scorso, all’incontro con Salvatore Borsellino, fratello del Procuratore Aggiunto di Palermo Paolo organizzato dalla Pro loco.
In un salone Alladium pieno zeppo così di studenti e cittadini, ha ripercorso, uno dei trascorsi più tragici della storia della nostra Repubblica. Il Procuratore Aggiunto di Palermo Paolo Borsellino muore il 19 luglio 1992 nella strage di via d’Amelio, firmata dalla mafia.
Un discorso struggente, forte, che sembrava poesia in cui Salvatore ha ricordato il momento in cui ha ricevuto la notizia della morte del fratello. “Da 57 giorni tutti sapevano quello che sarebbe successo. 25 anni ed è come se fosse accaduto solo ieri, 25 anni e le ferite che continuano a sanguinare, 25 anni ed è come se tutti gli orologi si fossero fermati con le lancette su quell’ora del 19 luglio...”.
Salvatore Borsellino si è anche soffermato sui colpevoli della tragedia: la mafia e, a sua detta, lo Stato.
“Tuo fratello è andato in guerra a combattere un nemico - ha continuato -. A ucciderlo, non è stato solo quel nemico che era andato a combattere, ma il fuoco di chi stava alle sue spalle, di chi avrebbe dovuto anche proteggerlo e di chi avrebbe dovuto combattere insieme a lui”.
Poi, la famosa agenda rossa, che Paolo utilizzava per annotare appunti, intuizioni sospetti, da cui, negli ultimi mesi di vita non si è mai allontanato e che sparì, misteriosamente, dopo l’attentato.
L’incontro si è concluso con una standing ovation da parte di tutta la sala, che ha applaudito Salvatore per diversi minuti.
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