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Castellamonte, la città di fuoco e argilla accende la 64ª Mostra della Ceramica

Sculture monumentali, maestri storici, giovani allievi e 120 artisti da 21 nazioni: la Rotonda Antonelliana, Palazzo Botton e gli spazi civici diventano un museo diffuso che unisce comunità e respiro internazionale

Castellamonte ha rinnovato il suo legame con l’argilla e con il fuoco inaugurando, sabato 23 agosto 2025, la 64ª Mostra della Ceramica, una delle rassegne più longeve e riconosciute a livello internazionale. Davanti alla Rotonda Antonelliana, simbolo architettonico della città, il taglio del nastro ha aperto ufficialmente un percorso che non è solo artistico, ma profondamente comunitario. Una folla numerosa ha partecipato all’evento: cittadini, ceramisti, artisti, istituzioni, associazioni, rappresentanti delle forze dell’ordine e delegazioni straniere hanno reso visibile la vocazione corale di questa manifestazione. A fare gli onori di casa il sindaco Pasquale Mazza, l’assessore alla cultura Claudio Bethaz e il curatore Giuseppe Bertero, affiancati dai consiglieri regionali Paola Antonetto, Monica Canalis, Mauro Fava e Gianna Pentenero, dal consigliere metropolitano Ugo Papurello, dall’onorevole Daniela Ruffino, dal vescovo di Ivrea monsignor Daniele Salera e dai rappresentanti di Cna Alessio Stefanoni e Nicola Ziano. La presenza delle delegazioni di Spagna, Cina e Romania ha ribadito la vocazione internazionale della rassegna, mentre il coinvolgimento diffuso di associazioni e realtà locali ha restituito la misura di un evento che appartiene a tutta la comunità.

Nella Rotonda Antonelliana hanno trovato spazio le sculture monumentali di artisti locali, nazionali e internazionali, in dialogo con circa sessanta mucche podoliche in ceramica, frutto del progetto Attraversamento Meridiano: un paesaggio totemico che intreccia memoria e identità, radicamento e ricerca. Spostandosi a Palazzo Botton, cuore istituzionale e simbolico della mostra, si incontra l’omaggio alla Spagna, ospite d’onore di questa edizione, scelto non soltanto per la ricchezza della sua tradizione ceramica, ma anche come gesto di vicinanza alle città colpite da tragedie, come Valencia, terra della ceramista Amparo Almela Catalá, vincitrice del concorso Ceramics in Love nel 2024. La mostra diventa così anche un messaggio di solidarietà, un ponte che unisce comunità attraverso l’arte. Sempre a Palazzo Botton, la Raccolta Civica di Terra Rossa espone opere di grandi maestri come Arnaldo Pomodoro, Carlo Zauli, Nino Caruso, Alessio Tasca, Enrico Baj, Ugo Nespolo, Plinio Martelli e Stefano Merli, custodi di un patrimonio che lega il presente alla grande tradizione del Novecento.

Al Centro Congressi Martinetti la ceramica si fa suono e gesto. Qui è esposta la preziosa collezione dei fischietti di Mario Giani, in arte Clizia, composta da oltre 2500 pezzi, accanto alle opere del concorso Ceramiche Sonore, giunto alla sua quarta edizione. Non manca un capitolo dedicato al corpo con le Ceramiche da indossare, una sezione proposta da Cna che mette in dialogo il gesto artigiano con il design.

All’Orto Sociale di Camillo è protagonista l’installazione di Denis Imberti con il collettivo Abracadabra, un intervento che mette a terra, in senso letterale e simbolico, il rapporto tra creazione artistica e comunità. Un passaggio che restituisce l’idea di arte come pratica collettiva, capace di radicarsi nello spazio urbano e sociale. Sotto le arcate di Palazzo Antonelli invece brillano sei spettacolari stufe di Castellamonte, emblema di una tradizione secolare che qui viene restituita con rigore museale e spirito divulgativo, ricordando a tutti che l’identità della città è anche nelle forme e nel calore dei suoi manufatti.

