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Ozegna chiama la Regione: il Canavese pretende una sanità centrale, non periferica

Sindaci, amministratori e professionisti riuniti ieri per discutere il futuro della sanità piemontese tra ascolto, investimenti e nuove linee di programmazione

A Ozegna, ieri sabato 23 novembre, il confronto sulla sanità piemontese è uscito dagli uffici regionali per arrivare nel territorio. Un incontro pubblico, voluto dal Comune e fortemente costruito in sinergia dal sindaco Federico Pozzo, dal consigliere regionale Sergio Bartoli e dall’assessore alla Sanità Federico Riboldi, ha trasformato la Sala Consiliare in un luogo di discussione concreta, dove amministratori locali e operatori del settore hanno potuto ascoltare e dialogare sulle linee del nuovo Piano Socio-Sanitario Regionale.

Un confronto che Pozzo, aprendo i lavori, ha definito «un onore per Ozegna», ribadendo l’importanza di creare occasioni reali di scambio con i vertici regionali. Il sindaco ha ringraziato l’assessore Riboldi per «una disponibilità al dialogo che non è mai scontata» e ha ricordato la collaborazione con Bartoli, definita quotidiana e costante. Ma soprattutto ha rilanciato un messaggio chiaro: «La sanità è un pilastro essenziale e il nostro Canavese non deve essere dimenticato: deve essere al centro, insieme a tutte le altre realtà piemontesi, perché la salute è un diritto che deve essere garantito a tutti, a prescindere da tutto». Un invito a non relegare le aree periferiche a un ruolo secondario nei percorsi di riforma.

Il consigliere regionale Sergio Bartoli, rivolgendosi alla platea composta da sindaci, amministratori e figure del mondo sanitario, ha puntato tutto sul valore dell’ascolto: «Ascolto e confronto diretto con i territori sono indispensabili per costruire una sanità realmente vicina ai cittadini». Bartoli ha sottolineato che iniziative come quella di Ozegna permettono di raccogliere bisogni veri, segnalazioni, criticità e proposte che non emergerebbero in un contesto puramente istituzionale. «Il Canavese merita attenzione e investimenti adeguati — ha aggiunto — e stiamo lavorando perché i servizi siano sempre più efficienti e accessibili, a prescindere se uno viva in cintura, in periferia o nel centro città».

In chiusura è intervenuto l’assessore Federico Riboldi, che ha illustrato in modo dettagliato la struttura del nuovo Piano. Un documento che, ha ricordato, «nasce da un lavoro comune e condiviso», sviluppato insieme all’assessore alle Politiche Sociali Maurizio Marrone. L’obiettivo indicato è ambizioso: modernizzare la rete dei servizi, ridurre le disuguaglianze territoriali e definire un sistema più uniforme e sostenibile. Riboldi ha aggiunto che «già nel 2026 saranno visibili i primi risultati concreti», precisando che il dialogo con i territori non si chiuderà con l’incontro di Ozegna: «La sanità deve essere realmente universale e accessibile a tutti, senza distinzione di area geografica».

L’appuntamento di ieri ha mostrato un segnale importante: il Canavese vuole esserci, vuole contare e vuole contribuire alla costruzione di un sistema sanitario più vicino, moderno e credibile. La Regione, da parte sua, ha dato disponibilità a proseguire il confronto. Il percorso, inevitabilmente, sarà lungo — ma il dialogo, almeno per un giorno, è stato all’altezza delle aspettative.

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