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A passo d’ape: la scelta coraggiosa di cambiare vita e inseguire un sogno tra i boschi

Francesca e Davide hanno lasciato tutto per seguire il richiamo della natura. A Rueglio, in Valchiusella, hanno dato vita a BeeMine: un mondo fatto di api, miele, poesia e fatica. Perché a volte cambiare vita è l’unico modo per ritrovarsi davvero

In Valchiusella, nel cuore verde del Piemonte, ai piedi della maestosa Cima Bossola, che domina la vallata come una sentinella silenziosa e luminosa, si trova Rueglio. Un piccolo paese incastonato tra castagneti, vecchie cascine di pietra e pascoli fioriti che sembrano usciti da un dipinto. Qui, dove il tempo scorre lento e l’aria ha ancora il profumo delle stagioni, vivono poco meno di 800 anime. E tra queste, battono fortissimo i cuori di Francesca e Davide, i giovani custodi di un’avventura chiamata BeeMine Apicoltura Favetto.

Li incontro in uno dei loro apiari, un angolo nascosto di mondo dove il ronzio delle api si mescola al fruscio degli alberi e ai racconti di chi ha scelto una strada diversa, fatta di amore per la terra e coraggio. Hanno una ventina di arnie in questo campo e tanti sogni, tutti veri. Mi accolgono con sorrisi larghi e occhi che brillano. Davide comincia a raccontare, e la sua voce ha la stessa naturalezza con cui le api si posano sui fiori.

“È iniziato tutto per gioco”, mi dice e sono già altrove, in un altro tempo.

Tutto nasce con la nonna di Francesca, che vive a Quincinetto e partecipa a un progetto dedicato alla coltivazione del cipollino di Quincinetto e Tavagnasco, detto anche cipollino di Ivrea. Un'antica varietà di cipolla piccolissima, color nocciola, che già nel Settecento profumava i banchi del mercato eporediese. Per farla crescere bene, servono gli impollinatori naturali: api e farfalle, piccoli ma insostituibili architetti della biodiversità.

Francesca e Davide

Così la nonna, che allevava api già decenni fa, decide di riprovarci, ma non riesce a trovare un apicoltore che la convinca davvero. È allora che Davide si fa avanti, con il cuore prima ancora che con la competenza. Lui e Francesca fanno i cuochi, sanno poco o nulla di apicoltura. Ma quando si accende la passione, la conoscenza arriva con il tempo.

Davide frequenta un corso, compra le prime tre arnie e le piazza nei campi della nonna.

“Era già autunno, tutti mi sconsigliavano di iniziare… ma io le volevo. Le ho prese. E l’anno dopo avevo già raddoppiato le famiglie”, racconta con orgoglio.

Da lì, è un crescendo.

“Oggi ne abbiamo circa 80 -  aggiunge Francesca - Abbiamo anche rilevato il laboratorio di un vecchio apicoltore, con tutta la sua attrezzatura e le sue api”. Una vera e propria eredità da proteggere. Una scelta di vita.

L’impegno diventa totalizzante. Davide lascia il lavoro da cuoco e si dedica a tempo pieno alle api. Una decisione non facile, ma necessaria. Quando senti che il tuo posto nel mondo è accanto a un’arnia, non puoi più far finta di niente.

Intanto acquistano una casetta a Rueglio, che vogliono trasformare nel loro laboratorio. E un giorno, forse, anche in un piccolo agriturismo.

Ma come spesso accade, i sogni devono fare i conti con la realtà: la burocrazia.

Tra pratiche, certificazioni, ASL e associazioni di categoria, il passaggio del laboratorio si trasforma in un percorso a ostacoli. “Gli uffici non si parlano tra loro, e a volte ci troviamo a dover spiegare le stesse cose più volte, a persone diverse”, raccontano.

Uno dei progetti che più li entusiasma è la divulgazione nelle scuole, soprattutto in quelle frequentate dai loro figli. Con una speciale arnia trasparente, Francesca e Davide mostrano ai bambini il mondo invisibile ma straordinario delle api: come si muovono, come comunicano danzando, come nasce un’ape o come lavora la regina. Ma anche qui, l’entusiasmo deve scontrarsi con normative rigide. Servono corsi, assicurazioni, certificazioni da fattoria didattica.

Un dedalo di regole che a volte spegne l’energia educativa di chi vuole solo trasmettere passione.

Poi ci sono i cambiamenti climatici, che non risparmiano nessuno, nemmeno chi vive e lavora a stretto contatto con la natura. L’uso di pesticidi, le monocolture, il taglio continuo di prati e siepi, le stagioni impazzite… tutto contribuisce a rendere più difficile la vita delle api.

In Italia, gli alveari selvatici sono ormai un ricordo. Le piogge persistenti e le temperature basse dello scorso anno hanno compromesso le fioriture in tutto il Piemonte. Le api non riescono a nutrirsi e a produrre abbastanza miele per sé, figurarsi per l’uomo.

Il risultato? Mieli come quello d’acacia diventano rari, preziosi, e costano di più.

“Ma il cliente spesso non lo sa”, dice Davide. “Si aspetta di pagare poco, e non capisce che dietro un vasetto ci sono mesi di lavoro, amore, fatica”. Anche per questo stanno valutando di vendere all’estero, dove il miele italiano è apprezzato e pagato di più.

E poi c’è il grande tema dell’informazione: Davide insiste sull’importanza di spiegare che un buon miele cristallizza in inverno, che non è difetto, ma pregio. E che scaldarlo troppo significa distruggerne le proprietà benefiche. Educare al gusto, insomma. Educare al rispetto.

Ma per far vivere davvero un sogno, serve respiro lungo. Davide e Francesca lo sanno bene. Per questo hanno deciso di diversificare, piantando 350 piante di mirtilli con cui realizzare confetture artigianali.

le arnie

Francesca, l’anima creativa del progetto, porta questa storia, la sua storia, tra i banchi dei mercatini artigianali, sui social media, e crea piccoli capolavori: bomboniere con miele, saponi fatti a mano, oggetti che raccontano l’amore per le api e per la bellezza.

Anche la cera d’api viene trasformata in valore: la vendono a una giovane artigiana di Rueglio che ne ricava candele profumate. È un ciclo virtuoso, dove il lavoro di uno genera opportunità per l’altro. Dove l’economia è anche relazione, fiducia, vicinanza.

I clienti più affezionati riportano i vasetti vuoti per farli riempire di nuovo. Come una volta, con le bottiglie di vetro. Un gesto semplice, ma carico di significato. Un piccolo ritorno al futuro.

La chiacchierata con Francesca e Davide è lunga, intensa, piena di luce. E queste righe non bastano a raccontare tutto. Perciò vi invitiamo a scoprirli, a seguirli sui loro canali social, a cercare il loro stand se passate in Valchiusella. Oggi il loro miele è già tutto esaurito, vendono solo ciò che producono, senza comprare da altri.

E in ogni barattolo c’è dentro molto più che miele: c’è un pezzo di vita, una scelta radicale, e un piccolo, preziosissimo sogno che resiste.

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