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Gino Pistoni, il partigiano che scelse l’umanità: a Tour d’Hereraz il ricordo di un gesto senza tempo

La commemorazione dell’ANPI a 81 anni dalla morte di Ginass. Morì soccorrendo un soldato nemico. Tra i presenti il vescovo Salera, Pierangelo Monti e le sezioni di Ivrea, Caluso e Valle d’Aosta

Non c’è retorica, ogni 25 luglio, quando si sale a Tour d’Hereraz. Non c’è bisogno di parole grandi. C’è una storia che parla da sola. E c’è una piccola folla che si ritrova per ascoltarla ancora, per lasciarsi toccare dalla figura di Gino Pistoni, giovane partigiano eporediese, ucciso 81 anni fa mentre soccorreva un soldato tedesco ferito. In quei pochi secondi si è compiuto un gesto che ha il peso di una vita intera: il coraggio di scegliere l’umanità, anche nella guerra. Il coraggio di fermarsi.

Anche quest’anno, come da tradizione, la Sezione ANPI di Ivrea e Basso Canavese, insieme all’Anpi Valle d’Aosta e all’Anpi di Caluso, si è ritrovata a rendere omaggio a Ginass, nel luogo in cui cadde. La giornata si è aperta con la Messa celebrata dal Vescovo di Ivrea, Monsignor Daniele Salera, e si è conclusa con il canto collettivo di Bella ciao, intonato da Pierangelo Monti, che ha unito tutti i presenti davanti al cippo immerso tra i boschi, dove l’aria sembra trattenere ancora l’eco di quel sacrificio.

Gino Pistoni non fu solo un combattente. Come ha scritto don Arnaldo Bigio in un articolo del Risveglio del 2006, il suo gesto nasce da una scelta profonda e lucida: “il cristiano non può estraniarsi dalla storia, ha il dovere di esporsi, di giocarsi, di compromettersi”. Gino era cresciuto nell’Azione Cattolica, all’oratorio di San Giuseppe, in un clima di confronto, preghiera e amicizia vera, che diventava stimolo a “salire più in alto”. La sua militanza non mirava a riconoscimenti, ma nasceva da un’idea di gratuità: “se la vita è un dono, ci si realizza solo spendendola per gli altri”. E così fece, fino all’ultimo respiro.

Ma Gino era anche un partigiano Garibaldino. Lo ha ricordato con lucidità Riccardo Ravera Chion “Terribile”, nella commemorazione del 2009, il cui discorso è stato riproposto anche quest’anno. “Durante una ritirata, decise di fermarsi per soccorrere un nemico. Cadde colpito a morte. Questo è quanto tocca a noi ricordare, senza voler giudicare le coscienze. L’ANPI è un’associazione laica, che accoglie chiunque dimostri anelito per la Libertà, qualunque sia la sua fede. E Gino, in questo, è esempio limpido.”

Ogni parola pronunciata durante la commemorazione è risuonata come un ponte tra passato e presente. E ogni anno, nel cuore dell’estate, mentre molti sono in vacanza o fuggono dalla fatica del ricordo, a Tour d’Hereraz c’è chi continua a salire quel sentiero. Perché il sacrificio di Pistoni è ancora oggi un invito radicale a scegliere da che parte stare: dalla parte dell’uomo, prima ancora che del soldato o del partigiano.

E se il mondo corre, se la memoria sbiadisce, se la storia viene piegata a interessi di parte, qui no. Qui, ogni 25 luglio, la coscienza trova casa. E la speranza un nome: Gino Pistoni.

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