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Settimo Torinese
19 Agosto 2024 - 12:02
Il Villaggio Fiat, un tempo fiore all'occhiello della comunità, è oggi teatro di un progressivo e inaccettabile degrado. Questo storico quartiere, una volta simbolo di progresso e innovazione, si è trasformato in un esempio lampante di abbandono e incuria, scatenando l'indignazione dei residenti che, stanchi di promesse disattese, iniziano a far sentire la propria voce.
Marco Salis è uno dei testimoni diretti di questo scempio. Nei giorni scorsi ha deciso di denunciare pubblicamente lo stato pietoso in cui versa il quartiere.
“Non possiamo più tollerare questa situazione”, afferma con determinazione, descrivendo una realtà che sembra sfuggire all'attenzione della sindaca Elena Piastra e della sua Amministrazione comunale..
Uno dei problemi più evidenti riguarda la manutenzione dei marciapiedi, o meglio, la sua totale assenza. L’erbaccia, ormai in stato di totale abbandono, invade ogni centimetro di spazio, rendendo impraticabile il passaggio per chiunque, ma in particolare per chi spinge passeggini o per le persone in carrozzina. Via Vercelli e Via Alessandria sono solo alcuni degli esempi più eclatanti di questa negligenza.
“Le erbacce sui marciapiedi non vengono tagliate da mesi, forse anni. Questa situazione non è solo una questione estetica, è una questione di sicurezza per i cittadini che si muovono a piedi”, denuncia Salis.
Ma il degrado non si ferma qui. Un altro punto dolente è la gestione dei rifiuti nei cortili interni, divenuta ormai una farsa. Salis ha documentato in video ciò che è ormai sotto gli occhi di tutti: individui, apparentemente appartenenti alla comunità ROM, che hanno accesso indisturbato alle aree destinate alla raccolta differenziata, rovistando nei bidoni e mescolando i rifiuti con disprezzo delle regole.
“Noi condomini abbiamo pagato di tasca nostra per installare le gabbie per la raccolta differenziata nei nostri cortili. Separiamo con cura vetro, plastica e alluminio, ma tutto questo impegno viene vanificato da chi riesce ad accedere con delle chiavi, come se fosse normale infrangere le regole impunemente”, tuona Salis, evidenziando una situazione che ha già ampiamente incrinato la fiducia dei cittadini verso le istituzioni.
A coronare questa desolazione, c’è il Parco Berlinguer, un’area verde che ormai sembra più un cimitero a cielo aperto che un luogo di svago.
“Gli alberi secchi e la totale mancanza di manutenzione fanno del parco un simbolo inequivocabile del degrado che ha ormai avvolto il nostro quartiere. Questo parco dovrebbe essere un luogo di aggregazione e di benessere, ma è diventato l’emblema della negligenza e dell'abbandono delle autorità competenti”, conclude Salis con amarezza.
Questa denuncia non è solo un grido d’allarme, ma un atto d'accusa contro chi, con la propria inerzia, ha permesso che un quartiere storico come il Villaggio Fiat si trasformasse in una bidonville. È ora che Elena Piastra cominci a dedicare il proprio tempo nella risoluzione dei problemi della città. I cittadini non possono più essere lasciati soli in questa battaglia contro l'incuria e l'abbandono.
Il Villaggio Fiat di Settimo Torinese nasce, sulla carta, il 29 novembre del 1961 quando Fiat (poi Fiat Engineering) chiede al Comune a licenza per costruire un quartiere residenziale destinato alle famiglie dei propri dipendenti.
Il complesso di edifici sarebbe sorto fra il rio Fracasso e strada San Mauro.
A disegnare il nuovo quartiere viene chiamato Guido Radic, nato a Torino nel 1924 da una famiglia di antiche origini ungheresi, impiegato nel Servizio costruzioni e impianti della Fiat. Sono suoi anche i progetti della chiesa di San Giuseppe Artigiano, della canonica dell’asilo infantile della parrocchia e della scuola media statale. Radic morì nel 1983 all’età di cinquantasette anni. Porta il suo nome la piazzetta adiacente alla scuola media.
"Il Villaggio Fiat - scrive lo storico Silvio Bertotto in uno dei suoi approfondimenti su www.giornalelavoce.it - costituisce un caso fra i più emblematici di come la grande industria fosse in grado di orientare, nel secolo scorso, l’espansione di una città. Allora Settimo disponeva di un regolamento edilizio risalente al 1938, ma non del piano regolatore. Di conseguenza si edificava un po’ dovunque, nel centro d’impianto storico come nelle aree agricole. Gli architetti che stavano elaborando il piano regolatore suggerirono all’amministrazione comunale di respingere la richiesta della Fiat perché «assolutamente in contrasto» con le proiezioni di sviluppo della città. Classificata «zona agricola di trasformazione residenziale», l’area del futuro Villaggio sarebbe divenuta edificabile soltanto a esaurimento di altri terreni. Detto in maniera diversa, costituiva uno spazio di riserva per la futura crescita della città...".
Dal 1960 Settimo era amministrata da una coalizione socialcomunista, con l’appoggio di due consiglieri indipendenti. Contrariamente alle aspettative, la giunta decise di dare corso all’operazione. La minoranza consiliare – la Democrazia cristiana e il Partito socialdemocratico – non si oppose. Si trattò, pertanto, di una decisione condivisa.
"La Fiat - scrive ancora Bertotto - pensava di costruire sessantasette edifici di tre, quattro e sei piani, per un totale di 1.261 appartamenti. Tuttavia, di lì a breve tempo, l’azienda presentò un nuovo progetto che prevedeva ulteriori trecentodue alloggi, con palazzi di quattro e otto piani. Sennonché questi ultimi non erano previsti dal vecchio regolamento edilizio.
Perciò il consiglio comunale fu chiamato a concedere una deroga. Il che avvenne senza sostanziali obiezioni. È da segnalare che la Fiat, nel frattempo, aveva iniziato a edificare: tre palazzi di otto piani già spiccavano in mezzo alla campagna. Prescindendo dalle procedure a cui si fece ricorso, il Villaggio costituì il primo esempio di quartiere residenziale realizzato in Settimo secondo un preciso disegno d’insieme, prevedendo le indispensabili infrastrutture, in base a criteri urbanistici non improvvisati. Ne risultò un quartiere assai meno opprimente di altri che sorsero nello stesso periodo e nel decennio seguente. Ciò non impedì agli abitanti del Villaggio di trovarsi alle prese con inaspettati disagi a causa della carenza di servizi pubblici...".
Commenti all'articolo
Erikcarru
19 Agosto 2024 - 19:27
Non è proprio così, sempre a puntare il dito sulla sindachessa. Gli operatori che si occupano della pulizia stanno attualmente lavorando, anche loro poveri hanno lavorato con 40 gradi che ci sono stati, tranquilli che arriveranno da tutte le parti. Ma perché quando ci sono ste cose non interveniamo noi stessi a rimuovere l'erba, come già si fa in altri posti.. solo a lamentarsi sempre...
Abitantesettimo
19 Agosto 2024 - 14:25
Che ridere quanto vi accanite sulla sindaca... Con tutto quello che potreste fare dedicate ogni giorno un bel trafiletto per nominare lei. Io vorrei proprio capire chi hanno votato direttore e giornalista... In ogni caso non credo bastino questi servizi beceri dato i tantissimi voti ricevuti.
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