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La "Carmelide" di Savino Genovese: come Enea, da Avigliano in Basilicata a Settimo Torinese

Cofondatore della compagnia GenoveseBeltrame porterà in scena "Carmelide", un "Primo Studio" scritto, diretto e interpretato dall’attore stesso

La "Carmelide" di Savino Genovese: come Enea, da Avigliano in Basilicata a Settimo Torinese

Savino Genovese, attore e autore della "Carmelide"

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SETTIMO TORINESE. L'attore Savino Genovese torna nella sua città per raccontare l’immigrazione lucana. Cofondatore della compagnia GenoveseBeltrame porterà in scena "Carmelide", un "Primo Studio" scritto, diretto e interpretato dall’attore stesso. Mercoledì 19 novembre, alle ore 21, la tensostruttura di via Monviso, ospiterà questo lavoro teatrale ispirato all’Eneide. Lo spettacolo è realizzato in collaborazione con l'associazione Lucana “E. Gianturco” di Settimo. “I lucani settimesi assisteranno allo spettacolo indossando i costumi tradizionali - dice Savino Genovese - . Torno a Settimo dopo tanto tempo, nella città in cui ho dato il via al mio lungo viaggio in questo mondo dello spettacolo. Mi sarebbe piaciuto presentare questo spettacolo al nuovo Garybaldi, ma non era ancora cominciata la stagione quindi non avrebbe avuto senso. E allora ben venga la tensostruttura in compagnia dei Lucani”. 

"Carmelide" narra la storia di Carmela, una donna lucana che, a bordo del treno della Sole, lascia la Basilicata alla volta di Torino. Il suo non è un semplice trasloco, ma una vera e propria migrazione che ripercorre l'itinerario interiore di Enea, l'eroe virgiliano. Carmela fugge da una "guerra" familiare, abbandona i suoi parenti e il marito con l'obiettivo di rifondare ciò che ha lasciato, proprio come Enea abbandonò Troia.

Durante il viaggio, condiviso con i due figli piccoli, Carmela sente la necessità di raccontarsi. Stazione dopo stazione, ella svuota la propria storia, donandone un pezzo ai compagni di cabina e trasformando il vissuto in un'epica. La narrazione è intrisa di un sapore epico inconsapevole, dove i riferimenti classici vengono traslati in elementi della tradizione popolare e contadina: il cavallo di Troia si traduce in un maiale, Didone nella proprietaria tedesca di una miniera, e la mela di Paride in una carruba.

“Mia nonna si chiama Carmela, che ha 94 anni. E' un omaggio che ho fatto a lei anche se non è la sua storia - racconta l’attore - . In realtà è la storia di tutte le donne che sono partite dalla Basilicata. Ma non hanno lasciato Avigliano: se la sono portata dietro, hanno fondato Avigliano a Settimo. E questo è un luogo che anche per me sa tanto di casa. E da queste radici è nato un tronco che fiorisce continuamente. Qui abbiamo fatto l’esordio dopo aver fondato la compagnia GenoveseBeltramo insieme a Viren”.  

Il cuore pulsante dello spettacolo risiede nella lingua: Carmela parla in dialetto Aviglianese, con il quale evoca aneddoti, faide, sogni e sconfitte "Però sono termini che capiranno tutti - conclude . Ho già fatto un primo test con amici piemontesi e non ci sono state difficoltà nella comprensione".

La vicenda evidenzia quanto Carmela sia legata al suo passato. È un viaggio che, sebbene indissolubilmente legato alle radici, potrebbe rappresentare lo spartiacque tra il peggio e il meglio. La regia sottolinea infatti come un viaggio possa essere la metafora non solo di ciò che siamo stati, ma di quello che avremmo potuto essere.

La produzione vede la traduzione di Giovanni Pace, i paesaggi sonori di Nicola Ruffino e i costumi di Monica Cafiero. Hanno collaborato anche Annangela Lovallo, Vito Sileo, Maverick Cesano, Franco Lucia e il museo ferroviario piemontese di Savigliano. Per prenotare e assistere a questo inedito specchio tra il mito antico e l'esperienza migratoria contemporanea, è possibile contattare l'indirizzo email compagniagenovesebeltramo@gmail.com o il numero 338.4184909.

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