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Dialetti in festa a Verolengo: una serata di emozioni, risate e sapori d’Italia

Grande successo per la prima edizione organizzata dalla Pro Loco Mansio Quadrata: canti in piemontese, melodie sarde e napoletane, sketch comici, balli popolari e street food da tutta Italia riempiono Piazza Unità d’Italia

C’è qualcosa di magico che accade quando le parole tornano a farsi suono, quando la memoria si fa voce, e il dialetto – quello vero, sentito, vissuto – torna a danzare tra le strade di un paese. È successo a Verolengo, in Piazza Unità d’Italia, dove nel sabato sera che precede la Domenica delle Palme, si è celebrata una vera festa dell’anima: la prima edizione della “Festa dei dialetti”, organizzata dalla Pro Loco Mansio Quadrata, con il sostegno del Comune e la collaborazione di tante realtà locali.

Un padiglione fisso, allestito per l’occasione, si è trasformato in una piccola Italia in miniatura. Un’Italia che canta, che racconta, che balla e che commuove. Le sedie si sono presto riempite, il brusio si è fatto attesa, e quando le luci si sono abbassate, è iniziato un viaggio che ha attraversato tutto il Bel Paese… a colpi di parole antiche, canzoni popolari, sapori autentici e sorrisi senza età.

Ad aprire le danze, con l’ironia tipica della gente di qui, sono stati “Ja scapà da cà”, un gruppo tutto verolenghese composto da Luigi, Massimiliano, Gigi e Giuseppe. Chitarre alla mano e cuore sul palco, hanno fatto rivivere l’atmosfera delle vecchie “piole” piemontesi, tra storielle e canzoni in dialetto che hanno strappato risate sincere e applausi scroscianti. Il pubblico, composto da bambini, nonni, famiglie intere, si è lasciato trasportare, riscoprendo un mondo fatto di parole dimenticate ma mai perdute.

E poi è stato un susseguirsi di emozioni: dalla dolce malinconia della melodia napoletana, intramontabile e struggente, fino al cuore profondo della Sardegna, con un brano in lingua ispirato alla poesia di Antonio Mereu, che ha raccontato con dignità e commozione la vita dura delle campagne ottocentesche. A interpretarlo, Giancarlo Uda, Sandro Congias e Massimo Buscella, affiancati da una danzatrice dell’associazione “Arcizeta”, visibilmente commossa, anch’essa di origini sarde. Un momento che ha toccato il cuore.

La serata ha avuto anche il suo lato comico, grazie a sketch esilaranti e ben congegnati. Uno su tutti, un omaggio ai mitici Sandra Mondaini e Raimondo Vianello, con il loro indimenticabile “Casa Vianello”. Ma la vera sorpresa è arrivata con Massimiliano Trippodo, componente della Pro Loco, che ha portato in scena un brano teatrale brillante, intitolato “San Ciro e le suppliche della vedova”. Risate a non finire, con il pubblico che si è lasciato andare a un divertimento genuino, di quelli che fanno bene all’anima.

Non sono mancati i momenti dedicati ai più giovani. I ragazzi delle classi prime della Scuola Media di Verolengo, diretti dal maestro professor Antonini, hanno incantato la piazza con la loro interpretazione di “Ciuri ciuri”, omaggio sentito e gioioso alla Sicilia. Un tripudio di voci fresche, di entusiasmo contagioso, che ha dimostrato come le tradizioni possano vivere anche nelle nuove generazioni, se solo si dà loro spazio e fiducia.

Gran finale affidato all’associazione Arcizeta di Chivasso, che ha portato in scena un’entusiasmante rassegna di danze popolari italiane ed europee. I passi si intrecciavano con la musica, le gonne giravano come in una festa di paese d’altri tempi, e per un momento sembrava davvero di essere tornati a quando i balli in piazza erano occasione di incontro, conoscenza, amore. Un tempo che sembrava lontano, ma che per una notte è tornato vivo come non mai.

E come ogni festa che si rispetti, il cibo non poteva mancare. E che cibo! Grazie alla collaborazione con “La Cascinetta di Bud” di Borgo Revel, la Pro Loco ha allestito un variopinto e profumatissimo Street Food Regionale, con stand enogastronomici dove si poteva assaggiare un pezzo d’Italia a ogni morso. 

La partecipazione è stata talmente alta da superare ogni aspettativa. I posti a sedere non bastavano, la fila agli stand era lunga, ma nessuno si è lamentato. Perché in serate così, ci si sente parte di qualcosa di più grande. Di una comunità viva, calorosa, che ha ancora voglia di ritrovarsi, di riconoscersi, di condividere bellezza e memoria.

Una serata che ha scaldato il cuore, riacceso ricordi, acceso nuove speranze. Una serata che ha dimostrato che le nostre tradizioni non sono polvere da soffiare via, ma scintille da custodire.

Onore allora alla Pro Loco Mansio Quadrata di Verolengo, che ha saputo mettere in piedi un evento tanto curato quanto sentito. E l’appuntamento – a detta degli organizzatori – è già per il prossimo anno. Con più spazio, più stand, più sorprese. Ma soprattutto, con lo stesso spirito: quello di un paese che non dimentica da dove viene, e che sa ancora emozionarsi al suono di una parola in dialetto.

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