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Mappano
16 Ottobre 2024 - 15:58
Mappano – Venerdì 11 ottobre 2024, la sala Lea Garofalo del municipio di Mappano si è trasformata in un luogo di profonda riflessione e riconoscenza per onorare questo valoroso poliziotto, che perse la vita per mano dei terroristi il 12 marzo 1977.
Da sinistra a destra:
Gerardo Acquaviva (autore del libro su Giuseppe Ciotta), Stefano Tallia (Presidente dell’Ordine dei giornalisti), Gian Carlo Caselli (già Procuratore della Repubblica), Paolo Sirna (Questore di Torino), Francesco Grassi (Sindaco di Mappano), Vincenzo Sarcone (Sindaco di Ascoli Satriano), Franco Vasciminno (Presidente dell'Associazione Amici di Ascoli Satriano) e Sarah Disabato (Consigliera regionale).
Il convegno, organizzato dall'Associazione Amici di Ascoli Satriano del Piemonte e Valle d'Aosta, con il patrocinio delle amministrazioni comunali di Ascoli Satriano e Mappano, ha preso il via con il saluto di Damiano Golia, consigliere dell'Associazione. Golia ha espresso la gratitudine dei soci e del presidente Francesco Vasciminno, che ha accolto con entusiasmo tutti gli ospiti, tra cui la consigliera regionale Sarah Disabato, originaria di Ascoli Satriano. L’Associazione ha anche ringraziato la rappresentanza della Polizia di Stato, l'Associazione della Polizia di Stato e le altre associazioni di Ascoli Satriano, tra cui quella di Milano e l'Associazione “Amici della Puglia”, guidata dal Dr. Pasquale Mastracchio.
È stato inoltre riconosciuto il prezioso apporto del questore Vincenzo Ciarambino alla buona riuscita dell'evento.
Tra i presenti c'erano anche la moglie-vedova di Ciotta e la figlia, alle quali è stato dedicato un caloroso applauso di vicinanza da parte della sala gremita di persone.
La serata, moderata dal giornalista e presidente dell’Ordine dei Giornalisti Stefano Tallia, è stata aperta dalla partecipazione straordinaria dell’attore e regista Gerardo Placido, che ha rievocato la tragica morte del suo amico d’infanzia, Giuseppe Ciotta. Attraverso la sua narrazione, Placido ha accompagnato il pubblico in un viaggio tra memoria personale e storica, con la lettura di documenti toccanti, come la deposizione di Marco Alberto Donat-Cattin e un estratto della poesia di Pier Paolo Pasolini "Il PCI ai giovani!".
L’attore ascolano ha poi ricordato il giorno in cui apprese della morte di Ciotta: «Non sapevo cosa fare, così mi condussi a Piazza Cordusio e mandai questo telegramma, impietrito dal dolore».
Ha poi dedicato una lettera a Peppino, seguita dalla poesia “La morte non è niente” di Sant’Agostino, come fosse un’affettuosa conversazione con il caro Giuseppe.
Il sindaco di Mappano, Francesco Grassi, ha spiegato il motivo per cui questo evento si è svolto nel paese alle porte di Torino, sottolineando il senso di comunità che unisce Ascoli Satriano e Mappano, legate non solo dalle radici ascolane di tanti abitanti, ma anche dall’esempio di uomini come Giuseppe Ciotta, che ha sacrificato la vita per la libertà di tutti.
Anche il sindaco di Ascoli Satriano, Vincenzo Sarcone, ha reso omaggio al brigadiere, sottolineando come la sua città, pur oppressa da mafia e criminalità, abbia dato i natali a un eroe della Repubblica. Un eroe mai dimenticato e di cui i suoi compaesani sono orgogliosi.
Il magistrato Gian Carlo Caselli (a sinistra) e il questore di Torino Paolo Sirna (a destra)
Uno degli interventi più intensi è stato quello del questore di Torino, Paolo Sirna, che ha sottolineato l'importanza della memoria, affermando che «non ricordiamo per un obbligo formale, ma perché ci muove una corda del cuore, un sentimento profondo».
Il questore ha poi messo in luce la trasformazione della Polizia di Stato avvenuta con la Legge 121, che ha segnato il passaggio da forza militare a forza civile. Ciotta aveva intuito l'importanza di questa riforma e stava lavorando per promuovere il consenso attorno al sindacato. Concludendo, ha reso omaggio al sacrificio di Giuseppe Ciotta, evidenziando che non è morto per un dovere personale, ma per un ideale collettivo.
Don Riccardo Robella ha, invece, riflettuto sul valore del sacrificio: «Dare la vita per gli altri è la cosa più grande che si possa fare. Questo è un valore che dobbiamo ricordare, anche a tanti anni di distanza».
