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Il ricordo

In punta di piedi, a rendere omaggio alla tomba di Adriano Olivetti

Le Spille d’Oro rendono omaggio ad Adriano e Camillo Olivetti, tra memoria, affetto e gratitudine

Come ogni anno, di nuovo lì.
Per non dimenticare.
Perché lo si vuole fare.
Per quello che ha dato a Ivrea e al mondo intero.

Alle 9.30, in punta di piedi, con in testa il gonfalone delle Spille d’Oro, il piccolo corteo entra al cimitero. Quatto quatto. Lento lento. Piano piano.

C’è l’assessora Patrizia Dal Santo. C’è una rappresentanza dei Carabinieri. Cinquanta metri, una svolta a sinistra. Ancora qualche passo ed eccolo, il giardino di Adriano Olivetti.
Un angolo semplice ma suggestivo, su cui veglia la statua di San Francesco dello scultore italoamericano Beniamino Bufano.

È qui che riposa uno dei più grandi imprenditori del Novecento, forse il più “illuminato” di tutti. Qui, accanto alla moglie Grazia Galletti.

Il tradizionale raduno delle Spille d’Oro inizia e finisce con i ringraziamenti del presidente Matteo Olivetti, figlio di David e nipote di Dino, l’ultimo figlio di Camillo.

Da qui in avanti, spazio ai ricordi.
E a una città che, ancora oggi, parla di Adriano in tutto ciò che tocca e fa.

Ermanno Lesca, del direttivo delle Spille d’Oro, ha raccontato il grande lavoro che si sta facendo a Palazzo Canavese, dove ha riaperto la Biblioteca Olivetti, con oltre cinquemila volumi e arredi originali. “Invito tutti a venire a vederla”, ha detto. E poi, con un’emozione che non si nasconde: “Dopo 35 anni il ricordo è ancora vivo. Quest’uomo ha fatto tantissimo… Per noi Olivetti era la mamma. Adriano e Camillo ci hanno portato in giro per tutto il mondo”.

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Commovente Rita Munari, che da vent’anni, da sola, accudisce questo angolo del cimitero.
Lo scorso anno, per far capire quanto ci tiene, aveva disegnato sul terreno una decorazione con le pietre raccolte personalmente lungo il Chiusella.

“È mia! È un onore”, dice. E racconta dei tanti che si fermano a dire una preghiera, o di chi lascia un fiore.

Dopo l’omaggio, i partecipanti si sono spostati verso il monumento cittadino dedicato a Camillo Olivetti. Poi la Messa, nella chiesa di San Grato al Borghetto, in suffragio delle Spille d’Oro defunte. Infine il pranzo annuale al ristorante Le Alpi di Tavagnasco. Un’occasione per condividere ricordi, rinsaldare legami e progettare il futuro di un’Associazione che oggi conta migliaia di iscritti e continua a rappresentare un punto di riferimento per gli ex dipendenti Olivetti e non solo.

Qualche giorno prima, giovedì, le Spille d’Oro si erano recate a Biella, al cimitero ebraico, dove è sepolto Camillo Olivetti, scomparso nel dicembre del 1943. Nonostante, come ormai è noto, non fosse di fede ebraica ma unitariano, come ricordato proprio da Matteo Olivetti.

“Diciamo che mio bisnonno, per quasi tutta la sua vita, ha creduto in Dio ma non nelle religioni” — ci aveva spiegato — “Poi, nel 1934, alla morte di sua figlia, cadde in una crisi profonda e aderì ufficialmente alla Chiesa Unitariana, che aveva conosciuto studiando negli Stati Uniti, a Stanford. Fu lì che si stupì della decisione del rettore di mettere a disposizione uno stesso luogo per tutte le religioni del mondo…”.

Tant’è. Quando morì il patriarca, sotto una pioggia battente, gli operai Olivetti affrontarono il rischio della guerra pur di rendergli omaggio. Un gesto di devozione e coraggio che continua ancora oggi, a distanza di decenni.

“Il giorno in cui fu trasportato al cimitero,” scriveva Libero Bigiaretti, “pioveva, ma da Ivrea, dai borghi vicini, dai vari luoghi del Canavese si erano arrampicati su per la Serra, fino a Biella, i suoi operai, i suoi fedeli. Erano arrivati con ogni mezzo, i più in bicicletta, con gran fatica e rischio. I tedeschi già davano la caccia ai partigiani, razziavano uomini, minacciavano intere popolazioni. Il piccolo cimitero israelitico di Biella poteva diventare un luogo di massacro: il recarvisi era una sfida temeraria; ma esso si popolò, quel giorno, di uomini silenziosi, a capo scoperto, sui cui volti la pioggia cancellava inutilmente le lacrime…”.

Per la cronaca, l’Associazione ha avuto come primo presidente onorario Arrigo Olivetti e come presidente effettivo Giuseppe Chiantore. A essi sono seguiti Agostino Sanvenero, Piero Rozzi, Plinio Cilento, Mario Caglieris, David Olivetti e infine Laura Federica Salvetti, la prima donna a guidarla.

L’Associazione Spille d’Oro Olivetti, apolitica e aconfessionale, riunisce gli ex dipendenti del gruppo che hanno raggiunto i venticinque anni di servizio, ricevendo la storica spilla in ricordo del dono che Camillo Olivetti fece alla moglie Luisa Revel nel 1913, all’uscita della millesima macchina da scrivere M1.
Oggi conta centinaia di soci, sei delegazioni in Italia e lo stesso spirito di allora: mantenere vivi i legami, la dignità del lavoro e l’orgoglio di appartenere a una comunità che ha fatto la storia.

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