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11 Novembre 2025 - 06:45
Adriano Panatta, leggenda indiscussa del tennis italiano, ha regalato al pubblico torinese una delle sue consuete analisi taglienti e appassionate durante il talk a Casa Tennis, nel cuore pulsante di piazza Castello. In un clima di entusiasmo e di attesa per le ATP Finals di Torino, l’ex campione del Roland Garros 1976 ha osservato con la lucidità del grande esperto lo stato di forma dei migliori giocatori del circuito, concentrandosi soprattutto sui tre nomi che infiammano il pubblico italiano: Jannik Sinner, Carlos Alcaraz e Lorenzo Musetti.
Con il suo inconfondibile tono diretto, Panatta ha aperto l’incontro con un elogio al torneo: «Questo è un bellissimo torneo», ha dichiarato, sottolineando la qualità del gioco e la partecipazione calorosa del pubblico torinese, capace di trasformare il Pala Alpitour in una bolgia elegante ma rumorosa. «Parto da Alcaraz — ha aggiunto — perché ha aperto le danze giocando molto bene, anche se a volte ha qualche passaggio a vuoto. È un giocatore straordinario, ha fatto vedere un tennis quasi irraggiungibile. Ma se vuole competere alla pari con Sinner deve migliorare la gestione dei momenti chiave, altrimenti Jannik diventa il favorito».
Panatta, con la solita ironia che lo contraddistingue, ha poi fatto notare come il livello tecnico del torneo sia altissimo e come l’effetto-Sinner stia contribuendo a una vera rivoluzione tennistica in Italia. «Le ATP Finals sono un torneo complicatissimo, si gioca su una superficie veloce, e ogni punto è una battaglia. In questi giorni ho visto tantissimi appassionati, la voglia di tennis è palpabile, c’è un entusiasmo che non vedevo da anni. Il merito è anche di Sinner: ha trascinato un’intera generazione e ha dato un contributo enorme al nostro movimento».
Non è mancato un passaggio su Lorenzo Musetti, definito dallo stesso Panatta «una scommessa affascinante» per il tennis italiano. L’ex numero quattro del mondo ne ha parlato con affetto, ma anche con la consueta schiettezza: «Dove può arrivare? Se raggiungesse la semifinale sarebbe già un grande traguardo. Il suo girone non è impossibile, Alcaraz a parte. Con gli altri due se la gioca alla pari. Sarebbe fantastico vedere almeno un italiano in finale, ma il livello è altissimo: Musetti dovrà alzare di molto la qualità del suo tennis, non può bastare quello visto nelle ultime settimane».
Poi, inevitabilmente, il discorso è tornato su Jannik Sinner, il simbolo di un tennis azzurro che sogna in grande. Panatta ha parlato del rapporto tra Sinner e il suo coach Darren Cahill, che ha deciso di proseguire la collaborazione almeno fino al 2026: «Sinner oggi è praticamente imbattibile per i sei giocatori che ci sono qui a Torino. Forse solo Alcaraz in finale potrebbe metterlo in difficoltà. Cahill resta perché crede in qualcosa di ancora più grande: il Grande Slam. Pensa davvero che Jannik possa vincere tutti e quattro gli Slam nella prossima stagione, come fece Rod Laver. Non è facile, ovviamente, ma la convinzione c’è. E nell’era moderna, dove i coach hanno un peso enorme, sarebbe un’impresa storica: il primo allenatore capace di portare un suo giocatore a un traguardo del genere. È questa, secondo me, la sua grande motivazione».
Le parole di Panatta, sempre sospese tra lucidità tecnica e passione per il gioco, hanno infiammato gli animi di un pubblico che vede in lui non solo un mito del passato, ma una voce autorevole e autentica del tennis italiano. A Torino, il suo intervento è suonato come un’ode al tennis di qualità, ma anche come un inno all’Italia che torna protagonista sui campi di tutto il mondo, grazie a una generazione che sta riscrivendo la storia con racchette, talento e cuore.
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