“Il rumore non fa bene e il bene non fa rumore”. Sono le parole di San Francesco di Sales prese in prestito dal Cardinale Angelo Sodano per l'omelia pronunciata nella celebrazione d'esequie del Cardinal Carlo Furno, per descriverne temperamento e personalità. Un mix di santità e diplomazia di cui il prelato alladiese era maestro. Tralasciando i titoli accademici noti alle cronache, due sono state le scuole più importanti frequentate dal porporato alladiese. La prima si perde in tempi lontani, nelle terre del Canavese. Tra brividi, speranze e profumi di campagna, in un modesto per quanto dignitoso focolare dove il giovane prete ha appreso l'umiltà. Forgiato negli stenti, di fronte alle paure e alle tragedie della vita: la morte del padre, la Guerra Mondiale. “L'albero degli zoccoli” mai dimenticato, simulacro della Fede in Dio. La seconda s'incarna nel rigore e nella sapienza di altri due cardinali: Paolo Bertoli e Agostino Casaroli, superiori di Furno per decenni. Eccellenti nella diplomazia, l'arte di “rendere accettabile la verità”, senza eccessi e sottovoce. Colombia, Equador, Gerusalemme, Roma, Perù, Brasile, Italia, ma anche delicate missioni a Cuba, negli Stati Uniti, in Canada. Il prelato globe-trotter non si è certo risparmiato, prezioso collaboratore di ben sette papi. Gli ultimi anni Furno li ha trascorsi preparandosi all'incontro con Dio, con serenità, fiducia e ironia: “Hanno messo un ascensore più grande - raccontava con un sorriso a proposito dei lavori appena terminati nel palazzo dove viveva con altri Cardinali a due passi dal Vaticano -, così le casse da morto vi possono entrare più facilmente...”. Monsignor Globtrotter era consapevole di quella che sarebbe stata la sua prossima missione, il suo ultimo viaggio e lo avrebbe fatto volentieri in incognito, perchè questo era il suo stile. I cardinali, però, non ne hanno voluto sapere e a Furno è stato tributato l'onore che spetta ad un principe della Chiesa. A cominciare (nella chiesa di Santo Stefano degli Abissini in Vaticano, dove era stata allestita la camera ardente) con l'apposizione dei sigilli e la lettura del decreto di sepoltura affidati ai cerimonieri di Sua Santità Guido Marini (l'alto e dinoccolato Maestro di cerimonie sempre accanto a Papa Francesco) e Diego Ravelli; un documento sottoscritto dai presenti, tra gli altri i vescovi Edoardo Cerrato e Arrigo Miglio. Per proseguire con la celebrazione solenne nella basilica di San Pietro. I numeri e i nomi la dicono lunga. Tra i celebranti: 32 cardinali, 12 vescovi e altrettanti preti (i canavesani don Massimo Ricca Sissoldo, don Melino Quilico, don Valerio D'Amico, don Marco Marchiando, don Roberto Lucchini). Al completo il corpo diplomatico presso la Santa Sede, decine i Cavalieri dell'Ordine Equestre del Santo Sepolcro, di cui Furno è stato Gran Maestro, una nutrita delegazione da Bairo e Agliè con in due sindaci, Albana Bertodatto e Marco Succio in testa, e le giovani suore dell'ordine della Misericordia, le religiose americane che negli ultimi tempi hanno provveduto ai servizi di casa di sua Eminenza. Trai i porporati, il segretario di stato vaticano Pietro Parolin, l'ex Tarcisio Bertone, l'arcivescovo di Boston Sean Patrick O'Malley, il vercellese Versaldi, il canavesano Bertello, Edwin O'Brein, l'africano Robert Sarah, Santos Abril y Castellò, arciprete di Santa Maria Maggiore. Nella basilica romana, retta da Furno per un decennio, il cardinale è stato tumulato nella cappella di San Carlo. La Madonna del miracolo della neve in un'estate romana (la stessa a cui è dedicata anche la chiesa parrocchiale di Agliè) ha accompagnato il prelato nella vita e oltre il “dies natalis”. Coincidenza vuole che proprio a Santa Maria Maggiore il cardinale canavesano abbia incontrato per la prima volta l'allora arcivescovo di Buenos Aires Jorge Bergoglio. Venerdì Papa Francesco non ha voluto mancare ai funerali del confratello, per un de profundis sussurrato, mesto, pacato, così come Furno avrebbe desiderato.
M.B.
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