AGGIORNAMENTI
Cerca
Attualità
13 Ottobre 2025 - 15:47
Aveva sette anni Pietro Tonino quando vide il fumo salire dalle case di Scalaro. Oggi ne ha 88 e, sabato pomeriggio, era lì, in silenzio, con lo sguardo rivolto alla montagna.
È uno degli ultimi che può dire «io c’ero», uno dei pochi che ricorda ancora l’odore acre del fuoco e il rumore dei colpi, in quella notte del 13 ottobre 1944 in cui Quincinetto bruciò.
Con lui, con la sua presenza discreta, è cominciata la cerimonia per l’81° anniversario della Battaglia di Quincinetto e dell’eccidio di Traversella, organizzata dal Comune di Quincinetto e dalla Biblioteca civica, che proprio quest’anno celebra i suoi cinquant’anni di attività.
Alle 14.30, in Piazza Unità d’Italia, sotto il municipio, il sindaco Angelo Canale Clapetto ha aperto l’incontro con i saluti dell’amministrazione comunale e un richiamo al valore del ricordo.
«Onorare la memoria dei caduti - ha ricordato - non è solo un dovere morale, ma un gesto di riconoscenza verso chi ha combattuto per la libertà di tutti».
A seguire, Michela Rizzi, presidente della Biblioteca civica. Ha ricordato che la manifestazione è stata inserita tra gli eventi celebrativi dell’anniversario.
«Abbiamo voluto che la nostra storia culturale si intrecciasse con quella della Resistenza - ha sottolineato - Perché la memoria non è soltanto un fatto storico: è un impegno collettivo».
Dopo i saluti, il gruppo si è avviato in corteo lungo la mulattiera che sale verso Scalveis, fino alla croce del partigiano Ulisse, il primo a cadere durante la battaglia. Il sentiero è lo stesso di allora: stretto, umido, coperto di foglie. In silenzio, passo dopo passo, i partecipanti hanno portato fiori e parole.
Alla croce, Elena Mori ha letto un brano da “La Resistenza in Canavese” di Mario Beiletti, dedicato proprio alla Battaglia di Quincinetto. Poi Mattea Buat Albiana ha dato voce alle memorie del partigiano Riccardo Ravera Chion, nome di battaglia “Terribile”.
«Il 13 ottobre 1944, alle 21, fecero un rastrellamento dei più vasti. Il nemico entrò nel paese di Quincinetto e qui cadde il primo partigiano, il capo squadra Ulisse… Poi bruciarono metà paese e la mattina del 14 ottobre fucilarono sulla piazza tredici partigiani e un civile. Solo uno di loro, Ridolini, riuscì a scampare alla morte, ferito, e fu portato a spalle fino a Ivrea da un comando della Giustizia e Libertà».
Il rastrellamento del 13 ottobre 1944 resta uno degli episodi più duri della guerra in Canavese.
I tedeschi raggiungono Quincinetto per colpire i distaccamenti garibaldini attivi nella zona.
Gli uomini dei distaccamenti Don Minzioni, Caralli e Ferruccio Nazionale, guidati da Bandierino II, resistono finché possono, poi sono costretti alla ritirata.
Nella notte le baite bruciano e, all’alba, i prigionieri vengono portati in piazza e fucilati.
Solo Ridolini riesce a salvarsi: ferito, si trascina fino a Ivrea, dove viene soccorso.
Durante la commemorazione, Michela Rizzi ha letto la celebre epigrafe che Piero Calamandrei dedicò nel 1952 al generale Albert Kesselring, dopo la sua liberazione: «Lo avrai, camerata Kesselring, il monumento che pretendi da noi italiani... ma soltanto col silenzio dei torturati, più duro d’ogni macigno».
Poi Massimiliano Milazzo ha ricordato due frasi tratte dal discorso di Calamandrei agli studenti di Milano nel 1955:
«La libertà è come l’aria: ci si accorge di quanto vale quando comincia a mancare» e «Se volete sapere dove è nata la Costituzione, andate nelle montagne dove caddero i partigiani».
A chiudere la giornata Mimmo Pignataro, con la lettura di un brano di Gino Strada, pronunciato a Stoccolma nel 2015. «L’abolizione della guerra è un’utopia che non possiamo più rimandare. La violenza non è la medicina giusta: non cura la malattia, uccide il paziente».
Così, tra la montagna e la piazza, si è concluso un pomeriggio di silenzio e memoria. Nessuna celebrazione solenne, solo parole e volti che continuano a fare ciò che serve: ricordare.
Perché chi ha visto il fuoco – come Pietro Tonino, quel bambino di Scalaro che non ha mai dimenticato – sa che la libertà non è un racconto lontano, ma qualcosa che ancora oggi si difende, passo dopo passo, lungo lo stesso sentiero.
Edicola digitale
I più letti
Ultimi Video
LA VOCE DEL CANAVESE
Reg. Tribunale di Torino n. 57 del 22/05/2007. Direttore responsabile: Liborio La Mattina. Proprietà LA VOCE SOCIETA’ COOPERATIVA. P.IVA 09594480015. Redazione: via Torino, 47 – 10034 – Chivasso (To). Tel. 0115367550 Cell. 3474431187
La società percepisce i contributi di cui al decreto legislativo 15 maggio 2017, n. 70 e della Legge Regione Piemonte n. 18 del 25/06/2008. Indicazione resa ai sensi della lettera f) del comma 2 dell’articolo 5 del medesimo decreto legislativo
Testi e foto qui pubblicati sono proprietà de LA VOCE DEL CANAVESE tutti i diritti sono riservati. L’utilizzo dei testi e delle foto on line è, senza autorizzazione scritta, vietato (legge 633/1941).
LA VOCE DEL CANAVESE ha aderito tramite la File (Federazione Italiana Liberi Editori) allo IAP – Istituto dell’Autodisciplina Pubblicitaria, accettando il Codice di Autodisciplina della Comunicazione Commerciale.