Il percorso della mostra diffusa prosegue nei rinnovati spazi del Liceo Artistico Statale Felice Faccio, dove gli allievi della sezione ceramica propongono le loro opere, intrecciando sperimentazione e tradizione. Un passaggio di testimone fondamentale: è qui che si coltiva il futuro, è qui che la materia si rinnova nelle mani dei giovani, pronti a reinterpretare un patrimonio antico con linguaggi contemporanei.

L’edizione 2025 della Mostra della Ceramica si sviluppa in sedici sedi espositive, trasformando Castellamonte in una città-museo a cielo aperto. I numeri raccontano l’ampiezza della rassegna: 120 artisti provenienti da 21 nazioni, un concorso internazionale dal titolo eloquente Ceramics in Love, un paese ospite d’onore. Ma più dei numeri conta l’atmosfera: Castellamonte respira insieme alle sue opere, le vie si riempiono di visitatori, l’intero Canavese si ritrova a essere protagonista di un evento che lo proietta sulla mappa culturale internazionale.

La scelta dell’ingresso gratuito e degli orari ampi — dal martedì al venerdì dalle 16 alle 20, sabato e domenica dalle 10 alle 20 — rappresenta una dichiarazione di principio: l’arte appartiene a tutti, la cultura è un bene comune. Ed è proprio questo lo sguardo che la mostra propone: unire tradizione e innovazione, radici e orizzonti globali, comunità locale e dialogo internazionale. Castellamonte non celebra soltanto la ceramica, ma la trasforma in un linguaggio universale, capace di raccontare chi siamo e dove stiamo andando. L’argilla, fragile e resistente, diventa metafora di una città che sa plasmarsi, che resiste, che brilla, che sorprende. E chi attraversa questa mostra diffusa non assiste soltanto a un’esposizione, ma partecipa a un rito collettivo, a un laboratorio di visioni, a un gesto di comunità che si rinnova da sessantaquattro edizioni e che ancora oggi sa emozionare.

GLI ARTISTI IN MOSTRA

Castellamonte, nei giorni della sua 64ª Mostra della Ceramica, diventa un grande atlante di nomi, storie, linguaggi. Gli artisti presenti sono tanti, provenienti da ventuno Paesi diversi, e ciascuno porta con sé una visione che arricchisce il mosaico della rassegna. Non c’è elenco che possa restituire fino in fondo la varietà delle voci, ma proviamo a percorrerle una ad una, come se passeggiassimo per le sedici sedi espositive disseminate nella città.

Alla Fornace Pagliero spicca la retrospettiva dedicata a Giorgio Moiso, un viaggio tra colore, materia e gesto che ricorda la forza espressiva di uno dei grandi protagonisti del Novecento. Poco distante, la personale di Domenico Asmone, con il suo percorso immersivo Cromatismi Materici, porta lo spettatore dentro una tavolozza accesa e fisica, fatta di colpi e vibrazioni. Sempre qui, il progetto Kéramos in Grès propone una collettiva che mette in dialogo figure storiche e contemporanee: Leonardo Bartolini, Carlos Carlé, Evandro Gabrieli, Adriano Leverone, Sandro Lorenzini, Ylli Plaka, Atsushi Shimada, Alessio Tasca, Vittore Tasca, Carlo Zauli. Un vero e proprio ponte tra generazioni che hanno lasciato tracce profonde nella storia della ceramica.

Accanto a loro, nove autori raccolti attorno all’esperienza del collettivo di Giovanni Crippa portano il fuoco dell’alta temperatura in un linguaggio tra tradizione e innovazione: Andrea Bassino, Gabriella Bertinotti, Massimo Brusa, Salvatore Coi, Gregorio Della Vedova, Giuseppe Fiori, Roberta Maraviglia, Rossella Schiavini. Le loro opere parlano di rigore tecnico e di libertà inventiva, di continuità e di rinnovamento.

