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Cantoira ricorda Teich Alasia: il medico partigiano che curava la libertà

Un pannello nel Giardino della Memoria, una cerimonia commossa con la famiglia e l’intervento del giovane Luca Vivenza. In serata la presentazione del libro di Andrea Parodi su chi disse no al nazismo

C’è un momento in cui la memoria si fa voce, racconto, volto. E sabato 7 giugno 2025, a Cantoira, la memoria ha preso la forma di un pannello, la voce di un ragazzo, il volto di un uomo che alla medicina seppe affiancare la libertà. Due appuntamenti, un unico filo conduttore: ricordare Simone Teich Alasia, partigiano e chirurgo, uomo di scienza e coscienza. Un nome inciso nella storia della Val Grande di Lanzo, e ora anche nel cuore verde del Giardino della Memoria della Biblioteca comunale “Pietro Alaria”.

Nel tardo pomeriggio, nel giardino di via della Chiesa, si è tenuta la cerimonia di inaugurazione del pannello storico dedicato a Teich Alasia, realizzato dal Comune e dalla Biblioteca nell’ambito del progetto Percorsi di Memoria, ideato da Marco Blatto, presidente del GISM, e Adriano Olivetti, vicepresidente della Società Storica delle Valli di Lanzo. Un progetto che, pannello dopo pannello, restituisce dignità e spazio a quelle figure che, con le mani, il pensiero o il coraggio, hanno costruito il senso profondo di questa valle.

Dopo Pietro Alaria, don Giuseppe Perotti, Giacomino Moretto e i cento anni della Banda Musicale di Cantoira, il percorso si arricchisce di una figura straordinaria. Simone Teich Alasia: nato a Budapest nel 1915, medico, ebreo, antifascista. Dopo l’8 settembre 1943, si rifugia nelle Valli, dove sotto il nome di battaglia Dottor Silvio organizza un ospedale partigiano a Richiardi, frazione di Groscavallo. In una scuola elementare abbandonata trasforma la miseria in efficienza, costruendo in pochi giorni un centro medico completo di camere operatorie, degenze, pronto soccorso. Un miracolo fatto di ferri chirurgici donati da un dentista sfollato, di materassi portati dai contadini, di disinfettanti, lenzuola, anestetici. Ma soprattutto, un miracolo costruito con lo spirito della solidarietà e la fiducia incrollabile nella dignità umana.

“Nella mia vita ho avuto la fortuna di creare molte strutture mediche, ma non sono mai stato tanto orgoglioso come per l’ospedalino di Richiardi”, scriverà anni dopo. E proprio queste parole campeggiano sul nuovo pannello inaugurato a Cantoira, alla presenza della famiglia Teich Alasia, commossa e partecipe.

Accanto a storici e amministratori, a colpire è stato l’intervento di Luca Vivenza, 15 anni, studente del primo anno al liceo scientifico di Ciriè e originario di Cantoira. Con uno stile limpido e appassionato, Luca ha raccontato la parabola del medico partigiano con la naturalezza e la forza che solo i giovani sanno avere quando prendono sul serio la storia. Ha ricostruito i giorni della prigionia, il falso nome Tullio Salvi, l’ingresso nella Brigata Garibaldi, la fondazione della Repubblica delle Valli di Lanzo, la fuga in Francia, il ritorno attraverso Balme, la protezione offerta da maestre, famiglie, donne del paese. Fino a quel gesto semplice e grandioso: nascondere un uomo dietro un armadio per sottrarlo ai rastrellamenti nazisti. Gesto compiuto da Cristina Girardi, oggi candidata a Giusta tra le Nazioni.

Nel racconto di Luca si è sentito qualcosa che va oltre la rievocazione: una staffetta morale tra generazioni, il passaggio concreto del testimone. E quel momento, sotto il sole del tardo pomeriggio, ha fatto capire che la memoria non è una cartolina del passato, ma un impegno che si rinnova ogni volta che un ragazzo decide di raccontare.

Tra i partecipanti anche il professor Emilio Hirsh (docente di genetica all' Università di Torino e direttore del Centro di Biotecnologie Molecolari di Torino) in rappresentanza della Fondazione Molinette, a cui fa capo anche il CTO, ospedale fondato da Teich Alasia.

La giornata è proseguita, la sera, con un secondo evento altrettanto importante: la presentazione del libro Il coraggio dell’indignazione di Andrea Parodi, nel Salone delle Feste. Un’opera intensa, pubblicata da Bollati Boringhieri, che racconta le vite di 44 ufficiali italiani che durante la Seconda guerra mondiale dissero no al nazismo, scegliendo la prigionia, talvolta la morte, in nome della libertà. Accanto all’autore, sono intervenuti la sindaca Franca Vivenza, il direttore della biblioteca Marco Blatto e il professore Tommaso De Luca, da sempre punto di riferimento culturale per il paese.

“Queste storie ci ricordano che l’obiezione di coscienza è un atto profondo, radicato nella dignità umana. Non si può delegare tutto al silenzio”, ha affermato Parodi, riportando al centro della discussione pubblica il tema, spesso rimosso, del coraggio civile.

Il libro, già presentato con successo nei mesi scorsi a Ciriè, ha trovato a Cantoira un terreno fertile di riflessione, proprio perché inserito in un contesto dove la storia è parte integrante del paesaggio. Dove ogni nome inciso su un pannello è una finestra aperta sulla responsabilità. Dove le montagne non sono solo sfondo, ma teatro di scelte e resistenza.

In un tempo in cui la parola “memoria” rischia di diventare una formula stanca, a Cantoira è successo qualcosa di diverso. È stata pronunciata, ascoltata, condivisa. È passata dalle mani di uno storico a quelle di un adolescente. È diventata gesto concreto, iniziativa collettiva, costruzione di senso. Percorsi di Memoria non è solo un progetto: è un giardino che cresce, un’idea che respira.

E Simone Teich Alasia, che nella sua lunga vita non smise mai di coniugare medicina e umanità, oggi trova in questa terra – tra una lapide, una parola e una giovane voce – il riconoscimento più profondo. Non quello delle onorificenze, ma quello del racconto. L’unico che, davvero, non muore mai.

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