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Via Piave e via Cadacorte devastate dalla piena: “Mai visto nulla di simile”. Si spalano dolore e silenzio

Fango, distruzione e solidarietà: il Venerdì Santo di Brusasco

C'è un silenzio strano, oggi, a Brusasco. Non è quello della festa religiosa. È il silenzio rotto solo dal rumore delle pale che affondano nel fango, dal raschiare lento dell’acqua che si ritira e lascia dietro di sé case devastate, vite scomposte, sguardi svuotati.

In via Cadacorte e in via Piave, il Rio Trincavena ha sfondato ogni ricordo, ogni misura, ogni previsione. Ha portato l’acqua dentro le abitazioni, oltre un metro nei piani interrati, ha sommerso garage, cucine, salotti. Ha distrutto recinzioni, travolto auto, annientato mobili, lasciando ovunque quell’odore acre di disperazione e umidità.

"Ho perso tutto: due macchine, la recinzione di casa, tutto". "Avevo l'acqua fino al tetto del garage", racconta la signora Maria, il volto segnato dal tempo. Un tempo in cui non aveva mai visto una cosa del genere.

L'acqua oltre il metro in via Cadacorte a Brusasco

Le persone oggi spalano il fango con le mani e con il cuore, perché non resta altro da fare. Famiglie intere, bambini che guardano muti, anziani che non riescono nemmeno a piangere. Accanto a loro ci sono i volontari, la Protezione civile, i vigili del fuoco, i vicini di casa che diventano fratelli, il sindaco Giulio Bosso, che ieri era tra le strade, con gli stivali e la voce rotta: “A memoria d’uomo, nessuno ricorda una piena di pari entità rispetto a quella odierna del Trincavena”.

Le frane hanno chiuso via Garibaldi e strada Casetta Alta, le vie interne restano difficilmente accessibili. Eppure oggi tutti provano a raggiungere chi ha bisogno. Si cammina nel fango, si svuotano scantinati, si recuperano brandelli di normalità.

Il Rio Trincavena, che per decenni ha tagliato silenzioso il paese come una vena d'acqua tra i prati, ieri si è trasformato in mostro. Ha imposto il suo passaggio, ha rotto l’argine della memoria. Chi ha vissuto la giornata di giovedì 17 aprile non la dimenticherà mai.

Eppure, in mezzo al disastro, resiste una dignità commovente. Gesti semplici, mani tese, occhi che si incrociano e si capiscono. È Venerdì Santo, e qui la croce si porta insieme.

Chi può, dia una mano. Chi non può, almeno non dimentichi. Perché Brusasco oggi ha bisogno di tutti.

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