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30 Dicembre 2022 - 16:06
L’anno 2022 è senz’altro l’anno della solidarietà per il Canavese. Lasciato alle spalle il Covid, la guerra in Ucraina dal mese di febbraio scorso ha calamitato tutte le attenzioni.
Compresa quella dell’associazione “La Memoria Viva”. Dal primo giorno dell’invasione russa, la macchina della solidarietà si è subito messa in moto.
Dal Canavese sono partiti aiuti umanitari, furgoni vuoti tornati pieni di profughi, per lo più donne e bambini, carichi di vestiti, medicinali, offerte.
E la macchina non si è mai fermata.
Soprattutto in questi giorni di festa, i volontari della "Memoria Viva" hanno fatto arrivare agli “Angeli di Mariupol”, una ventina di bambini e ragazzi orfani tra i 7 e i 18 anni che la scorsa estate erano stati ospiti dell’oratorio della parrocchia dei Santi Pietro e Paolo, un aiuto concreto.
“Grazie all’intervento di don Angelo Bianchi e della sua raccolta fondi - scrivono sul profilo facebook de la Memoria Viva -, grazie alla generosa donazione di Fiorenzo Borello e grazie a tutti voi, abbiamo raggiunto l’obiettivo di far arrivare agli “Angeli di Mariupol” un generatore di corrente. Anzi, di più: una signora ce ne ha donato uno usato, e così abbiamo fatto partire un furgone con due generatori e un carico di coperte, maglioni, giacconi e medicinali raccolti dalla parrocchia di Castellamonte”.
“Un grazie a tutti coloro che hanno contributo ad acquistare il generatore di corrente, costato all’incirca 6.000 euro”, posta su Facebook don Angelo Bianchi.
Sono una ventina i ragazzi che sono stati ospitati a Castellamonte la scorsa estate, provenienti da Mariupol
“Come sempre però vi documenteremo, nei prossimi giorni, la consegna, e ve la racconteremo, perché qualcuno pensa che basti mettere l’indirizzo di consegna sull’etichetta postale e il pacco arriva. Non è così - concludono dall’associazione -, sono fra i due o tre giorni di viaggio, con l’ingresso in uno Stato in guerra dove nessun mezzo entra e dove si fanno centinaia di chilometri nel nulla fra i -5 e i +5 gradi. Ma ne vale la pena”.
L’Ucraina oggi è un paese martoriato dalla guerra. E Mariupol, la città degli angeli arrivati a Castellamonte attraverso la Polonia la scorsa estate, ne è, purtroppo, simbolo.
Ruspe al lavoro per la ricostruzione a Mariupol
Non c’è solo viale Lenin ora a Mariupol, il porto strategico nel sudest ucraino conquistato dai russi la scorsa primavera: ci sono anche oltre 10mila nuove tombe che fanno schizzare a più di 50mila le potenziali vittime delle violenti battaglie e micidiali bombardamenti nella città.
Una puntigliosa indagine della Associated Press non lascia ombra a dubbi: le immagini satellitari degli ultimi 8 mesi mostrano 8.500 nuove tombe nel solo cimitero di Staryi Krym, a cui si aggiungono altri tre campi di sepoltura, compreso quello creato dagli ucraini prima dell’occupazione.
Il totale arriva a 10.300 nuove sepolture. Sulla base di questi rilievi, si stima che le 25mila vittime ufficiali del conflitto potrebbero essere addirittura il triplo.
Ai satelliti si aggiungono foto e video ripresi dai droni: le tombe sono visibili come cumuli di terra, a volte con croci di legno con nomi e date, ma la maggior parte semplicemente con piccoli cartelli sui quali sono scarabocchiati dei numeri. Alcune tombe sono contrassegnate con più di un numero, il che probabilmente significa che vi è sepolta più di una persona. Tre esperti forensi hanno confermato l’analisi dell’agenzia americana.
E se non bastasse, i reporter d’Oltreoceano hanno intervistato 30 residenti, inclusi 13 che si trovano ancora in città, che confermano come gli occupanti russi abbiano rinominato la centrale viale della Pace in viale Lenin, i cartelli stradali corretti in russo, telefoni, tv, contanti tutti made in Russia. Attualmente ci sarebbero circa 100mila persone, con la polizia antisommossa russa che pattuglia le strade per evitare disordini per la mancanza di riscaldamenti, elettricità e acqua.
Si ritiene che Mosca, che ha “evacuato” migliaia di residenti in Russia, pianifichi una ricostruzione per riportare la città ai suoi oltre 420mila abitanti pre-conflitto entro il 2030. Per questo le ruspe sono al lavoro: il teatro di Mariupol, trasformato in rifugio antiaereo a marzo in cui almeno 300 persone morirono dopo un bombardamento russo, che “fino alla scorsa estate emanava puzzo di morte”, è stato completamente oscurato da impalcature e teli che impediscono ai satelliti di monitorare cosa accade. Secondo le testimonianze sono in corso lavori di restaurazione, così come nell’acciaieria Azovstal, ultima roccaforte della resistenza ucraina, che dovrebbe essere convertita in una nuova zona industriale.
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