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17 Luglio 2025 - 09:25
"La palla è rotonda", tutto può succedere. E ieri sera è successo davvero di tutto. Un’espressione che aleggia da sempre nel mondo del calcio, un mantra che accompagna ogni sfida incerta, ogni pronostico ribaltato, ogni sogno che si infrange o prende il volo. Ieri sera, sul campo illuminato di emozioni e adrenalina, si sono scritte due pagine di calcio vero, giocato col cuore, con il fiato corto, con le gambe che tremano e gli occhi che brillano. Due semifinali, quattro squadre, diciotto uomini a turno per ogni squadra, e un solo destino: la finale.
Ore 20:00. Le squadre varcano la soglia degli spogliatoi. C’è tensione nell’aria, quella bella, quella che anticipa le grandi battaglie. Il primo confronto mette di fronte il Borgo Rivora, capitanato da Simone Carè, e il Borgo Giolito, guidato da Michele Calabrese, campione in carica e pronto a difendere il titolo con i denti. Il fischio d’inizio è un detonatore. Le squadre si fronteggiano con intensità e intelligenza. Fiammate improvvise accendono il primo tempo, soprattutto grazie a un incontenibile Anania Stefano, che pare sdoppiarsi in ogni zona del campo: corre, pressa, imposta, recupera. È ovunque. Ma il Rivora si presenta con un piano tattico chiaro: chiudere ogni spazio, annullare ogni iniziativa avversaria. La partita resta bloccata, si va al riposo sullo 0-0, ma la tensione cresce.
Nella ripresa cambia tutto. Il Rivora entra in campo con un piglio diverso, più aggressivo, più deciso. Le trame si fanno rapide, i passaggi più precisi, la pressione asfissiante. E alla fine la diga cede: è Cristian Marteddu a trovare il pertugio giusto e infilare il gol dell’1-0 con un gesto tecnico che vale da solo il prezzo del biglietto. Da lì in avanti è assalto del Giolito, ma il Rivora si compatta, si sacrifica, lotta. Ogni giocatore dà tutto. Il risultato non cambia più. Fischio finale. Il Borgo Rivora vola in finale, mentre il Giolito esce con onore, ma anche con il peso di non poter difendere la coppa.
Nemmeno il tempo di tirare il fiato che è già tempo di seconda semifinale. In campo il Borgo Balonn-Maglio, con Antonio Gallone in fascia da capitano, contro la rivelazione del torneo, la sorprendente e solidissima Casabiancacapitanata da Matteo Giovannini. Partita vibrante fin dalle prime battute, ritmo altissimo, occasioni da una parte e dall’altra, pali, traverse, gol sfiorati e tifosi in delirio. Il primo tempo finisce 0-0, ma nessuno sugli spalti osa lamentarsi: lo spettacolo è autentico, la tensione palpabile.
Il secondo tempo è un’esplosione di intensità. Il Balonn-Maglio accelera, alza il ritmo, pressa alto. In difesa brilla Fabio Crupi, un muro invalicabile, sempre lucido e presente. Ma è Stefano Ortalda a far saltare il banco: dribbling, scatti, giocate di fino, un repertorio completo da protagonista assoluto. E quando serve il colpo da killer, ecco che si materializza il solito Antonio Gallone, letale sotto porta. Rete dell’1-0 e tripudio. Ma il Casabianca non molla: gli ultimi dieci minuti sono da infarto. Spingono, attaccano, tentano il tutto per tutto, ma trovano sulla loro strada un portiere monumentale: Paolo Actis, che sfodera parate da copertina, salva più volte il risultato e si erge a baluardo invalicabile. Al triplice fischio, il Balonn-Maglio esulta, conquista la finale, e manda in visibilio i propri tifosi.
Negli spogliatoi è festa grande per Borgo Rivora e Borgo Balonn-Maglio, che si contenderanno la coppa venerdì 18 luglio alle ore 20:00. Una finale che si preannuncia elettrica, combattuta, indimenticabile. Due squadre in forma, due gruppi compatti, due identità forti. Tutto è pronto. E se è vero che la palla è rotonda, allora tutto può ancora succedere. Ma una cosa è certa: ci sarà da divertirsi. E da ricordare.
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