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Torino
24 Novembre 2025 - 09:23
Ieri, una domenica di fine novembre, la luce tagliente del tardo pomeriggio che si rifletteva sui muri screpolati di via Mercanti come un promemoria ostinato: Torino non dimentica chi è: non lo ha mai fatto e non lo ha fatto nemmeno ieri quando il Concertino dal Balconcino è tornato a vibrare nell’aria gelida, trasformando un piccolo balcone in un atto collettivo di disobbedienza civile.
“Per noi tanta gente è morta, cantava ai tempi Fabrizio Skulla, ma oggi nel nostro Paese la libertà d’espressione è di nuovo stata sospesa, per fini superiori. Sono ammesse solo opinioni acritiche, fino a nuovo ordine. I professori vengono sanzionati, gli studenti arrestati, i genocidi, trasmessi in diretta mondiale, non si devono nominare, i criminali nazionali e mondiali non si possono criticare, secoli e secoli di lotte sociali, di guerre, milioni di morti, non esistono diritti non conquistati, bla bla bla, tutto archiviato. Per decreto di chi? Nel nostro piccolo, quando facciamo concertini per i bambini di Gaza, Facebook ci blocca per istigazione alla violenza, quando facciamo concertini per i bambini serbi del Kosovo che nascono e vivono circondati dal filo spinato, istighiamo violenza, quando invitiamo a cantare un tenore russo, istighiamo violenza, la lista è lunga. A questo punto, dato che la paghiamo, approfittiamo, istighiamo violenza”.
Una dichiarazione chiara, quella di Daria e Maksim - MCCS Punklirico - un avvertimento, un manifesto, un atto d’accusa. E così, mentre il Paese si abitua giorno dopo giorno a un clima di sospensione del pensiero critico, su un balconcino di via Mercanti si sono alternati professori, attivisti, poeti, musicisti. Tutti puniti, in modi diversi, per non aver chinato la testa. Tutti considerati “pericolosi”, oggi, solo perché non allineati.
Alla conferenza-concerto sono intervenuti Carlo Molinaro, artista e poeta, Angelo d’Orsi, storico e politologo, Matteo Saudino, professore di filosofia del Liceo Gioberti, Massimo Zucchetti, docente di impianti nucleari al Politecnico, Maria Elena Delia, portavoce della Global Sumud Flotilla, il comitato degli studenti del Liceo Gioberti, le Mamme in piazza per la libertà di dissenso. L’intervallo musicale è stato affidato alla band più multata della nazione, gli MCCS Punklirico, insieme al cantautore fiorentino Simone Pini. L’“Omelia dal Balconcino” è stata invece scritta dal saggista fantasy Lucas Perello.
Le immagini della serata, scatti del fotografo Ermanno Crotto - persone che mettono la faccia, senza filtri – raccontano più di qualunque cronaca. Vi è la cantante degli MCCS Punklirico, che si contorce al microfono come se stesse strappando la sua voce al muro della censura. Berretto nero, giacca di pelle, sguardo tagliente: ogni verso che esce dalla sua bocca è una dichiarazione poetica.
Chitarra distorta, esplosiva e una voce che salta tra registri e intenzioni: gli MCCS Punklirico sono un viaggio energico tra sonorità metropolitane e richiami tzigani. Una band ibrida e inclassificabile, nata dall’unione tra un chitarrista punk e una cantante lirica. Maksim Cristan, scrittore e musicista, autore di “Fanculopensiero” (Feltrinelli) e protagonista del documentario satirico “I Due Mercanti in Fiera”, è il fondatore del gruppo. Daria Spada, pugliese, cantante lirica formata al Conservatorio di Torino e con una lunga esperienza nel teatro civile, è la voce del progetto dal 2011.
E poi vi è Massimo Zucchetti, professore del Poli, con una maglietta che sembra già un verso: “Ho il mal di genti”; parla con il tono pacato di chi ha passato una vita a spiegare il mondo agli studenti e ora deve persino difendere il diritto di continuare a farlo. Ed ancora, Angelo d’Orsi, col colbacco nero che è già un manifesto di memoria e dissidenza, discute di “libertà, censura, guerra, pensiero unico e pensiero critico”. Maria Elena Delia, attivista della Freedom Flotilla Coalition, racconta fatti nudi e crudi, quella verità che oggi basta per essere etichettati come pericolosi.
L’evento è stato qualcosa di più di una semplice festa o di un concerto improvvisato. La violenza era altrove, lontana da via Mercanti, proiettata nelle narrazioni tossiche che, ultimamente, nel mainstream dipingono le piazze come covi di picchiatori. No: qui i “malintenzionati” erano solo nelle accuse rivolte a chi osa cantare per Gaza, per i bambini serbi del Kosovo, per un tenore russo, dentro un sistema che banna, sospende, oscura. Sul Balconcino, invece, c’erano soltanto parole. Parole antiche come la storia di Torino: la città che, per ostinazione, decise di liberarsi un giorno prima, il 24 aprile 1945. Parole che ieri sono diventate un nuovo atto di liberazione simbolica.
Prove tecniche di un ipotetico Movimento Nazionale Unitario? È la domanda sospesa nell’aria. A un certo punto, nelle voci dei relatori e nel mormorio del pubblico, è sembrato affiorare davvero: sta nascendo qualcosa? Forse sì, forse no. O, semplicemente, è la città che ritrova la sua vocazione più profonda: essere avanguardia, essere scomodità, essere scintilla? In ogni caso, Simone Pini e gli MCCS chiudono la serata lasciando sulle corde delle chitarre un’eco che sembra dire: “Noi siamo ancora qui.”
“Esagerati? Lo ammettiamo: noi torinesi a volte ci sentiamo superiori, e non è bello. A meno che non lo dimostriamo un’altra volta. Ci sono cose che non si possono dire, per tutto il resto c’è l’Art. 21!”, scrivono in chiusura gli organizzatori dell’evento nel loro comunicato.
Torino, ancora una volta, ha fatto ciò che le riesce meglio: resistere un giorno prima. E ricordare che la libertà non è un’opzione: è un obbligo morale.
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