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Ivrea-Mombarone 2025: Bonaldi e Rocchia padroni della corsa. Ecco tutti i vincitori... La classifica

Il Marathon Club Imperia e l’APD Pont-Saint-Martin firmano la 47ª edizione: Sergio Bonaldi domina in 1h34’18”, mentre Luisa Rocchia trionfa tra le donne in 1h50’13”. Una gara accorciata dalla neve, ma carica di emozioni e segnata anche da un lutto lungo il percorso

La 47ª edizione dell’Ivrea-Mombarone, andata in scena domenica 28 settembre 2025, rimarrà negli annali come una delle più dure e, al tempo stesso, emozionanti di sempre. Non tanto per il percorso, che quest’anno si è dovuto fermare a quota 1.700 metri, in località Curata, causa neve e condizioni meteo proibitive sul tratto finale, quanto per la qualità dei protagonisti e per l’intensità agonistica che ha caratterizzato la gara. Nonostante la riduzione della distanza – circa 16,8 chilometri anziché i canonici 20 – lo spirito della corsa è rimasto intatto: partenza dal cuore di Ivrea, piazza Ottinetti, e arrivo dopo oltre duemila metri di dislivello che mettono a dura prova anche i più allenati.

A scrivere il proprio nome nell’albo d’oro è stato Sergio Bonaldi, portacolori del Marathon Club Imperia, che con un’azione decisa ha imposto la sua legge lungo le rampe più dure. Il suo crono, 1h34’18”, racconta di una salita regolare, gestita con l’esperienza dei grandi. Bonaldi ha saputo mantenere sempre un margine di sicurezza, senza mai dare l’impressione di soffrire, e ha meritato a pieno titolo il successo. Dietro di lui, a poco più di un minuto, ha chiuso Simone Girodo dell’APD Pont-Saint-Martin, capace di chiudere in 1h35’42” e di difendere con grinta la seconda posizione dagli attacchi degli avversari. Terzo gradino del podio per Andrea Negro del GS Des Amis (**1h36’43”), che ha confermato ancora una volta la tradizione del suo sodalizio sportivo, da sempre protagonista sulle montagne canavesane.

La top five si è completata con Francesco Nicola dell’ASD Climb Runners (*1h37’27”) e con Niccolò Biazzettidell’Atletica Canavesana (**1h39’43”), a testimonianza di un livello altissimo che ha visto almeno dieci atleti restare sotto l’ora e quaranta. Degne di nota anche le prove di Enzo Mersì (1h40’08”), Franco Chiesa (1h40’16”), Nicolas Statti (1h40’24”) e dell’inarrestabile Fabien Champretavy, nono in 1h40’34”.

Non meno avvincente è stata la gara femminile, che ha incoronato Luisa Rocchia dell’APD Pont-Saint-Martin, capace di un tempo eccellente: 1h50’13”, che le è valso il 28º posto assoluto. Dietro di lei, a completare il podio, due prove di grande solidità: Stella Bressan, atleta della Atletica Monterosa Fogu Arnad, che ha fermato il cronometro a 2h29’07”, e Enrica Thione degli Amici del Mombarone, terza in 2h29’38”. Tre donne diverse per età, categorie e provenienza, ma unite dallo stesso filo conduttore: la capacità di resistere, passo dopo passo, fino a domare la montagna.

Scorrendo la classifica, si colgono i mille volti di questa corsa. I veterani, come Carlo Torello Viera e Giovanni Cerutti, ancora capaci di prestazioni notevoli, i più giovani come Matteo Biolcati Rinaldi, che si è distinto con un ottimo decimo posto. E poi gli amatori, che hanno affrontato la sfida con la stessa dedizione dei campioni, mossi dal desiderio di misurarsi con una salita simbolo del Canavese.

Ma la cronaca non può dimenticare anche il lato più drammatico di questa giornata: durante la camminata non competitiva che accompagna la gara, un uomo di 54 anni è stato colpito da un malore fatale nei boschi di Bienca. Un episodio che ha gettato un velo di tristezza su una festa di sport, ricordando a tutti quanto la montagna vada sempre rispettata.

Alla fine, però, resta l’immagine di una piazza Ottinetti gremita di atleti, famiglie e tifosi, il suono delle campane al passaggio, i bambini che applaudono, e quell’inconfondibile spirito di comunità che ogni anno accende Ivrea e il Canavese. La Ivrea-Mombarone non è solo una corsa: è un rito collettivo, un ponte tra generazioni, una tradizione che resiste e che continua a raccontare storie di fatica e di gloria. Nel 2025 i protagonisti sono stati Bonaldi e Rocchia, ma a vincere davvero è stata ancora una volta la montagna.

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