Nella Rotonda Antonelliana il colpo d’occhio è tutto per le oltre sessanta mucche podoliche del progetto Attraversamento Meridiano, guidato da Raffaele Pentasuglia insieme a un gruppo di ceramisti della “Baia della Ceramica” (Savona, Albisola Marina, Albissola Superiore, Celle Ligure). Un paesaggio di animali totemici che diventano simbolo di passaggi e di appartenenze.

A Palazzo Botton si incrociano altri nomi che hanno fatto la storia. La Raccolta Civica di Terra Rossa conserva e mostra opere di Arnaldo Pomodoro, Carlo Zauli, Nino Caruso, Alessio Tasca, Enrico Baj, Ugo Nespolo, Plinio Martelli, Stefano Merli. È un pantheon di maestri, un repertorio che ancora il presente alla grande tradizione del Novecento e lo consegna ai visitatori come patrimonio vivo. Nelle stesse sale il concorso internazionale Ceramics in Love porta a Castellamonte 120 artisti da 21 nazioni: nomi che arrivano dalla Cina, dalla Romania, dall’America Latina, dall’Europa intera. Tra loro si riconosce la spagnola Amparo Almela Catalá, vincitrice nel 2024, che torna come figura simbolica dell’edizione che ha scelto proprio la Spagna come ospite d’onore.

Il Centro Congressi Martinetti ospita la grande collezione di fischietti di Mario Giani (Clizia), oltre 2500 pezzi che si intrecciano con i lavori della quarta edizione del concorso Ceramiche Sonore, dove molti giovani artisti sperimentano i limiti estremi della materia e del suono. Nelle stesse sale, le Ceramiche da indossare di Cna Federmoda trasformano il gesto artigiano in gioiello, un capitolo in cui i nomi emergenti si incontrano con designer già affermati.

All’Orto Sociale di Camillo, l’artista Denis Imberti con il collettivo Abracadabra realizza un’opera che parla di comunità e di radici, mettendo letteralmente a terra un’installazione che si intreccia con il tessuto sociale. Sotto le arcate di Palazzo Antonelli, sei stufe monumentali di Castellamonte ricordano invece il lavoro silenzioso di generazioni di artigiani che hanno fatto grande il nome della città.

E infine il futuro: quello che si respira nei corridoi del Liceo Artistico Felice Faccio, dove gli studenti della sezione ceramica espongono i loro lavori. Non ancora nomi celebri, ma mani e sguardi che lo diventeranno, perché la linfa della ceramica passa anche attraverso i più giovani, che sanno reinterpretare tradizioni secolari con coraggio e freschezza.

In questa 64ª edizione non ci sono solo maestri consacrati, ma anche tanti altri artisti che restano nascosti nell’elenco sterminato dei partecipanti al concorso Ceramics in Love. Ognuno di loro porta un accento, una tecnica, un frammento di mondo. Non è un caso che da Castellamonte arrivino opere da quattro continenti, esclusa soltanto l’Oceania: è la dimostrazione che questa città ha davvero saputo trasformarsi in crocevia globale.

E così, passeggiando tra le sale e le piazze, i nomi diventano volti, le opere diventano racconti, la città diventa museo vivente. Castellamonte accoglie Pomodoro accanto a studenti, Zauli accanto a giovani designer, Asmone e Moisoaccanto a sperimentatori internazionali. Una trama che non si limita a celebrare il passato, ma che tesse insieme presente e futuro. Perché la vera forza della Mostra della Ceramica sta qui: nell’aver saputo dare voce a tutti, grandi e piccoli, celebri e sconosciuti, locali e stranieri. Un coro di artisti che, con le loro mani e con la loro argilla, raccontano il mondo intero.

(tutte le foto sono tratte da Facebook, scattate dagli artisti in mostra o per conto delle Istituzioni presenti.
Chi volesse inserire i propri scatti nella mediagallery può inviare una email a media@giornalelavoce.it)

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