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Carnevale di Ivrea
05 Marzo 2025 - 18:24
La polpa d’arancia impregna ancora le strade di Ivrea, il profumo acre della battaglia persiste nell’aria, e gli Aranceri della Morte raccolgono il bottino di guerra: lividi e gloria. L’edizione 2025 della Battaglia delle Arance si è chiusa con un’altra prestazione da manuale della storica squadra fondata nel 1954, che ancora una volta ha saputo farsi rispettare nella feroce mischia di Piazza di Città, la sua roccaforte.
Vestiti con le iconiche casacche nere, con il simbolo del teschio bene in vista, gli aranceri della Morte hanno dato il massimo, combattendo con una grinta che ha infiammato il pubblico e mandato al tappeto più di un avversario. Per tre giorni, i guerrieri della squadra hanno tenuto testa ai migliori carri, incassando cariche e restituendo colpi con la precisione di chi non ha paura di nulla. L’ultima giornata è stata un vero e proprio duello tra titani.
La squadra di Piazza di Città ha dimostrato ancora una volta di essere tra le più temute e rispettate della competizione.
Hanno combattuto fino all’ultimo spicchio, gettandosi nella mischia senza esitazione. E, come sempre, non sono mancati i segni della battaglia: nasi rotti, zigomi gonfi e qualche dente ballerino sono il prezzo da pagare per l’onore di far parte della squadra più iconica del Carnevale di Ivrea.
Il verdetto finale li ha visti chiudere al secondo posto, superati soltanto dalle Pantere, che quest’anno hanno dominato la classifica generale. Una posizione che ha lasciato un po’ di amaro in bocca, ma che certifica ancora una volta la loro presenza nell’élite degli aranceri eporediesi.
Ora che la battaglia è finita, resta solo il tempo per le medicazioni e le storie da raccontare.
Il quartiere San Grato e la sede della squadra in via Generale Giuseppe Perotti saranno per giorni il centro di ritrovo per rievocare l’epopea di questa edizione e pianificare la rivincita. Perché una cosa è certa: gli Aranceri della Morte torneranno, più forti di prima. Il Carnevale di Ivrea 2025 è finito, ma la sete di battaglia non si spegne mai.
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