Non sono mancati i ricordi personali, come quello di Giovanni Berardi, presidente dell'Associazione Europea Vittime del Terrorismo: «Ho conosciuto Peppino solo una volta, ma il dolore della sua perdita è rimasto inciso nella memoria della mia famiglia, poiché mio padre lavorava con lui. Un anno dopo la morte di Giuseppe, anche mio padre Rosario fu ucciso dai terroristi». Berardi ha sottolineato l'importanza di non dimenticare il sacrificio consapevole di chi ha lottato per la democrazia.
Gerardo Acquaviva, autore del libro “Giuseppe Ciotta - Un poliziotto in difesa della libertà e della democrazia", ha ripercorso gli eventi della tragica giornata in cui Ciotta perse la vita, evidenziando come l’omicidio di «un uomo buono, esente da colpe e figlio del popolo» abbia rivelato le contraddizioni all'interno delle stesse organizzazioni terroristiche.
Tra gli interventi più rilevanti e ricchi di saggezza, spicca quello del magistrato Gian Carlo Caselli, relatore dell'evento e icona della lotta al terrorismo e alla criminalità. Il Dr. Caselli ha espresso la sua profonda gratitudine verso le forze dell'ordine: «Se i magistrati ottengono buoni risultati, è perché le forze dell'ordine soffiano nelle loro vele».
Il magistrato ha contestualizzato l'omicidio di Ciotta in un periodo storico segnato da una “lunga stagione di sangue” a Torino, allora cuore industriale e operaio del Paese. In quel contesto degli anni di piombo, la città fu teatro di violenze indiscriminate perpetrate da gruppi terroristici come le Brigate Rosse e Prima Linea.
Riflettendo sull'esito del processo per l'omicidio di Ciotta, il magistrato Caselli ha sottolineato come il rispetto delle regole sia stato determinante nella lotta al terrorismo: «E questo ha messo in crisi i terroristi, che sono stati rispettati nei loro diritti […] C'è una slavina di pentiti e dissociati che sarà il fattore principale di crisi e scioglimento interno di queste formazioni terroristiche». In questo contesto, Torino, invece di essere espugnata, è diventata il primo baluardo contro le formazioni terroristiche.
In merito alle vittime della criminalità organizzata, Caselli ha citato lo storico Salvatore Lupo, che sottolinea come queste siano figure che si sono sacrificate per i propri doveri in un'Italia priva di un forte senso di Patria. Secondo il magistrato, queste vittime, operatori di legalità, paradossalmente incarnano l'idea di rivoluzionari, restituendo credibilità e rispetto allo Stato e dando senso alla frase “Lo Stato siamo noi”.
In chiusura del suo intervento, Gian Carlo Caselli ha avvertito: «La memoria è un antidoto contro l'amnesia». Riconoscere il passato, per quanto doloroso, è fondamentale per prevenire il ripetersi della violenza.
Il magistrato Gian Carlo Caselli, relatore del convegno, durante il suo intervento.
Il convegno si è concluso con l'annuncio del sindaco di Mappano, Francesco Grassi, riguardo la realizzazione di un cippo commemorativo in onore di Giuseppe Ciotta, che sarà collocato nel nuovo giardino del comune.
Terminato il convegno, il moderatore Stefano Tallia ha risposto a una domanda sulla memoria condivisa tra le generazioni, sottolineando che i giovani possono contribuire a mantenerla viva attraverso il dialogo intergenerazionale e la partecipazione attiva in associazioni come LIBERA, che preservano la memoria delle vittime di criminalità organizzata.
Infine, il vicepresidente dell'Associazione organizzatrice, Vincenzo Santullo, ha ringraziato i volontari per l'allestimento della sala e ha apprezzato l'importante contributo di tutte le figure istituzionali e culturali che hanno aiutato a ricordare questo eroe e le altre vittime degli anni di piombo, tra cui poliziotti, giornalisti, magistrati e avvocati.
La serata si è conclusa con un rinfresco, durante il quale i partecipanti hanno avuto l’opportunità di incontrare la moglie di Giuseppe Ciotta, Michelina, e la loro figlia, Nunzia. Quest’ultima appare come una donna risolta, madre affettuosa dei suoi figli, nipoti di un nonno che oggi avrebbe 77 anni, e lavoratrice attiva. Nonostante la figura paterna le sia stata sottratta prematuramente, Nunzia porta con sé lo stesso sguardo del padre: una visione di speranza per un mondo migliore.
Dall'evento è emersa la storia di Giuseppe Ciotta, il cui vissuto si intreccia con uno dei periodi più violenti del nostro Paese. Una persona che consapevolmente ha scelto l'onestà, descritto da chi lo conosceva come un uomo buono.
Non si diventa eroi solo per una morte straordinaria, sebbene essa porti con sé un grande significato. Si diventa eroi per la decisione di impegnarsi quotidianamente per il bene degli altri e per la difesa dei valori, nonostante le difficoltà. Questo è ciò che Peppino ha fatto in vita, ed è per questo che viene ricordato ancora oggi, dopo tutto questo tempo.
La sua vita eroica merita di essere raccontata per essere d'ispirazione per i giovani di ieri, di oggi e di domani.
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