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Europa a pezzi: 50mila in piazza, ma la politica litiga sul riarmo

Marea umana a Roma per difendere l’Ue, tra bandiere della pace e dell’Ucraina. Il Pd spaccato, Schlein e Gentiloni ai ferri corti sul piano von der Leyen. Serra: "Siate meno intelligenti, parlatevi".

Piazza del Popolo a Roma gremita, traboccante fino al punto da costringere gli organizzatori a chiudere gli accessi per ragioni di sicurezza. Cinquantamila persone hanno risposto alla chiamata per un'Europa federale, riempiendo la piazza con bandiere, colori e divisioni.

Sul palco, artisti, comici, scrittori, associazioni, esponenti del mondo della cultura, ma nessun politico. O almeno, nessuno ufficialmente in veste di leader di partito. Gli unici ad avere un ruolo attivo nell'organizzazione dell’evento lanciato da Michele Serra su Repubblica sono stati alcuni sindaci e amministratori locali, impegnati più nella logistica che nella dialettica politica. Lo stesso Serra, aprendo la manifestazione, ha dato il tono alla giornata: "Non perdiamoci di vista", ha detto dal palco, rivolgendosi alla folla. "Siamo in tanti perché siamo un popolo. Una piazza europea è una piazza di persone che su molte cose non la pensano allo stesso modo".

Un'unità apparente, perché dietro al grande raduno, le fratture politiche erano evidenti. Il centrodestra ha ignorato l’appuntamento, mentre le opposizioni si sono fatte vedere, ma ciascuna con la propria posizione. Nessuna delegazione ufficiale del Movimento 5 Stelle. Il Partito Democratico presente, ma con una pluralità di simboli e sfumature che hanno reso visibile la sua spaccatura interna. La segretaria Elly Schlein ha cercato di smorzare i contrasti: "Non facciamo polemiche, ci godiamo questa meravigliosa manifestazione per un’Europa federale".

Un’aria da girotondini, tra pacifisti e sostenitori del riarmo

La piazza aveva il sapore di un movimentismo maturo, non più ingenuo, ma neanche rassegnato. Il messaggio era chiaro: serviva un argine, un'Europa che si difendesse dalla pressione di Mosca e dall’ombra ingombrante di un possibile ritorno di Donald Trump alla Casa Bianca. Ma oltre a questa consapevolezza comune, le divergenze erano lampanti.

Se le bandiere europee erano le più numerose, non mancavano quelle della pace, a simboleggiare la contrarietà al piano di riarmo voluto da Ursula von der Leyen. Accanto a loro, le bandiere dell’Ucraina, sostenute da chi invece ritiene il piano un passo necessario. Il Pd stesso si è mostrato in abiti variabili: Schlein con i colori dell’Ue, i riformisti come Filippo Sensi con quelli dell’Ucraina, la sinistra del partito – rappresentata da Nico Stumpo – con le bandiere arcobaleno della pace.

Presenti anche i leader di Azione e Più Europa, con Carlo Calenda in prima linea accanto ai rappresentanti delle comunità ucraine e georgiane. Tra i dem più critici con Schlein, Pina Picierno e Alessandro Alfieri si sono schierati al fianco di Riccardo Magi, leader di Più Europa. Sul fronte sindacale, la Cgil con Maurizio Landini, la Cisl con la nuova leader Daniela Fumarola e la Uil con Pierpaolo Bombardieri hanno fatto sentire la loro voce.

Serra e l’appello alla politica: "Siate un po’ più stupidi"

L’evento, pur volendo restare lontano dalla retorica partitica, ha visto comunque una discreta presenza di esponenti politici. Oltre a Schlein, si sono affacciati dal retropalco gli esponenti di Italia Viva, con Maria Elena Boschi, e quelli di Alleanza Verdi e Sinistra, con Nicola Fratoianni, che sfoggiava una sciarpa della pace, e Angelo Bonelli, con coccarda pacifista e spilletta Ue.

Michele Serra, dal palco, ha rivolto un appello chiaro alla politica, con la consueta ironia: "Ai politici presenti e a quelli che non ci sono ho solo un piccolo rilievo da muovere: siete troppo intelligenti. Cercate, per favore, di essere un poco più stupidi, come questa piazza che non ha fatto calcoli. Cercate, per favore, di parlarvi e addirittura di ascoltarvi". Un invito a mettere da parte tatticismi e divisioni per una causa comune.

Jovanotti, Vecchioni e l’intervento di Liliana Segre

La manifestazione ha avuto momenti di spettacolo e cultura, con l’intervento di artisti e scrittori. Sul palco si sono alternati Jovanotti, Pennac, Vecchioni, Paolo Virzì e altri volti noti. Ma il momento più significativo è stato il videomessaggio di Liliana Segre, che ha ricordato cosa significhi davvero difendere l’Europa:

"Difendere l'Europa significa molte cose. Certo, significa mettersi nelle condizioni di fronteggiare le minacce dei nemici della pace, che esistono e che non vanno sottovalutati. L’arrendevolezza non ha mai impedito le guerre, anzi ha sempre solo incoraggiato i disegni di sopraffazione".

Parole che hanno fatto eco al dibattito di fondo della giornata: riarmo sì o no? Il grande nodo irrisolto, la faglia che attraversa il Pd e divide l’opposizione.

Lo scontro nel Pd: riarmo o pacifismo?

Nonostante la parvenza di unità nella piazza, la spaccatura interna al Pd è emersa con forza. In mattinata Schlein, contraria al piano di von der Leyen, ha avuto un lungo confronto con Paolo Gentiloni, uno dei più convinti sostenitori dell’aumento della spesa militare europea. Un incontro cordiale, ma che non ha sciolto le distanze.

L’ex premier ha ribadito con fermezza: "Il piano di riarmo Ue è una decisione storica, che apre una strada, anche se non è sufficiente. Ostacolarlo sarebbe un errore". Nessun compromesso, nessuna fumata bianca.

La segretaria dem è intenzionata a chiarire la linea del partito, ma come? Chi le è vicino tende a escludere soluzioni drastiche, come rimpasti o azzeramenti della segreteria. Tuttavia, sul tavolo restano tutte le opzioni: dal congresso al referendum tra gli iscritti sulla politica estera.

"Deciderà la segretaria", dicono i suoi. Ma il tempo stringe e la frattura rischia di diventare insanabile.

Insomma, la manifestazione ha dimostrato che esiste una mobilitazione popolare per l’Europa, ma anche che le divisioni politiche su come difenderla restano profonde. La piazza ha chiesto unità, ma i partiti sono ancora lontani dal trovare una sintesi.

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